“Il modello Imperia”, l’analisi del voto delle regionali di Alleanza Verdi

“Il modello Imperia”, l’analisi del voto delle regionali di Alleanza Verdi



“Il modello Imperia”, l’analisi del voto delle regionali di Alleanza Verdi

Nel risultato delle elezioni regionali liguri, che riconsegnano per una incollatura la guida della regione al medesimo centro destra che ha chiuso anticipatamente la legislatura con un presidente che patteggia oltre due anni per reati di corruzione, risaltano due elementi.
 

Nonostante la risicata vittoria sul voto regionale, Bucci perde nettamente nella città di Genova facendo di fatto crollare l’immagine vincente del “modello Genova” su cui il candidato del centrodestra aveva puntato. Stride l’immagine di un neo presidente della regione che si era attribuito in campagna elettorale il titolo di “sindaco della regione” e che, se fosse dipeso dai cittadini della città che amministrava, ora siederebbe nei banchi delle opposizioni con una sconfitta elettoralmente netta.
Ma se il modello Genova è uscito sconfitto dalle urne, un altro è risultato decisivo nel risultato e nel suo confermarsi nei consensi, ovvero il modello Imperia (o Scajola, per i cultori della personalità).
 

Un modello che, a differenza di quello dal taglio “manageriale” di Bucci basato soprattutto sulla propaganda della ricostruzione del ponte sul Polcevera realizzato in tempi celeri grazie a una legislazione speciale, procedure d’urgenza e finanziamenti rapidi e consistenti, si potrebbe definire di taglio monarchico a giudicare dall’accentramento delle cariche e della gestione degli equilibri politici locali. Tramite il sistema di elezione di secondo livello della provincia, il “monarca” Scajola ha tessuto la trama per controllare politicamente le principali amministrazioni della provincia che lo hanno nominato presidente con un plebiscito che ha “concesso” un solo rappresentante all’unica lista antagonista.

Attraverso l’assunzione dell’incarico di commissario dell’Ato idrico, ha potuto traghettare e consegnare Rivieracqua ed il servizio idrico integrato ai privati (con gli annunciati futuri aumenti di tariffe che si sommeranno alla prima stangata con effetto retroattivo che ha colpito i cittadini e le imprese della provincia).

Con una gestione totalmente accentratrice, da sindaco un po’ tiranno anche nei confronti dei suoi sostenitori in consiglio, governa il capoluogo spesso perdendo ogni misura con intemperanze degne di un Luigi XIV (celebre il suo “je me suis cassè les couilles” pronunciato in consiglio prima di abbandonare anticipatamente la seduta) e l’assurda decisione di modificare il regolamento sull’abbigliamento obbligatorio per i consiglieri comunali. Ma il vero tratto che contraddistingue il modello Imperia non è il carattere del suo indiscusso regista, bensì la condizione di profonda crisi in cui versano i principali servizi pubblici (sanità, trasporti pubblici, servizio idrico, ciclo dei rifiuti, infrastrutture) nonchè i fondamentali sulla condizione socio economica del territorio che vedono la nostra provincia “cenerentola” della regione.

Nonostante questi elementi negativi, godono invece di ottima salute il consenso e il sistema potere responsabile di averli causati. Il risultato elettorale che, a fronte di una astensione superiore alla media regionale, premia in modo così netto coloro che negli ultimi nove anni hanno governato il sistema sanitario, facendolo degradare a livelli tali da costringere, quelli che possono permetterselo, a rivolgersi al privato a pagamento e chi non può a rinunciare alle cure, caratterizza la nostra provincia come la realtà in cui è più evidente la crisi della partecipazione democratica.
 

Una provincia con così tanti problemi che vede crollare la partecipazione al voto e dove si consolida al contempo il sistema di potere che la governa, sembra essere rassegnata all’idea che lo status quo non sia modificabile, una sorta di modello di “decrescita democratica infelice”. Che questo modello si sia rivelato decisivo per l’esito delle elezioni regionali non depone a favore di una regione che avrebbe avuto la necessità di un riscatto anche morale, ma che sembra invece aver accettato che quanto emerso dall’inchiesta che ha portato alle dimissioni ed al patteggiamento di Toti, sia qualcosa di lecito da tollerare.
 

Per le forze del centrosinistra della provincia l’analisi del voto delle regionali, dove nella città di Imperia si è registrato un risultato decisamente migliore che nei restanti comuni più popolosi, una riflessione si impone. Per offrire agli elettori la speranza e una credibile alternativa di cambiamento, è necessario dare presenza e visibilità nelle istituzioni e nella società (come si sta facendo a Imperia) a una coalizione tra le forze del centrosinistra che, anche partendo dal ruolo di opposizione nelle amministrazioni di centro destra, abbandoni definitivamente lo schema delle alleanze trasversali che dividono le forze politiche progressiste non consentendo loro di radicarsi e far crescere i propri consensi. 
Il voto per eleggere il nuovo sindaco di Genova sarà l’occasione per il centrosinistra di ridare la speranza di poter cambiare le cose, in particolare a coloro che, nelle ultime elezioni, hanno scelto la strada dell’astensione. 




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