E’ stata inaugurata questa mattina, sabato 9 novembre, la mostra “Mario Minari (1894-1962) da Traversetolo a Roma e ritorno” ospitata all’interno del Museo Renato Brozzi di Traversetolo (Parma).
Per l’occasione, si affronta per la prima volta lo studio sistematico di Mario Minari (Vignale di Traversetolo, 1894 – Vairo di Palanzano, 1962), artista di indubbio valore ma ancora troppo poco conosciuto.
Grazie a molti collezionisti privati, sono state scelte 170 opere dell’artista, tra oggetti decorativi, piatti, calchi, utensili liturgici e sbalzi a soggetto sacro, oltre a studi e disegni preparatori.
Si tratta di una esposizione inedita, promossa dal Comune di Traversetolo e ideata e organizzata da Anna Mavilla, curatrice onoraria del museo, che si propone di dar risalto e più precisi contorni a questa figura, evidenziandone la specificità del registro espressivo, frutto di un impegno forbito che si ricollega a un eletto e speciale artigianato, sia per quanto concerne le tecniche e l’abilità del loro impiego, sia per gli stessi repertori e modi stilistici.
Forte di questa sua prodigiosa maestria, Minari non pensò mai a inserirsi in correnti programmatiche: non si dava pensiero dell’attualità, ma traduceva l’interesse per la natura, per i singoli animali e per i bassorilievi dei grandi maestri del Quattrocento toscano in immagini mimetiche di sorprendente qualità decorativa, di cui i visitatori potranno assaporare tutta l’intensa seduzione.
Mario Minari è a tutt’oggi un artista rimosso e dimenticato. Apparteneva a quella “Scuola parmense di sbalzo e cesello” la cui origine va ricondotta all’ambiente traversetolese e particolarmente alla Fonderia di Giuseppe Baldi, una sorta di scuola-bottega in cui si intrecciarono le vicende artistiche e le storie personali di tanti giovani agli albori della loro carriera, tutti nati nel paese o in località limitrofe. Mai è stata prodotta una monografia specifica su di lui. Ci si prova oggi a 60 anni (62 per l’esattezza) dalla morte e a 130 dalla nascita.
La mostra che gli dedica il museo Brozzi è divisa in due sezioni, distribuite fra il piano terreno e il piano secondo. In esse l’opera di Minari è rappresentata in un allestimento tematico di pezzi in gran parte inediti, seguendo i diversi filoni che scandiscono la produzione di questo artista:
– oggetti decorativi a soggetto zoomorfo o floreale e piatti in rame stampato e cesellato a motivi animalier, corredati dai rispettivi stampi in bronzo con orecchie filettate per il fissaggio della lastra;
– disegni preparatori alle creazioni a sbalzo;
– utensili liturgici;
– calchi in rame stampato e sbalzi cesellati ispirati a celebri rilievi di soggetto sacro, opera dei maggiori artisti del Rinascimento toscano.
Il catalogo che accompagna l’evento espositivo, curato da Anna Mavilla, oltre a riprodurre a colori le opere presenti nell’allestimento della mostra, sarà l’occasione per indagare la figura e la produzione di Mario Minari ripercorrendone i primi quarant’anni di attività fra Roma, Parma, Bannone e Vairo, e ricostruendo gli altri ventidue che visse in volontario isolamento nel borgo appenninico di Vairo di Palanzano. Un’attenzione particolare nel catalogo è riservata al rapporto umano e professionale che l’artista stabilì con Renato Brozzi: un rapporto iniziato sotto i migliori auspici, ma che tuttavia finì per procurare a entrambi amarezze e frustrazioni.
All’inaugurazione sono intervenuti: il Sindaco di Traversetolo Simone Dall’Orto; il Vicesindaco con delega alla Cultura Elisabetta Manconi; la Dirigente del settore Patrimonio culturale della Regione Emilia-Romagna, Roberta Cristofori; lo storico Giancarlo Gonizzi che ha scritto anche una prefazione al catalogo della mostra.
Era presente Elena Salzano, Ceo di InCoerenze, affidataria del Progetto “Accessibilità Museo Renato Brozzi di Traversetolo”.
Le conclusioni sono state ad opera di Anna Mavilla, Curatrice onoraria del museo Renato Brozzi e curatrice della mostra e del catalogo.
