La sfida di Lo Moro nel centrosinistra farebbe bene anche a Occhiut…

La sfida di Lo Moro nel centrosinistra farebbe bene anche a Occhiut…

La sfida di Lo Moro nel centrosinistra farebbe bene anche a Occhiut…


L’intervista dei colleghi Ugo Floro e Danilo Monteleone del nostro Corriere (bravi, provarci sempre, voto “dieci”) a Doris Lo Moro, ex magistrata, sindaca di Lamezia Terme, assessore alla Sanità e parlamentante del Pd, è una perla nella molto ferma situazione calabrese, è anche una notizia che merita giuste riflessioni.
Il mettersi a disposizione della città di Lamezia e della Calabria di una “civil servant” spero non passi inosservata ai vertici della politica calabrese di ogni colore.
Doris, persona energica e schietta, magistrata senza macchie, protagonista della politica di rinascita della Calabria degli anni Novanta, autentica rinnovatrice riformista (con Agazio Loiero non ha mai mollato il punto sulle sue mancate attuazioni della Sanità), indefessa sostenitrice dei diritti civili merita di essere considerata con la sua disponibilità nella costruzione di un nuovo progetto politico per raggiungere equilibri molto avanzati.
Su Lamezia non lesina le differenze con la complessa gestione di Gianni Speranza e sarebbe opportuno analizzarne affinità e divergenze per una grande città calabrese strozzata ai minimi termini dall’attuale gestione per efficienza e idea di sviluppo.
Ancor di più il campo largo progressista regionale illuminato da 5stelle trova, inaspettatamente, un sostegno per rigenerare programmi, sogni, aspirazioni e prospettive. Anche il governatore Roberto Occhiuto, a mio parere, troverebbe stimolo, a duellare con il capo morale di un’opposizione che batte la fiacca da troppo tempo davanti al decisionismo occhiutiano, uomo solo al comando.
Voto “nove” a Doris Lo Moro, politica nobile e disinteressata e combattivo modello delle donne di Calabria.

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Fa il paio con Doris Lo Moro la vicenda di Franco Petramala. Segretario regionale della Dc nei favolosi anni Settanta, manager pubblico della Sanità cosentina di indubbio valore, scopritore del talento di Mario Occhiuto, sodale di Agazio Loiero, intellettuale di notevole acume e di profonde letture; ha dato alle stampe per Pellegrini il libro intervista “Il possibile il concreto in politica e in sanità“. A tirar fuori la molta sostanza il giornalista Francesco Kostner (voto “otto” anche per il suo recente libro dedicato all’avvocato di Enzo Tortora, Raffaele Della Valle).

La sfida di Lo Moro nel centrosinistra farebbe bene anche a Occhiut…

Il libro, per chi è interessato alla politica locale, di qualunque età e appartenenza, si legge tutto di un fiato.
Petramala, sottoposto a 40 procedimenti giudiziari tutti superati, tranne uno il più grave e controverso prescritto, si sporca volentieri le mani con le questioni della giustizia. Rievoca una stagione di efficienti grandi trasformazioni all’Ospedale di Cosenza quando era ridotto ad una sorta di lazzaretto manzoniano. Bella la figura che illustra il politico che guarda dalla finestra di casa la folla all’alba davanti all’Usl di Cosenza per ricevere visite e consulti, situazione che lo induce a prendere la strada di cambiare lo stato delle cose.
Petramala ha il coraggio di dire la sua verità. Sul Petramalasanità defraudato della sua stagione dorata interrotta dal clamoroso arresto scrive: «Giacomo Mancini era la plastica rappresentazione del politico che mal sopportava chi, in qualche modo, fosse in grado di limitarne il raggio d’azione, o riuscisse a mantenersi autonomo rispetto a lui». Un cambio della narrazione corrente che restituisce un Mancini nazionale gigante è un Giacomo politico locale molto provinciale. Uguale accusa che rivolge Petramala per altri aspetti a Riccardo Misasi riaprendo il dibattito sulla Dc che da queste colonne si sta tendando di allargare a riflessioni critiche di cui tutti abbiamo bisogno.
Libro denso di retroscena e di fatti inediti. Petramala ha il merito di non inseguire la ricerca ruffiana del tempo perduto e di proporre, invece, la sua storia politica e manageriale molto fuori dagli schemi. La offre al presente povero di oggi per uscire dal piagnisteo e affrontarlo con la determinazione necessaria. Non è poco. Parliamone, pur non condividendo tutte le sue tesi. Ne vale la pena.

