La Spagna sta per andare in vacanza. E così la politica spagnola, dopo i risultati in parte sorprendenti delle elezioni generali di domenica scorsa. Il Partito popolare di Alberto Núñez Feijóo, arrivato primo, è senza la maggioranza per governare. Mentre il Partito socialista di Pedro Sanchez, protagonista di un’inattesa “remontada” al photo finish, sta pregustando la possibilità di tornare al governo grazie all’appoggio fondamentale degli indipendentisti catalani. Ma è ancora presto per arrivare a conclusioni, le ferie agostane serviranno a “far riposare i cittadini, anche da noi politici, perché sono stati mesi molto intensi”, come ha commentato uno degli uomini più vicini al premier socialista uscente, il ministro della Presidenza Félix Bolaños.
Questi ha confermato indirettamente le prime intenzioni post-elettorali del capo del governo, già anticipate da alcune cronache sui giornali: prendere tempo in vista dei negoziati che egli dovrà sostenere, per cercare di ottenere un nuovo incarico da presidente, che sarebbe a portata di mano in caso di accordo con alcuni gruppi politici. Inoltre, venerdì sarà diffuso il conteggio dei voti all’estero.
Lo sfidante “azzoppato”, l’ex governatore della Galizia Alberto Núñez Feijóo, porta avanti vani tentativi di ottenere un mandato per un governo di centrodestra. Ma, numeri alla mano, si tratta di un’opzione pressoché impraticabile. La vera spina nel fianco per Feijóo è il tracollo di Vox, il partito sovranista di destra che ha registrato un calo di oltre un milione di voti (corrispondente a 20 seggi), assestandosi su un risultato finale che ha allungato – e di molto – la distanza dalla fatidica soglia dei 176 seggi che consentono di governare liberamente.
Come rivelato da El Mundo, Sánchez avrebbe detto ai suoi di aspettarsi un processo di possibile investitura che “andrà per le lunghe”, probabilmente fino “all’autunno”. E viene subito in mente il tira e molla con Podemos del 2019, l’anno delle doppie elezioni, quando lo stesso Sanchez fu impegnato in una lunga trattativa col partito guidato da Pablo Iglesias per raggiungere il numero di seggi necessario per governare.
“Il Partito Popolare, per celare il proprio fallimento, si sta intrattenendo a fingere che il signor Feijóo abbia opzioni di ottenere l’investitura” ha spiegato Bolaños, “ma in realtà si trova in una situazione di terribile solitudine, accompagnato solo dalla destra più estrema”. Alle domande dei cronisti su come Sánchez intenda trattare con i secessionisti di Junts per Catalunya e altri gruppi politici, il ministro della Presidenza si è limitato a dire: “La nostra formula di negoziati è sempre la stessa: discrezione nelle conversazioni e pubblicità solo degli accordi raggiunti”. Dello stesso tenore le dichiarazioni della capogruppo dei Popolari al Congresso Cuca Gamarra: “Non si negozia né si accorda con chi vuole la disgregazione della Spagna, non si può negoziare con un fuggitivo dalla giustizia”, ha detto, riferendosi a Carles Puigdemont, in esilio a Bruxelles.
Intanto, la stessa capogruppo Gamarra ha ribadito che Feijóo continua a cercare vie per evitare “lo stallo” politico. Ma ha escluso che stia cercando appoggi “individuali” ad una sua investitura tra le fila dei socialisti, un’ipotesi che gli ultraconservatori di Vox si sono detti disposti ad appoggiare. La portavoce del movimento guidato da Santiago Abascal, infatti, aveva chiarito che Vox non bloccherà l’investitura del candidato popolare alla presidenza del governo spagnolo se Núñez Feijóo otterrà il sostegno parziale del PSOE. Il quotidiano El Diario, invece, ha scritto che non solo non ci sono trattative adesso tra popolari e socialisti, ma non ce ne saranno nemmeno in futuro.
El Pais: “Nessun problema per il semestre di presidenza Ue”
Malgrado l’esecutivo Sanchez sia in carica per curare gli affari correnti, potrà guidare la Presidenza di turno del Consiglio e gestire i fondi europei, scrive El Pais, citando fonti della Moncloa (la sede della presidenza del governo). La legge spagnola impedisce, infatti, a un governo chiamato a svolgere gli affari correnti, qual è ora quello di Sanchez, di legiferare ed emanare decreti. Tuttavia la stessa norma assicura ampi margini all’esecutivo per prendere decisioni, a patto di giustificare la loro urgenza e necessità, nel caso in cui ci siano “motivi di interesse generale”. E la materia europea rientra pienamente in questi margini.
www.rainews.it è stato pubblicato il 2023-07-26 13:59:00 da
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