Nato a Vignale di Traversetolo il 15 luglio 1894, Minari si era appassionato fin da giovanissimo alla scultura e aveva frequentato lo studio del pittore Daniele de Strobel (1873-1942), che proprio a Vignale aveva la sua villa. Su suo consiglio si era iscritto all’Accademia di Belle Arti di Parma sotto la guida di Alessandro Marzaroli (1868-1951) per la plastica e di Paolo Baratta (1874-1940) per la figura.
Era stato telefonista e radiotelegrafista sul Carso durante la Prima guerra mondiale. Ripresi gli studi, si era diplomato in scultura all’Accademia, collaborando poi con la Fonderia Baldi di Traversetolo, frequentata da Brozzi e da Ghiretti per poi trasferirsi a Roma dove collaborò lungamente con Brozzi, artista prediletto da Gabriele d’Annunzio (1863-1938) e protagonista dell’arte animalier del Novecento.
Argentiere e scultore, di spirito libero e indipendente, ma di carattere inquieto e spigoloso, schivo e appartato – mai volle partecipare a mostre ed esposizioni – riuniva in sé le doti di artista-artigiano proprie dei secoli passati.
“Di carattere rude e solitario, appassionato cacciatore, si recava spesso a Vairo dall’amico Basetti – ed è lui stesso, Pietro Basetti, a scrivere queste note, recuperate nel ricercato Archivio di Famiglia – dove alternava la caccia ai lavori in sbalzo. Gli venne offerta la Cattedra d’insegnante quale scultore nelle Scuole d’Arte di Venezia, ma egli rifiutò perché non si sentiva di far subire il duro giogo della disciplina agli scolari, quel giogo che egli aveva così mal sopportato. Così mise il suo studio officina, dapprima nel Palazzo Basetti in Via Cantelli [numero 7] e poi, a causa della Seconda guerra, si ritirò a Vairo, nella vecchia Casa Basetti, dove fece il suo centro artistico”.
Minari è sepolto a Vairo, dove è morto il 20 marzo 1962 (a solo due mesi dal suo mecenate Pietro Basetti), quasi a ricordare il forte legame della sua vita con questa terra aspra ma ospitale.
Ciò che, alla morte del Minari, era rimasto dimenticato in un angolo della soffitta, ci restituiva la personalità di un artista, schivo ma superbo, che le sue scelte di vita avevano tenuto lontano dalle battaglie artistiche del Novecento.
“Oltre che per dare finalmente il giusto riconoscimento a un artista di grande livello, nostro concittadino, come Mario Minari – ha detto il sindaco Simone Dall’Orto -, la mostra sarà anche un’occasione per visitare Traversetolo e il museo Renato Brozzi, che è una eccellenza non solo del nostro territorio, ma italiana. Un museo che, al di là dell’offerta artistica di raffinata qualità, da tempo si sta impegnando anche per l’accessibilità per tutti e tutte e per avvicinare le scuole all’arte con svariate attività didattiche. Ringrazio sinceramente coloro che hanno contribuito a ideare e organizzare l’esposizione, che darà visibilità a tutto ciò”.
“Il Comune di Traversetolo e il museo Renato Brozzi – ha sottolineato Elisabetta Manconi, Vicesindaco con delega alla Cultura del Comune di Traversetolo – rendono omaggio a Mario Minari, artista traversetolese, a 130 anni dalla sua nascita. Con questa mostra, il Comune prosegue un percorso di promozione dell’arte e della cultura del territorio, con l’intento di far conoscere anche artisti locali meno noti, ma di grande spessore e di indubbio valore. L’evento deve la luce grazie alla competenza e al lavoro della professoressa Anna Mavilla, curatrice onoraria del museo dedicato a Renato Brozzi, che ha ideato, progettato e organizzato l’esposizione e ne ha redatto il catalogo. Le opere esposte, circa 170, daranno la possibilità di conoscere, nelle sue vicende umane e professionali, un artista forse ancora troppo poco conosciuto negli ambienti del collezionismo e delle arti applicate”.
