Le idee e gli «anticorpi» per Bari dei candidati Laforgia e Leccese


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MAZZA:«Avvocato Michele Laforgia e onorevole Vito Leccese, perché vi candidate a guidare il centrosinistra nelle comunali di Bari?».

LAFORGIA: «Mi candido per una ragione politica e una personale. Quella politica è che penso che il centrosinistra abbia bisogno di continuare il suo percorso e di continuarlo stabilendo un nuovo inizio. Dopo i dieci anni di Antonio Decaro abbiamo bisogno di un cambio di passo. La ragione di carattere personale è che sono arrivato a un’età nella quale bisogna uscire un po’ dalla comfort zone della mia professione di avvocato: è arrivato il momento di dedicarsi professionalmente in maniera assorbente alla collettività, cioè all’amministrazione della città».

LECCESE: «Sono in campo perché amo questa città, ho imparato ad amarla sin da quando ho iniziato a fare attività politica, avevo 21 anni quando sono entrato per la prima volta nella sala del Consiglio Comunale. Ero esponente di una piccolissima formazione politica ambientalista che si affacciava all’epoca per la prima volta sulla scena politica nazionale e locale. Ho fatto battaglie di minoranza in questa città, poi ho seguito un percorso di crescita, sia militando politicamente nella formazione dei Verdi, sia affiancando i due sindaci, Michele Emiliano e Antonio Decaro verso nuove prospettive. Quando il Pd mi ha chiesto di candidarmi ho accettato con grande orgoglio».

DE FEUDIS: «Le primarie sono state finora una “via crucis”: se si dovesse votare la domenica delle palme, si rischia un cortocircuito con il mondo cattolico?»

LAFORGIA: «Con una serie di forze politiche sosteniamo che le primarie non sono il metodo migliore per selezionare la classe dirigente e i candidati. Dopodiché siamo a un punto in cui dobbiamo comunque stabilire chi è il candidato sindaco. Già prima di svegliarci tutti quanti in una situazione completamente diversa, dopo la lettura degli atti dell’inchiesta Codice interno, bisognava stare attenti al voto fai-da-te, che è il voto delle primarie, anche al voto elettorale per carità. Tutti sanno che non solo a Bari ma soprattutto a Bari, ci sono fenomeni di compravendita di voti e anche di infiltrazione della criminalità. Quindi non bisogna fare le primarie in senso tradizionale. A volte nei gazebo si sono verificati problemi, basta vedere la rassegna stampa del 2014 delle primarie del centrosinistra per non parlare di quelle del 2019 del centrodestra. Stiamo cercando di definire delle regole nuove. Non credo sia così problematico definire la data per il voto nella domenica delle Palme: non dobbiamo fare nulla di sacrilego ma vivere una giornata di festa. Le regole? Vogliamo norme certe che evitino la confusione del passato. Perché non se la può permettere il centrosinistra e non se lo può permettere l’immagine di Bari che noi dobbiamo tutelare».

LECCESE: «Proprio nelle ultime ore ci sono stati dei passi di avvicinamento verso una soluzione unitaria per questo grande momento di partecipazione della coalizione progressista, civica e ambientalista, anche rispetto a possibili fenomeni di inquinamento del voto. Dovremo consentire la massima partecipazione. Basta pregiudizi. Le primarie fanno parte del patrimonio genetico del Pd, sono il momento di scelta della classe dirigente. Penso alle prime primarie di Romano Prodi, quelle di Nichi Vendola, quelle che hanno indicato Emiliano e Decaro. Oggi operiamo in un contesto molto particolare alla luce di quello che emerge dalle carte dell’inchiesta. Dobbiamo dispiegare tutti gli anticorpi perché fenomeni di inquinamento del voto da parte della criminalità possano essere contrastati. Ma non possiamo isolarci né possiamo rispetto alle patologie della democrazia, limitare la democrazia».

