Nel Consiglio regionale della
Liguria ha tenuto banco la vicenda dei festini a luci rosse su
cui indaga la procura di Genova e in cui è coinvolto il
vicepresidente della giunta Alessandro Piana (Lega), che non è
indagato, ma il cui nome è inserito nella ordinanza di custodia
cautelare che ha portato all’arresto di due professionisti
genovesi. Il capogruppo della Lega Stefano Mai ha espresso la
solidarietà a Piana colpito, ha detto, “da una gogna mediatica”.
Il capogruppo della Lista Toti Angelo Vaccarezza ha definito
“una vergogna” il post su fb del consigliere Sansa perché “non
si può associare sui social un onesto padre di famiglia al bunga
bunga, con la sua foto condanna molto di più di qualsiasi atto
giudiziario”. Anche l’opposizione di centrosinistra è cauta nei
giudizi. La consigliera Selena Candia (Lista Sansa) ha detto di
“non condividere l’approccio del suo capogruppo, ma l’accusato
non può diventare lui”. Il capogruppo M5S Fabio Tosi ha espresso
“vicinanza” a Piana ribandendo però l’importanza di “togliere
ogni dubbio”. Il capogruppo Pd Luca Garibaldi ricorda che Piana
“non è indagato, al termine si potranno esprimere delle
valutazioni, per cui anche io penso che il linciaggio e
richieste di questo tipo siano sbagliate”. Anche la consigliera
regionale Veronica Russo (FdI) è intervenuta. “È una vicenda che
colpisce una persona soprattutto dal lato umano, quanto vale la
vita di un uomo? Qui oltre all’aspetto politico che poco
c’entra, perché non parla di situazioni legate alla Regione, qui
viene colpita la parte umana che sta dietro alle nostre vite che
sono esposte più di tante altre” ha detto. Il capogruppo di
Linea Condivisa Gianni Pastorino ha ribadito di “non voler
partecipare a situazioni di linciaggio, non mi appartengono, non
appartengono alla mia cultura giuridica e personale, penso che
alcuni colleghi che hanno giudicato l’operato del vicepresidente
Piana abbiano fatto un errore incredibile perché sono comunque
un garantista e la magistratura deve fare il suo dovere, finché
una persona non viene condannata, non ci sarà mai nessuna
dichiarazione mia che giudica l’operato di un collega”.
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