i vecchi padrini e i boss ‘riservati’

i vecchi padrini e i boss ‘riservati’


PALERMO – “A noi non ci deve vedere nessuno”, diceva Girolamo Buscemi arrestato con l’accusa di essere il nuovo capomafia di Passo di Rigano. “Si sono ritarati tutti”, aggiungeva.

I boss si fanno vedere in giro il meno possibile. Una strategia della sommersione che per alcuni di loro, alla luce degli arresti, non ha funzionato. Ci sono, però, persone che ancora si muovono nell’ombra, nella speranza di sfuggire ai radar investigativi.

Una cosa è sperare, un’altra è riuscirci. Perché i vecchi e nostalgici boss Proseguono a incontrarsi, a parlare e a farsi intercettare. Non possono gestire gli affari in silenzio.

I discorsi dei boss dell’Uditore sono pieni di riferimenti ad altri mandamenti mafiosi. All’Acquasanta ci sono ormai troppi “sbirri”, lì dove un tempo regnava Vincenzo Galatolo. “Il figlio lo accusa, la figlia lo accusa”, diceva Buscemi riferendosi a Vito e Giovanna Galatolo divenuti collaboratori di giustizia.

In zona non c’era da fidarsi neppure di Gaetano Fontana che ha fatto dichiarazioni nel processo che lo vedeva imputato. “I figli del Fontana si sono fatti pure sbirri”, diceva un altro grande vecchio, Franco Bonura, che si vantava di non avere guadagnato “una sola lira” con le “porcherie della droga”. Buscemi dal canto suo criticava “qualche scemo che ancora segue la strada del pizzo che porta solo guai.

“Secondo me la guerra sta finendo… nessuno da più confidenza a nessuno”, spiegava Buscemi. “Statti il più riservato possibile”, aveva suggerito ad un altro anziano, Giovanni Marcianò.

Ma gli incontri ci sono stati e ci sono. Bonura ammetteva di avere mantenuto i rapporti con i Marchese di Villagrazia: “Io li conosco, ci siamo visti con tutti questi”. “Questi” chi sono? Sono coloro che hanno preso il potere dopo la morte dell’anziano capomafia Mariano Marchese.

Di sicuro Buscemi e Bonura, così emerge dal blitz, si sono interfacciati con i Sansone. I fratelli Giuseppe e Gaetano sono in carcere e allora il referente sarebbe diventato un terzo fratello, Agostino, tra gli arrestati di ieri.

I mafiosi di Uditore e Passo di Rigano guardano al passato, si annusano e accettano solo il confronto con gente di pari livello. A Torretta, ad esempio, il potere sarebbe sempre e saldamente in mano ai Pipitone, nonostante l’onta del pentimento di Antonino, figlio del vecchio capomafia.

Bonura e Buscemi hanno aperto un dialogo anche con i boss del mandamento di San Lorenzo dove, così dicevano, il bastone del comando sarebbe detenuto da un soggetto estraneo alla storica famiglia Biondino.

Girolamo Buscemi aveva avviato un nuovo corso rispetto agli Inzerillo che a Passo di Rigano hanno sempre dettato legge. Ce l’aveva soprattutto con Tommaso Inzerillo, arrestato nel 2019, nei confronti del quale usava parole sprezzanti. La colpa, diceva Franco Bonura, era “del signor Lo Piccolo” che aveva voluto il rientro degli scappati in America durante la guerra di mafia degli anni Ottanta.

Bonura era nostalgico, gli mancava la mafia di un tempo seppure criticasse la stagione corleonese. Totò Riina “ha distrutto” Cosa Nostra. Ma era così potente che “se mi diceva una cosa la dovevo fare”. Ora che Riina è morto Bonura voleva difendere “le nostre idee”, “i nostri principi”.

Se avesse potuto Bonura con i nemici avrebbe usato “un mitra”, mentre agli amici “io non lo tocco”. No, lui non è un boss che tradisce, disposto ad accollarsi il rischio che ne comporta: “Mi volete dare l’ergastolo, datemelo…”.

Il giorno che arrestarono Messina Denaro, Bonura si lasciò andare ad un commento: “Ora vediamo se si tiene la carricata (se mantiene il silenzio, ndr). “Se parla, assai è il danno”, aggiungeva il suo autista Michele Spataro. Messina Denaro, a differenza di altri, non ha tradito.

L’articolo i vecchi padrini e i boss ‘riservati’
livesicilia.it è stato pubblicato il 2025-01-30 06:00:00 da Riccardo Lo Verso


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