Duplice omicidio Cirillo in campagna a Cerignola: Rendina va condannato


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CERIGNOLA – Per l’avv. Michele Pierno legale di parte civile dei familiari delle vittime, Giuseppe Rendina non merita sconti di pena e va condannato all’ergastolo come chiesto dal pm. A dire del legale, l’imputato premeditò l’omicidio dei soci, Gerardo e Pasquale Davide Cirillo, padre e figlio, cerignolani di 58 e 27 anni, uccidendoli per non restituire i 20mila euro ricevuti in prestito dal capofamiglia; da qui la richiesta alla corte d’assise di Foggia di condannare l’imputato al massimo della pena, e a versare 2 milioni di risarcimento ai parenti dei Cirillo.

Rendina, 47 anni, agricoltore di Trinitapoli, è accusato del duplice omicidio aggravato dei Cirillo uccisi il 30 luglio 2022 nel campo di carciofi che imputato e vittime gestivano nelle campagne cerignolane. Fu fermato 4 giorni dopo; ha confessato, negando però d’aver premeditato il delitto, raccontando d’essere stato minacciato di morte da Gerardo Cirillo che pretendeva l’immediata restituzione dei 20 mila euro. Rendina è sotto processo anche per l’omicidio di un altro socio, Giuseppe Ciociola, sessantenne ucciso nel suo podere di Zapponeta l’11 marzo 2022: anche in questo delitto l’imputato, che nega, avrebbe ammazzato per non restituire 60mila euro ricevuti in prestito.

La condanna all’ergastolo per il duplice omicidio è stata chiesta dal pm Alessio Marangelli nell’udienza del 21 giugno; richiesta ribadita ieri dall’avv. Pierno; si torna in aula il 13 dicembre per l’arringa del difensore, l’avv. Paolo Ferragonio: chiederà l’esclusione dell’aggravante e condanna al minimo della pena ridotta di un terzo per il riconoscimento del giudizio abbreviato che fu negato durante l’udienza preliminare proprio per la contestazione della premeditazione.

Vista la confessione di Rendina, l’esito del processo è scontato: resta da stabilire l’entità della condanna, legata al riconoscimento o meno della premeditazione che per il legale di parte civile sussiste. L’avv. Pierno ieri ha rimarcato che Rendina per non avere testimoni disse al fornitore di piantine di carciofi di non effettuare la consegna prevista proprio quel giorno, adducendo una scusa. L’imputato sostiene d’essere stato minacciato di morte da Gerardo Cirillo e d’aver quindi sparato per paura: versione che non regge per l’avv. Pierno; se fu minacciato come mai andò a pranzo in un ristorante con Davide Cirillo, tornando nel primo pomeriggio nel carciofeto? Lo fece per eliminare i soci, sparando prima al figlio e quindi al padre sopraggiunto poco dopo. L’imputato dice d’aver sparato con la pistola che era stata nascosta in campagna dal socio, ma è smentito – aggiunge l’avv. Pierno – dalla consulenza balistica del Ris, secondo cui l’arma è la stessa utilizzata nel marzo precedente a Zapponeta per uccidere Ciociola.


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www.lagazzettadelmezzogiorno.it è stato pubblicato il 2024-09-28 15:04:17 da

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