SCAGLIARINI: «Quello che Leccese chiama perimetro di sicurezza o patologia della democrazia, voi lo conoscete benissimo: i portatori di voti, quelli che organizzano i pullman, mandano la gente a votare. Li abbiamo letti negli atti delle inchieste dal 2014 a oggi, e sono seduti tutti ai vostri tavoli. Non sarebbe male un impegno a sanificare la costruzione della coalizione, perché osservo senza fare valutazioni che le due consigliere comunali di Bari arrestate a distanza dei 12 mesi, sono entrambe elette nel centrodestra, poi portate all’interno del centro-sinistra, per il loro patrimonio di voti. Lo prendiamo un impegno a ripulire le coalizioni da queste patologie?»

LAFORGIA: «Davanti a quello che è descritto non solo dagli atti dell’inchiesta, ma anche dalla stampa, l’unica cosa che non possiamo fare è far finta di cadere dal pero. Conosciamo da tempo il mercato del voto. Quindi dobbiamo intenderci quando parliamo di anticorpi. Parliamo degli antibiotici, dei farmaci o parliamo del fatto di cambiarle queste regole innanzitutto? Per Leccese dobbiamo evitare il disagio dei cittadini nell’andare a votare ma ci sono due problemi. Il primo: dobbiamo eliminare il disagio dei cittadini nel muoversi nella città e migliorare i trasporti pubblici. I cittadini non si muovono solo per votare ma anche per curarsi e per lavorare. La seconda questione riguarda l’esercizio del voto: stiamo parlando della consultazione dell’alleanza progressista per designare il proprio candidato. Nel contesto in cui ci troviamo abbiamo il dovere di dire ai nostri elettori di mobilitarsi, dovremmo andare a votare in corteo il giorno delle consultazioni. Dobbiamo dimostrare in massa con migliaia di persone che la città è fatta prevalentemente di persone sane, che vogliono esercitare la democrazia. Poi naturalmente questo non risolve tutti i problemi. Quindi anticorpi significa comportamenti conseguenti: non fare seggi diffusi per tutta la città, ma concentrare il voto. È un fatto politico che richiede una presa di coscienza da parte di tutti coloro che vogliono partecipare. Non bisogna rivolgersi ai compratori e ai portatori di voti. Per quello che mi riguarda non ho niente da offrire e per certi versi non ho niente da chiedere. Mi candido, come credo Leccese, proponendo alle forze politiche, ai cittadini, il mio modo di concepire l’attività politica; chiedo fiducia per quello che ho fatto nella vita, per quello che sono e la visione di città che immagino».

LECCESE: «È un fenomeno (l’inquinamento della politica, ndr) che non riguarda soltanto la città di Bari e lo dobbiamo contrastare con tutte le nostre forze. Queste persone devono essere prese a calci nel sedere. Il tema ora viene utilizzato strumentalmente per fini elettorali dal centrodestra, per dire che Bari è una città mafiosa. Noi a questo gioco al massacro non ci siamo. Continuo però a dire che l’esercizio del voto è un diritto costituzionalmente tutelato, noi dobbiamo certo mobilitare il popolo del centro-sinistra, ma lo dobbiamo fare arrecando meno disagio possibile e favorendo la partecipazione più ampia».

LAFORGIA: «Forse sarebbe il caso di ricordare – con tutte le premesse sulla presunzione di innocenza – che nelle primarie del 2014 a rappresentare il centrosinistra, c’era il principale indagato di questa inchiesta (Giacomo Olivieri, ndr): ebbe un risultato elettorale clamoroso, fino a una certa ora era dato addirittura vincente. E dopo è diventato anche il rappresentante della Multiservizi. Quindi non facciamo demagogia, non ci descriviamo né migliori né peggiori di quello che siamo. Le primarie ci hanno assicurato un ottimo sindaco come Decaro per dieci anni, ma abbiamo anche corso un pericolo come centrosinistra che non dobbiamo correre più».

