Da un gruppo Facebook di studiosi d’arte l’intuizione sul vero autore de…

Da un gruppo Facebook di studiosi d’arte l’intuizione sul vero autore de…



Isacco cieco che benedice Giacobbe è tornato a casa dopo 46 anni di assenza di cui tre dedicati a restauro e burocrazia giudiziaria. Il 26 luglio lo hanno potuto ammirare i giornalisti  e le autorità, a breve lo faranno anche i cittadini che vorranno godere della sua bellezza alla Galleria Alberoni.

L’alone di mistero che circonda le opere d’arte trafugate e poi ritrovate decenni dopo è ormai una caratteristica quasi scontata, ma nella vicenda dell’Isacco cieco un ruolo curioso è stato giocato da Facebook. Cosa centra un social network con il mondo dell’arte? Lo ben sanno i 30mila appartenenti al gruppo Le Connoisseur. Studiosi, appassionati, professori accomunati dal piacere che deriva  dal bello e dall’arte, quotidianamente condividono immagini di opere, disquisiscono di dettagli, si sfidano a riconoscere peculiarità di vari artisti e via dicendo. Ed è proprio da questo gruppo che è uscito il suggerimento – vicente – del vero autore del quadro, rubato nel 1978 e riapparso nel 2021 nel catalogo di un mercante d’arte che lo avrebbe verosimilmente messo in vendita al Mercante in fiera di Parma se non fosse stato per i carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale di Udine, guidati dal maggiore Alessandro Volpini. I militari di questa specialità dell’Arma – eccellenza a livello mondiale -, hanno poi scoperto che l’opera – trovata in pessime condizioni nel Mantovano – era stata venduta all’antiquario trentino dall’erede di una famiglia benestante di Milano che stava disfandosi di alcuni beni.

Lo ha spiegato Angelo Loda, conservatore del Collegio Alberoni e funzionario della Soprintendenza Archeologica delle Belle Arti di Bergamo e Brescia: «L’attribuzione al pittore Bernardo Strozzi che era stata formulata negli anni Settanta non convinceva, non sembrava assolutamente una sua opera e il dipinto era difficilmente incasellabile. Quasi per gioco ho inserito la fotografia del quadro nel gruppo Facebook Le Connoisseur e gli appartenenti hanno iniziato ad avanzare ipotesi e suggerimenti circa il vero autore, fino a quando l’amico Alberto Crispo che lavora all’università di Parma mi ha sollecitato il nome di Giovanni Peruzzini che è un artista anconetano, membro di una famiglia di artisti molto nota tra il 600 e 700 ma non è molto conosciuto. Ha lavorato in Centro Italia, a Modena, Roma, alla Corte dei Savoia ma il suo corpus è un po’ tutto da indagare. In realtà il dipinto, grazie al restauro ha svelato, sul bordo di un libro raffigurato, la firma parziale “G. Per (…) U”  ma che non avremmo interpretato correttamente se non ci fosse stata questa proposta attributiva in origine. Come ulteriore conferma, oltre alla firma che è un tassello già di per sé fondamentale, ho chiesto un parere alla studiosa dell’università di Salerno, Loredana Lorizzo che nel 2017 scrisse un saggio, forse l’unico vero, su Peruzzini. Lei, non sapendo della firma, ha confermato senza ombra di dubbio la paternità dell’opera. A questo punto abbiamo avuto la quadratura perfetta del cerchio».


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www.ilpiacenza.it è stato pubblicato il 2024-07-26 16:49:33 da


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