GROSSETO. Riuscire a diventare italiani è difficile per gli stranieri, nonostante si creda o si dica in politica che la cittadinanza venga regalata. Secondo certi discorsi sembra quasi che esista una sorta di macchina stampa cittadinanza che sputa cittadinanze in ogni direzione e il primo che la prende al volo diventa un italiano doc, nonostante sia un immigrato irregolare, uno spacciatore e un delinquente.
Ma la realtà non è così: chi vuole diventare italiano deve affrontare la burocrazia, costi abbastanza alti, richieste ferree e tempi lunghissimi.
L’8 e il 9 giugno tutti i cittadini sono chiamati alle urne per un referendum abrogativo, che riguarda il mondo del lavoro e quello dell’immigrazione. In uno dei quesiti si chiede se si è d’accordo ad abbassare gli anni minimi per i cittadini extraeuropei, che passerebbero da dieci a cinque anni, per chiedere la cittadinanza. Il problema è accedere alla richiesta o il tempo per potervi accedere? Spoiler: lo sono entrambi.
«Sono arrivato dalla Turchia in Italia legalmente quando avevo circa 7 anni. A 18 anni non potevo chiedere la cittadinanza perché non avevo un reddito, ma non lavoravo perché andavo a scuola – dice Turgay Alpman Yildiran di Grosseto – Poi negli anni le ho provate tutte, ma mi è sempre mancato qualcosa, un foglio, un contratto di lavoro o soddisfare un piccolo cavillo».
In Italia la cittadinanza la si acquisisce se uno dei due genitori è italiano, se si nasce nei confini dello Stato solo in casi specifici, sposando un italiano oppure vivendo legalmente in Italia per 4 anni per i cittadini europei e 10 anni per i cittadini non europei. Ognuno di questi casi è disciplinato dalla legge, che nel tempo cambia e si modifica.
«Una volta era per colpa del lavoro, un altra volta perché non guadagnavo abbastanza all’anno con le stagioni o perché non avevo un lavoro stabile. Poi non ce l’ho fatta perché mi mancava un foglio e ora che vivo in Italia da più di 30 anni e sono anche sposato con un’italiana devo ancora aspettare – dice Turgay – È veramente un’odissea riuscire ad accedere alla cittadinanza o almeno per me è stato così».
Uno dei requisiti è incassare più di 8.263,31 euro all’anno se si richiede per sé stessi e non si hanno altre persone a carico. «Per me richiedere la cittadinanza non è una questione di tempo, perché sono un cittadino europeo, ma di certezza lavorativa – dice un ragazzo della Moldavia – Sono un lavoratore stagionale e semplicemente non rientro nei limiti del reddito annuo. Quindi non dipende da me, ma dalla situazione instabile dell’Italia».
Turgay vive in Italia, paga le tasse e lavora da sempre. «Sono sposato con una ragazza italiana e nonostante io risieda legalmente in Italia da 30 anni per poter richiedere la cittadinanza per matrimonio devo aspettare comunque tre annim, anche se la maggior parte dei miei parenti sono tutti italiani – dice l’uomo – Per non parlare di dover avere una residenza fissa in Italia per anni e anni nella stessa casa e la difficoltà di trovare una casa a Grosseto».
Daniela Rodriguez ha 28 anni e vive in Italia da 21 anni e, come Turgay, ha studiato, lavorato ed è cresciuta immersa nella lingua e nella cultura italiana. «Mi mantengo da sola e per me è difficile poter sostenere il costo della cittadinanza, che è di circa 250 euro – dice la ragazza – È una spesa che devo affrontare nonostante io in Ecuador abbia passato solo i primi 7 anni della mia vita».
«Noto che in molti mi trattano in maniera diversa, sia figure istituzionali che persone normali – continua – Una volta mentre rientravo da una vacanza all’aeroporto di Pisa un poliziotto mi ha trattata in modo strano, perché il mio passaporto risultava duplicato per via di una denuncia di smarrimento. Mi hanno chiesto dove andassi, quando ho detto a casa mia a Grosseto mi ha ricordato che non sono italiana. Io avevo semplicemente perso il documento e ho dovuto rifarlo… e io ho il permesso di soggiorno permanente in Italia».
La 28enne spesso si è sentita esclusa o trattata diversamente perché nata in Ecuador. «Prima mi dava molto fastidio e ora me ne dà di meno, ma non è mai piacevole sentirsi così nel posto dove si è cresciuti – dice Daniela – Io qui ho vissuto tutta la mia vita e nonostante questo vengo trattata in modo strano. Ho dei nipoti nati a Grosseto e mi trovo a spiegar loro che non saranno mai considerati italiani per via del colore della loro pelle, nonostante siano nati qua. Lo faccio perché non voglio che soffrano per questo, come è successo a me».
Lo Stato ha tanti limiti e tante richieste per tutti i suoi cittadini, anche per quelli che non ritiene come tali, come è giusto che sia. Daniela, Turgay e il ragazzo moldavo vivono, pagano le tasse, lavorano, hanno amici e sono membri attivi della società, eppure non gli è possibile accedere alla cittadinanza o non sono considerati italiani solo perché sono nati in Turchia, Equador o Moldavia.
«Avere la cittadinanza mi farebbe sentire più accolto nello Stato dove sono cresciuto e credo che per chi sceglie l’Italia come casa si sentirebbe nello stesso modo se dovesse aspettare 5 anni invece che 10 – dice Yildiran – Per me è un’odissea diventare italiano e non ci sono uffici preparati che mi abbiano aiutato in questo: abbiamo aspettato sei mesi per fare un documento perché nessuno sapeva cosa servisse per farlo. Non ci sono tanti avvocati specializzati in immigrazione nella zona. E no non basta cercarlo so Google per sapere che cosa serve».
La maggior parte dei problemi per chiedere la cittadinanza che riscontrano gli immigrati regolari e inseriti nella società sono legati all’instabilità del nostro Paese. Instabilità economica, politica e lavorativa che da anni attanaglia l’Italia.
Eppure, anche se è così difficile arrivare ad avere i diritti di qualsiasi altro cittadino, in molti credono che crescere in Italia non basti per essere italiano e altri su questa convinzione ci costruiscono campagne politiche basate sulla paura. Ma tanto in questo caso chi è emarginato non ha il diritto di scegliere se votare o meno chi semina terrore.
0 Comments