LECCESE: «Ma in questa competizione elettorale i candidati sono Michele Laforgia e Vito Leccese. Io, anche per storia personale e per storia di militanza politica, ho sempre combattuto le logiche del mercimonio del voto. Sedevo in Parlamento quando è stata inserita la norma speciale del 416 ter nel 1993 e lo abbiamo fatto con grande trasporto emotivo per i fatti che erano successi in Sicilia e perché la mafia condizionava la vita politica del Paese. Quello che viene fuori dall’attuale inchiesta riguarda fenomeni raccapriccianti. Candidati con spessore morale sono il migliore antidoto rispetto alle infiltrazioni».

MAZZA: «Il dibattito è sui leader e non sui programmi. Come si fa a spostare il paradigma sulle cose da fare per Bari e non su nomi e cognomi?

LECCESE: «Purtroppo questo dibattito sulle primarie sta condizionando il focus vero sulle opzioni di governo per i prossimi cinque anni».

LAFORGIA: «Su questo non sono d’accordo: parliamo di programmi, di urbanistica, di verde e del governo di Bari da anni. Abbiamo fatto decine di iniziative pubbliche, ma funziona di più dal punto di vista mediatico la contesa fra candidati rispetto a una noiosa discussione sull’urbanistica. Tante volte sono stato accusato di perdere tempo a scrivere documenti che in realtà, come si dice, non portano voti. Se noi pensiamo che il consenso si prenda semplicemente con la propaganda e qualche volta anche con strumenti meno ortodossi della propaganda, facciamo un danno alla democrazia. Sono stato presidente di un’associazione che si chiama La Giusta Causa, che non ha fatto altro negli ultimi sei anni che discutere di programmi. Purtroppo nelle primarie quasi mai si parla di temi…».

LECCESE: «Ha ragione Direttore, purtroppo fa più notizia lo scontro tra i due candidati che il confronto sulle idee. Spero che nella prosecuzione di questa campagna per le unitarie ci si possa confrontare sulla città è in marcia verso il proprio futuro. Pensiamo agli investimenti con il Pnrr, quasi 700 milioni di euro per opere che devono essere cantierizzate e completate entro il 2026. Questa macchina in corsa verso il futuro deve andare avanti con grande speditezza, perché le regole del Pnrr sono molto severe: se l’amministrazione non dovesse riuscire a spendere entro il 2026, deve restituire quelle risorse e gli amministratori saranno in qualche modo chiamati in giudizio per danno erariale. Immaginare la città del futuro però non può prescindere dall’ottimo lavoro che è stato svolto sino ad oggi: mi ricordo Bari negli anni 90 ostaggio dei clan. La criminalità organizzava, incendiava i teatri, faceva saltare per aria le aziende. I giornali titolavano «Il Bazar della Droga», «Scipolandia d’Italia». In quegli anni difficilissimi è nata una grande voglia di riscatto. Bari si è affrancata da quella immagine. La città non è perfetta, ma ha raggiunto dei risultati. Bisogna migliorare in alcuni settori, come il welfare e in questo il dibattito all’interno della coalizione non può che arricchire il programma di governo di cui saremo portatori o io o Michele Laforgia, o magari entrambi. Questa è una notizia!».

PERCHIAZZI: «In attesa di scoprire il terzo possibile candidato della coalizione, fa riflettere il crescente astensionismo. C’è un disamore per la politica e le ricostruzioni con il sigillo della magistratura di questi giorni contribuiscono ad allontanare i cittadini dalla politica. C’è un lavoro da fare per mostrare che la parte sana della città è la più forte mentre questa zona grigia probabilmente ci fa sembrare questa minoranza opaca una maggioranza.

