la pioggia caduta è 15 volte in più rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso

Le previsioni sono pessime e potrebbe tornare a piovere già dalle prossime ore. I dati, quindi, inevitabilmente sono destinati a essere aggiornati.

Di certo, restano al momento una serie di numeri certi, che parlano di un mese di ottobre tra i più piovosi a Parma. 

Secondo l’Osservatorio Metereologico dell’Università, l’anno scorso, dal primo di ottobre al 22 dello stesso mese erano caduti solo 20,7 mm di pioggia, contro i 271,4 mm attuali (14 volte di più). Un confronto senza storia insomma, destinato ovviamente ad aumentare se le piogge delle prossime ore saranno confermate.

Va però anche ricordato che l’anno scorso ha piovuto molto dal 24 ottobre fino a fine mese, quando caddero 107,0 mm negli ultimi 8 giorni del mese, secondo Meteoparma. Sempre, comunque, quasi un terzo rispetto ai quasi 300 mm delle prime tre settimane dell’ottobre 2024.

Per gli esperti, le precipitazioni eccezionali e fuori norma sono il risultato del cambiamento climatico che rende gli eventi estremi sempre più frequenti e intensi, mettendo a dura prova le infrastrutture e la capacità di adattamento delle città. Il cambiamento climatico spiazza ogni previsione, rendendo gli studi basati sulle documentazioni decisive un terno al lotto al limite del caos.

Qualche settimana fa Paride Antolini, presidente dell’Ordine dei Geologi dell’Emilia-Romagna, aveva sostenuto a proposito delle alluvioni in regione: “Certe aree vicine ai fiumi che noi geologi conosciamo benissimo sono difficilmente difendibili dalle alluvioni, ora ci vuole il coraggio di dirsi le cose in faccia, il coraggio per chi ha sempre rifiutato l’idea del cambiamento climatico di ammetterlo, il coraggio di smettere di fare polemiche politiche, di fare azioni sul territorio drastiche, e il cittadino capisca che qui ci vorranno anni per risolvere in parte i problemi. Di fronte a fenomeni così eccezionali è fondamentale mantenere al meglio il sistema di previsione, monitoraggio e allerta in modo da limitare i danni. Nel lungo periodo si dovrà investire in misure di adattamento che però nelle valli appenniniche richiedono interventi complessi per la morfologia del territorio”.