«Difendiamo le radici del nostro sviluppo, la nostra generazione deve molto alla Fiat»


TERMOLI. Tra le decine di amministratori del territorio presenti ieri mattina dinanzi ai cancelli dello stabilimento Stellantis, in adesione allo sciopero nazionale proclamato dalle sigle metalmeccaniche, sindaci, assessori e consiglieri comunali, c’era l’avvocato Enrico Miele, che per diverse ragioni conosce molto questo ambito, sia per questioni professionali, essendo un giurista d’impresa, che per la sua estrazione territoriale, ha abitato a Difesa Grande per la maggiore parte della sua vita, proprio respirando l’aria della fabbrica, coi suoi congiunti più stretti, padre e zio che erano impegnati a sfornare la meccanica d’eccellenza di Rivolta del Re, oltre che innumerevoli conoscenti. La zona di Santa Maria degli Angeli, infatti, è stata tra quelle col maggiore numero di residenti Fiatisti.

Ci ha colpito un post, che ha pubblicato a margine della manifestazione di ieri, così lo abbiamo contattato per ampliare questa testimonianza di appartenenza, in un momento così difficile, dove è in bilico la missione produttiva del Termoli Plant, così come sono incerte le sorti dei livelli occupazionali.

«Lo Stabilimento Fiat (così mi piace ancora chiamarlo) ha permesso lo sviluppo e la crescita di Termoli e di tutto il Molise. Non può e non deve scomparire! Termoli nel 1971 era un borgo marinaro di 15mila residenti, già nel 1991 li raddoppiò a 30mila – ricorda l’assessore Miele – io, come tanti altri termolesi, sono nato a Torino per via della Fiat. Della mia generazione ne siano centinaia e centinaia in Città, accumunati dalla stessa storia familiare.

Di fatti i miei genitori, giovanissimi, furono costretti ad emigrare al Nord negli anni ‘60. Mio papà Antonio iniziò subito a lavorare in Fiat a Torino a 16 anni. Nel 1973 tornammo al Sud, proprio a Termoli, grazie allo Stabilimento Fiat, aperto da lavoratori come mio papà e da suoi valenti colleghi di quella grande generazione.

Le case erano poche e fummo sistemati all’inizio a Campomarino Lido. Poi nel 1974 ci fu il completamento del Villaggio Interamnia di via Maratona, con alloggi confortevoli (le Case Sai), ampi spazi condominiali, asili e scuola vicini, servizi a portata di mano. Immaginate un’avanguardia lavorativa di 200 famiglie giovani, con bambini e ragazzi al seguito! Un’esplosione di vitalità, entusiasmo, condivisione. Altre case furono consegnate in zona Porticone (via Tevere) e a Guglionesi (le cd Case Fiat). A Natale grande festa con regali fantastici per le bambine ed i bambini dei dipendenti Fiat. E ancora le colonie estive gratuite, lo sport negli impianti all’avanguardia di Rivolta del Re, le gite sociali. Le assunzioni crescevano a ritmi frenetici, così successivamente, dieci anni dopo, nacquero dal nulla quartieri interi dedicati soprattutto a lavoratori Fiat, con cooperative edilizie ad hoc.

Si sviluppò Porticone bassa (via Torino) e soprattutto Difesa Grande, in piena campagna, ma a ridosso della zona industriale. Queste nuove case rappresentavano una evoluzione rispetto alle precedenti degli anni ‘70. Erano l’ossatura di quartieri nati dal nulla e che potevano essere definiti la ‘Milano2’ dei proletari, i quali potevano permettersi a prezzi calmierati ampi appartamenti, con garage, giardino, servizi essenziali a portata di mano. Almeno ogni famiglia sfoggiava la Panda con il motore Fire orgoglio di Termoli e guai a comprare macchine straniere! Anche qui immaginate centinaia di famiglie, dalle più svariate provenienze, tutte insieme in nuove aree. Ma la comune radice era il lavoro in Fiat, magari anche un pezzo di terra da coltivare (molti furono definiti metalmezzadri).

Mio papà vi ha lavorato 40 anni consecutivi (dai 16 ai 56 anni), così come mio zio Raffaele e tanti, tanti altri colleghi amici.

Anni che hanno permesso una vita dignitosa, mutui, case, studi universitari per i figli, ascensore sociale per gli stessi. Di fatti molti hanno seguito i padri in Fiat, altri sono diventati professionisti, medici, avvocati, ingegneri.

Fiore all’occhiello del settore automobilistico lo stabilimento Fiat di Termoli ha rappresentato una speranza di riscatto sociale ed un modello mondiale per motori e cambi, ricevendo riconoscimenti e visite prestigiose (su tutti ricordo Pertini, Agnelli, Marchionne). La Fiat ha dato tanto al Molise, così come il Molise ha dato tanto alla Fiat stessa, con l’abnegazione e il sacrificio di tante lavoratrici e lavoratori, che non si sono mai tirati indietro anche quando si trattava di comprimere diritti e tirare la cinghia. Sono stati commessi tanti errori di sottovalutazione e probabilmente ci sono verità inconfessabili. Chi favorisce la Cina? Chi rema contro? Cosa c’è veramente sotto? La storia come sempre farà chiarezza, ora però è il momento di essere uniti e di salvare questo presidio essenziale e l’intero settore automobilistico italiano».

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www.termolionline.it è stato pubblicato il 2024-10-19 21:32:00 da


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