LAFORGIA: «La città ha fatto degli importanti passi in avanti, è stata governata nella legalità, abbiamo un sindaco amato tanto a Bari e molto apprezzato fuori Bari, poi però ci dobbiamo capire. In questi 30 anni è cambiata anche la criminalità: qualcuno si ricorderà che nel primo processo ai clan di Bari, evocato da Daniela Mazzucca nella convention che ha lanciato la candidatura di Leccese, il comune di Bari per la prima volta si costituì parte civile. Quella si chiamava “guerra dei clan” e il difensore di parte civile del comune di Bari ero io. In Italia la criminalità organizzata non va più con i kalashnikov per strada e ha scoperto l’economia e la politica. Sono le cose che ripetono i procuratori della Repubblica ma anche Libera, Don Angelo Cassano, Don Ciotti. Dobbiamo dare un segnale dei rischi che corre non solo la democrazia, ma anche il tessuto sano del Paese. Come si reagisce? Con la democrazia, quando si dice che la politica non ci riguarda, si fa un piacere alla criminalità. La politica invece ci riguarda tutti, quando noi non ci occupiamo di politica, la politica si occupa di noi con tutte le conseguenze che questo comporta. Durante il Covid i tassi di povertà sono cresciuti in modo esponenziale. Se non riusciamo ad arrivare prima noi ad alleviare quella povertà, ci arriva la criminalità».

LECCESE: «Sono molto d’accordo con l’analisi di Michele, sfugge però un dettaglio rispetto al ruolo delle amministrazioni comunali che si sono succedute negli ultimi vent’anni: non sono state toccate da fenomeni né di corruzione né di condizionamento da parte della criminalità, se non in un ambiente molto circoscritto che è stato quello che emerge poi sostanzialmente dalle carte dell’inchiesta. Quindi gli anticorpi hanno funzionato. Sull’antimafia sociale il Comune ha investito molto. Noi non dobbiamo oggi attribuire l’etichetta di città mafiosa a una comunità dove la sua rappresentanza istituzionale ha operato in modo trasparente. Qui grandi investitori internazionali hanno deciso di aprire i propri stabilimenti, negli ultimi due anni ci sono stati 2500 posti di lavoro nel settore dell’Hightech. Ovviamente la reputazione del territorio fa molto per l’investitore straniero. Se viene intaccata o noi forniamo una percezione diversa da quella che è la realtà, gli investitori fuggono dalla città, e le nuove prospettive potrebbero avere una bruttissima battuta d’arresto, con un incremento di nuove situazioni di disagio e di povertà».

DE FEUDIS: «La nostra discussione è concentrata sull’attualità, viviamo una crisi di sistema perché la cronaca giudiziaria si sovrappone alla cronaca politica. Andando oltre il racconto della Bari noir, che ha fatto la fortuna dei nostri romanzieri da Carofiglio, a Caringella a Genisi, interpretando i commenti di chi scrive sul nostro sito, si registra che “Bari è sporca” e anche i trasporti pubblici possono essere migliorati. Dalle carte giudiziarie scopriamo che le ex municipalizzate sono un buco nero di inefficienza e ora anche di collusioni. A che rimedio pensate? Nominerete Lolita Lobosco in giunta per far funzionare meglio queste aziende? Chi va in bicicletta o chi va in moto chiede anche che nella città ci siano meno buche…

LAFORGIA: «Dell’Amtab parlava Leccese persino negli anni 90 perché già all’epoca era un buco nero. Abbiamo una sofferenza che sta pure nei bilanci delle società, se ne è discusso in Consiglio Comunale. Bari è una città nella quale comunque esistono 14 clan che operano sul territorio: dobbiamo dire la verità, ci sono delle cose che abbiamo fatto molto bene, ci sono delle cose che abbiamo fatto meno bene. Tra queste il trasporto pubblico, la mobilità urbana, la manutenzione delle strade, l’igiene, l’ambiente, sono alcune delle cose su cui dovremmo fare molto di più. L’Amtab ha avuto dei problemi, l’Amiu o l’Amgas e l’Asi ne hanno avuti degli altri. Non tutti i manager sono stati uguali. La politica dovrebbe su questo cambiare passo: le nomine dovrebbero essere fatte esclusivamente sulla base di merito e competenza, mentre invece temo che in passato e non nel passato remoto, si sia seguito un criterio un po’ diverso di distribuzione dei posti. Poi c’è un tema generale: grandi investimenti pubblici e privati stanno per arrivare in città con il Pnrr. Ma la domanda è: per realizzare quale città? Abbiamo adesso questa occasione di Costa Sud ma bisogna coinvolgere i cittadini, gli ordini professionali, le associazioni e i partiti in una revisione dell’idea di città. Non è una perdita di tempo, è la democrazia, è quello che fa crescere una città. Ma c’è anche l’assente ingiustificato: è l’opposizione. La destra dov’è su questi temi? Che dice? Sento un silenzio tombale. E’ un problema perché l’opposizione aiuta chi governa».

