Imprenditore vittima di usura a Isola: condannati gli aguzzini


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CROTONE Una prima verità processuale per un caso nato dalla denuncia di una vittima di usura a Isola Capo Rizzuto, terra martoriata dallo strapotere delle ‘ndrine. Due imputati, infatti, sono stati condannati al termine del processo celebrato davanti al Tribunale collegiale di Crotone (Michele Ciociola presidente): si tratta di Salvatore Parisi (cl. ’57) e Francesco Savoia (cl. ’71) – difesi dagli avvocati Luigi Villirilli e Anna Marziano – rispettivamente condannati a 9 anni e 2 mesi e 4 anni e 6 mesi. Vittima dell’usura è l’imprenditore 43enne Antonio Frustaglia (assistito dall’avvocato Michele Gigliotti), unica parte civile del processo perché il padre, invece, ha preferito fare una scelta opposta.

L’indagine

Le indagini, conclusasi a febbraio dello scorso anno, avevano consentito di ricostruire le attività usurarie dei due, grazie alle dichiarazioni di alcune delle vittime, ma anche attraverso inchieste condotte contro le cosche di ‘ndrangheta del territorio crotonese come “Jonny” e “Krimata”, riscontrando elementi di connessione di un’attività di usura «attuata per conto della criminalità organizzata», attiva nel territorio di Isola Capo Rizzuto, ai danni di alcuni imprenditori.

I casi di usura denunciati

Francesco Savoia «avrebbe fatto da intermediario tra la vittima dell’usura». Parisi, invece, avrebbe promesso di “prestare” alla vittima poco più di 40mila euro, da restituire a rate periodiche da 4mila euro con un tasso del 10%. Importo che, tra il 2013 e il 2014, ammontava a 48mila euro, frutto di un tasso annuo del 120%. Circostanza che si sarebbe ripetuta nella prima metà del 2015, con un ulteriore prestito a tasso usurario di 20mila euro alla stessa famiglia, concordando un interesse di 5mila euro, pari a un tasso mensile dell’8,3% e annuale del 100%. In un altro episodio denunciata da Antonio Frustaglia, Francesco Savoia gli avrebbe “prestato” 1.500 euro. E, oltre a farsi restituire l’importo pari al capitale di 1.500 euro, decorsi due mesi, si faceva corrispondere interessi per un importo complessivo di 500 euro, applicando, quindi, un tasso d’interesse mensile pari al 16,67% e annuale pari al 200%, superiori al tasso-soglia normativamente previsto nei periodi di riferimento, si legge nell’ordinanza, con l’aggravante di aver commesso il fatto in danno di chi si trova in stato di bisogno e di chi eserciti attività imprenditoriale. (g.curcio@corrierecal.it)

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www.corrieredellacalabria.it è stato pubblicato il 2025-07-07 14:31:23 da Redazione Corriere


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