Foggia, «Non c’è ombra nè acqua, fa caldissimo»: il dramma dei migranti nel ghetto di Borgo Mezzanone


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FOGGIA – «Non possiamo più permettere che questi luoghi siano zone franche di diritti. Borgo Mezzanone è la dimostrazione concreta di quanto sia urgente un intervento strutturale: servono investimenti, alternative abitative dignitose e, soprattutto, la volontà politica di far uscire questi lavoratori dall’invisibilità». Lo afferma Antonio Ligorio, segretario generale della Flai Cgil Puglia, dopo la visita a Borgo Mezzanone di sindacalisti, parlamentari italiani ed europei e rappresentanti della Commissione europea, impegnati in un confronto diretto con la realtà dei ghetti e dello sfruttamento agricolo nel Sud Italia, per costruire un’azione comune dal territorio alle istituzioni europee. Ligorio chiede alle istituzioni «la convocazione immediata delle sezioni territoriali del lavoro agricolo di qualità».

Tra i partecipanti alla due giorni, oltre agli europarlamentari, anche Esther Lynch, segretaria generale della Ces (Confederazione europea dei sindacati), Enrico Somaglia, segretario generale dell’Effat, Giovanni Mininni, segretario generale della Flai Cgil. «Il governo italiano rischia di perdere i 200 milioni del PNRR destinati al superamento dei ghetti: non è stato speso nemmeno un euro», ha denunciato Mininni. «Servono azioni forti contro il caporalato, una PAC più giusta, una politica migratoria inclusiva e una direttiva Ue che protegga i lavoratori dalle ondate di calore. È ora di cambiare rotta», ha concluso Somaglia. 

«Dimorano in baracche incandescenti, vere lamiere che rischiano anche di prendere fuoco a temperature come quelle registrate in questi giorni nel Foggiano. A Borgo Mezzanone, uno dei ghetti più grandi d’Europa, i circa 5mila migranti presenti vivono in condizioni drammatiche». A denunciarlo è Giovanni Tarantella segretario generale della Flai Cgil Foggia.
«La temperatura al suolo arriva anche a 49 gradi, mentre sulle lamiere si abbattono circa 40 gradi – sottolinea Tarantella. Molti ospiti in questi giorni stanno tentando di costruire dei moduli abitativi utilizzando dei mattoni, in modo da realizzare strutture più solide che non rischino di prendere fuoco. Non hanno servizi igienici e anche l’acqua (garantita a giorni alterni attraverso un servizio di autobotti e cisterne) dovrebbe essere garantita giornalmente. Molti migranti, la maggior parte provenienti dalla Nigeria, dal Mali, dal Ghana anche con evidenti difficoltà di convivenza, cercano refrigerio recandosi alle fontane della borgata».
Il rappresentante sindacale sottolinea anche che «negli anni passati sono stati destinati oltre un centinaio di moduli abitativi, ma c’è necessità di una foresteria, di luoghi che ridiano dignità a quei migranti, molti dei quali senza il rinnovo del permesso di soggiorno versano in condizioni difficili anche sotto il profilo lavorativo. Abbiamo necessità di una vera e propria attenzione umanitaria».

Intanto nel pomeriggio parlamentari italiani ed europei e rappresentanti della Commissione Ue, riuniti per elaborare strategie contro il caporalato, lo sfruttamento e per un’alternativa alloggiativa dignitosa agli insediamenti informali disseminati nel Sud Italia e non solo faranno visita al ghetto di Mezzanone in un’iniziativa organizzata dalla Flai Cgil ed Effatt, la federazione europea dei sindacati di agroindustria e turismo con sede a Bruxelles. «Oggi l’Europa – conclude Tarantella – viene a vedere con i propri occhi cosa accade all’interno del ghetto».

«Vivo da sette anni nel ghetto di Borgo Mezzanone. Non c’è ombra, non c’è acqua, fa caldissimo. Siamo in 5 in una baracca e si soffoca». Così Adam, 34 anni della Guinea Bissau, da 11 in Italia e da 7 nel ghetto del Foggiano tra i più grandi d’Europa, descrive le condizioni in cui vive all’interno della baraccopoli in piena estate con temperature vicine ai 40 gradi. Gli fa eco Lamin, senegalese di 24 anni, giunto in Italia sette mesi fa e da allora ospite nel ghetto.

«Fa caldissimo. Siamo in quattro in una baracca. Non si respira bene. Oggi l’acqua non c’è perché l’hanno portata ieri. La portano solo due volte a settimana e se abbiamo caldo andiamo alla fontana nella borgata più avanti. Abbiamo un fornellino per cucinare. Utilizziamo quello elettrico perché a gas è molto pericoloso, oppure dobbiamo procurarci il cibo fuori».

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www.lagazzettadelmezzogiorno.it è stato pubblicato il 2025-07-03 19:32:00 da Redazione online


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