“La mostra di Minari, – ha spiegato Roberta Cristofori, Dirigente del settore Patrimonio culturale della Regione Emilia-Romagna – oltre a ricostruire l’opera di un artista dimenticato e quasi sconosciuto, può essere letta come un lavoro che tende a contestualizzare e indagare quella Scuola parmense di sbalzo e cesello, da ricondurre all’ambiente traversetolese e alla Fonderia Baldi, mediante una attività attenta di analisi e studio che si avvicina a quello di un Centro Studi dedicato a far emergere il tema della scultura animalista italiana. In questa occasione mi piace ricordare la collaborazione pluridecennale che lega il Museo Brozzi e la Regione Emilia-Romagna, collaborazione iniziata con la catalogazione del patrimonio cartaceo, ovvero disegni, fotografie e Carteggio Brozzi-D’Annunzio (oltre 9000 pezzi) consultabili, anche in digitale, nel Catalogo IMAGO, proseguita nel tempo sostenendo e affiancando le numerose attività di valorizzazione promosse dal Museo. Ultimo, in ordine di tempo, il finanziamento ottenuto con il Bando FESR Digital Humanities, che sosterrà il Museo nell’approntamento di nuove forme di comunicazione del patrimonio, multimediali, immersive e digitali, le quali, insieme ai Fondi PNNR destinati alla piena accessibilità, consentiranno al Museo di porsi quale eccellenza museale del nostro territorio”.
“A chi entrerà nelle sale del Museo dedicato a Renato Brozzi – ha raccontato Anna Mavilla, Curatrice onoraria del museo Renato Brozzi e curatrice della mostra e delcatalogo – sembrerà del tutto ovvio e naturale che ad un artista come Mario Minari sia stata dedicata una mostra. La prima e unica mostra monografica finora riservatagli, se si eccettua quella curata da Elvira M. Grazia Azzoni, tenutasi nel maggio del 1984 nello sconsacrato Oratorio di San Tiburzio situato in borgo Palmia a Parma.
Perché Mario Minari è a tutt’oggi un artista rimosso, dimenticato, colpito da una tanto sorprendente quanto incredibile damnatio memoriae, che ne ha cancellato persino il nome dagli orizzonti della critica.
Non si conoscono suoi lavori nei musei, con l’eccezione di tre Piatti di proprietà del Museo Brozzi, entrati nella collezione permanente nel 2022 a seguito della generosa donazione di Elvira Romanelli Bricoli. Ugualmente molto rare (ancora vivente l’artista) sono state le opere esposte in pubbliche mostre: esposizioni sempre di ambito locale, non essendoci traccia della sua presenza nelle principali rassegne italiane d’arte a lui contemporanee, sebbene alcune memorie orali, suggestive ma non verificabili, sostengano una sua presenza ad una mostra di arte orafa a Milano, negli anni Cinquanta.
Dunque, di Minari poco si è visto in esposizioni quando l’artista era in vita e men che meno dopo la sua morte, né è mai stata prodotta una monografia specifica su di lui. Ci si prova oggi a 60 anni (62 per l’esattezza) dalla morte e a 130 dalla nascita”.
Ripercorre la storia, affascinante e a tratti ancora sconosciuta, di Minari, sia come uomo che come artista, lo storicoGiancarlo Gonizzi il quale, nella prefazione al catalogo scrive:
“In un angolo del torrione della antica casa Basetti di Vairo, strane lastre di metallo inciso e modellato e uno scatolone contenente disegni su fogli di carta colorata arrotolati, lucidi e fotografie e un pacchetto di lettere legate con un nastro rosso colpirono la nostra curiosità. Si trattava dei resti – letteralmente, di “tutto quello che restava” – della presenza pluridecennale a Vairo di un artista ospite di quella casa in forma saltuaria dagli anni Trenta e stabilmente dal 1940 al 1962: Mario Minari. Quel ritrovamento fu il primo di una serie di gesti che hanno portato a recuperare la memoria di Mario Minari e a suggerire al Comune di Traversetolo di dedicare una mostra monografica ad un artista di grande spessore”.
L’esposizione rimarrà aperta fino a domenica 30 marzo 2025.
La mostra sarà visitabile nei seguenti giorni e orari:
sabato 10-12.30 e 15.30-18, domenica 10-12.30;
da martedì a venerdì 10-12.30 e 15.30-18 rivolgendosi alla biblioteca comunale.
Il biglietto, del costo di 5 euro (ridotto 3 euro per gruppi di almeno 10 persone), si potrà acquistare al museo e comprende la visita alle Raccolte permanenti.
La mostra ha ottenuto un finanziamento nell’ambito del Progetto PNRR-NextGenrationEU M1 C3-3. Intervento1.2 – Rimozione delle barriere fisiche e cognitive nei musei e nei luoghi della Cultura pubblici non appartenenti al Ministero della Cultura.
www.parmatoday.it è stato pubblicato il 2024-11-09 13:11:21 da
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