«Liliane Murekatete veniva con noi agli incontri con le delegazioni africane. Parlava perfettamente italiano ed era intelligente»
Alberto Michelini, come mai Liliane Murekatete, moglie di Soumahoro, lavorò con lei a Palazzo Chigi durante il governo Berlusconi?
«Ero rappresentante del presidente del Consiglio al G8 dell’Africa. A un incontro organizzato da Laura Boldrini, allora all’Unhcr, lei tenne un discorso molto bello. E la mia assistente disse: “Perché non la prendiamo?”».
E lei?
«La convocai. Mi raccontò che era fuggita dal Ruanda al tempo della guerra con i Tutsi, lei era Hutu. Disse che sua madre era un’insegnante e suo padre medico, studiava dai salesiani, parlava perfettamente italiano ed era intelligente, ci colpì e la prendemmo».
A fare cosa?
«Veniva con noi agli incontri con le delegazioni africane. Era una buona presentazione avere nel nostro staff una persona africana. E lei era molto brava nelle relazioni. Ed era di buona famiglia».
Buona famiglia?
«Un giorno incontrammo il primo ministro del Ruanda e lei me lo presentò come suo zio».
Da allora?
«Ha lavorato con noi 3 anni e poi non l’ho più vista».
Era già super griffata?
«No. Vestiva con tailleur sobri. Era capace. Poi dipende come usi la tua intelligenza. Ed evidentemente c’è stata un’evoluzione. Sono sconcertato».
25 novembre 2022 (modifica il 25 novembre 2022 | 23:25)
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roma.corriere.it è stato pubblicato il 2022-11-25 23:45:49 da Virginia Piccolillo
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