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Ho avuto la fortuna di essere chiamato dal consigliere comunale di Cosenza, Mimmo Frammartino e dalla presidente Aiparc, Tania Frisone a condurre l’intervista in Consiglio comunale della premiazione della municipalità bruzia a Giuseppe Trebisacce, valente pedagogista calabrese, e a Nella Matta Rocca, leonessa cattolica democratica novantenne per i rispettivi meriti culturali. Sul finale ho chiesto loro la canzone di riferimento. Il già prorettore dell’Unical si è espresso su un leggero Claudio Baglioni. Nella, figlia di un partigiano delle 4 giornate di Napoli, ha indicato “Bella ciao”. A quel punto il fisarmonicista ha accennato il tema, e la sala si è messa a cantare l’inno di libertà. A Trebisacce “dieci” per la sua meritoria opera, a Nella si aggiunge la lode per la sua entusiasmante giovinezza per come sostiene ancora cultura e bene comune.

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Mentre il ministro Sangiuliano taglia 100 milioni al cinema italiano dal Mia di Roma la Calabria Film Commission mette sul piatto 5 milioni di euro per la realizzazione di lungometraggi, fiction, serie tv e cortometraggi. Altro bando è stato quello sul “sostegno allo sviluppo”, con una dotazione finanziaria di 240.000 euro, volto a sostenere la creazione di opere cinematografiche, seriali e non seriali, ambientate in Calabria. Questa misura, per la prima volta adottata in ambito regionale, vuole raccogliere storie per contribuire ad una narrazione contemporanea ed innovativa della Calabria. Una misura keynesiana di grande impatto economico (per ogni euro investito se ne raccolgono almeno 8) e un cantiere che cresce secondo le modalità che hanno successo in Puglia e Piemonte. La Calabria pullula di produzioni e tutte le maestranze lavorano, c’è posto per molti, considerato che a volte mestieri e ruoli non hanno calabresi a disposizione. Ora serve formazione e fortuna su qualche prodotto alla Imma Tataranni che faccia brand e produca effetti di cineturismo.

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Eduardo Tarsia

Eduardo Tarsia non è più. A Cosenza al suo funerale laico e da film americano tenutosi nella sua amata Officina delle Arti nella città vecchia là dove sorgeva un posto industriale, semplici cittadini, gente del quartiere e amici hanno omaggiato un operatore di gran livello che portava lo stesso nome del grande De Filippo e la stessa passione civile nel gestire un teatro come bene pubblico. Non c’erano tutti i teatranti di Cosenza. Una brutta notazione questa.
Sui social Eduardo con la sua bella figura di patriarca barbuto ha ricevuto plausi alla sua opera e attestati di benemerenze. Tra mille ostacoli ha dato tanto nel suo spazio ben curato e unico nel suo genere. Anche come luogo alternativo per festeggiare compleanni teatrali e spettacolari per bambini e ragazzi ha diffuso gioia e senso. Un teatrante che aveva iniziato rappresentando Ciccio De Marco. Meritava più sostegno nella sua opera. Me compreso. A Tarsia la grandezza postuma che egli merita. Spero che la sua Officina delle Arti gli sopravviva.

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Luca Addante

Si apprende che il cosentino Luca Addante (una nostra intervista sulla Calabria ne ha rivelato le competenza a chi non ne conosceva pubblicazioni e competenze) consolidando un rapporto già avviato in precedenza, e ovviamente restando professore a Torino, è stato affiliato formalmente come membre associé all’Institut d’Histoire Moderne et Contemporaine di Parigi, tra i principali centri di ricerca storica del mondo, che mette insieme i professori e i ricercatori di storia moderna e contemporanea dell’Université Paris 1 Panthéon Sorbonne, dell’École Normale Superiéure e del CRNS. Addante svolgerà ricerche sulla diffusione delle idee di Machiavelli nella Rivoluzione francese, collaborando in particolare con la cattedra di Storia della Rivoluzione francese della Sorbona. È una delle cattedre più antiche (esiste dall’Ottocento) e importanti a livello mondiale. Complimenti allo studioso, siamo costretti a richiamare il banale ma sempre efficace “nemo propheta in patria“, considerato che la natia Cosenza non lo ha mai valorizzato in termini accademici o istituzionali. Per una città candidata a capitale delle cultura una bella mente da schierare in campo.

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Ha da poco compiuto 16 anni Elena Caroleo di Gioia Tauro che debutta sulle piattaforme digitali con il suo primo brano “I need you”. Ho ascoltato il brano, le qualità vocali soprattutto nella parte in inglese offrono tonalità alla Sade che lasciano ben sperare per il suo futuro. Grazie al vocal coach, Fulvio Tomaino, la ragazza già si è esibita in diversi locali romani, ha vinto concorsi locali, canta con un’orchestra classica. La sostengono molto i genitori avvocati, soprattutto la mamma che crede molto nel suo talento. Un pensiero di augurio a questa ragazza di Gioia Tauro, luogo che combatte per la sopravvivenza del suo porto, e che idealmente possa rappresentare su palcoscenici di rango la nuova Calabria del merito e della perseveranza. Perché in Calabria difendiamo il pane ma vogliamo anche le rose. (redazione@corrierecal.it)


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www.corrieredellacalabria.it è stato pubblicato il 2023-10-22 06:37:19 da Redazione Corriere