LECCESE: «Si può certamente migliorare. Nei settori che sono stati citati, la mobilità e l’igiene ambientale, progressi ne sono stati fatti tantissimi. Oggi la mobilità urbana a Bari non si fonda più sul traffico privato, il mezzo privato è il mezzo che viene utilizzato maggiormente, ma le politiche di mobilità urbana si fondano sui parcheggi di scambio, park and ride, mobilità sostenibile, mobilità soft. Decaro da assessore al traffico e alla mobilità, ottenne un premio di Legambiente nazionale sulla mobilità sostenibile, proprio per il coraggio nella mobilità sostenibile. Sulla gestione dell’Amtab attenzione alle risorse: non vive dello sbigliettamento o di quello che il bilancio comunale può dare ma di finanziamenti regionali e statali. Con l’autonomia differenziata, per la nostra spesa storica più bassa delle città del Nord, andrà sempre peggio. Per questo abbiamo deciso sui fondi del Pnrr di stanziare ben 220 milioni di euro destinati alla mobilità sostenibile nella città, quindi sino al 2026 la città sarà in grado di cambiare radicalmente il sistema di trasporto pubblico dando così il nostro contributo alle sfide epocali dei cambiamenti climatici, infatti l’obiettivo che ci siamo posti è quello della riduzione di emissioni di Co2 per arrivare al 55% di riduzioni entro il 2026».

SCAGLIARINI: «Non è vero che tutte le aziende comunali funzionano male perché c’è la Multiservizi gestita bene, un gioiellino. E guarda caso dove il manager non è scelto dalla politica, ma è un tecnico e non è del Pd…».

LECCESE: «Il sindaco fa le scelte per le società pubbliche sulla base degli indirizzi che dà il Consiglio comunale, a cui è obbligato ad attenersi. Il presidente Biga, che sta svolgendo un ottimo lavoro, è stato scelto da Decaro, stante la difficoltà di reperire manager sul mercato dei professionisti locali».

SCAGLIARINI: «La domanda è presa dai commenti dei nostri lettori sul web: quali i 5 punti prioritari del vostro programma e come pensate di realizzarli?

LAFORGIA: «La prima cosa: dobbiamo continuare a garantire legalità nell’amministrazione, dobbiamo assicurare livelli di legalità ancora maggiori. È uno scandalo imperdonabile che soltanto si dica che le assunzioni vengono fatte dai malavitosi. Poi c’è l’ambiente perché la città ha bisogno ineluttabilmente di migliorare il suo impatto ambientale. Ci sono le periferie perché noi abbiamo un enorme problema di collegamento del centro con le periferie e di miglioramento della qualità della vita nei quartieri periferici. Quindi la mobilità urbana e lo sport: concepiamo l’attività fisica come andare allo stadio, attività encomiabile di sostegno alla squadra locale, ma lo sport è un elemento di formazione culturale sul quale noi dobbiamo fare enormi passi in avanti».

LECCESE: «Priorità delle priorità, oggi è un nuovo piano casa. Soprattutto le giovani coppie stanno vivendo in modo drammatico il fatto che il patrimonio abitativo privato viene utilizzato per finalità turistiche o B&b. Dobbiamo istituire subito l’agenzia per la casa e avviare un piano straordinario di nuova edilizia pubblica, con il Pnrr e forme di partenariato pubblico-privato. Seconda priorità è la ricucitura delle periferie, garantendo gli stessi servizi in modo omogeneo su tutto il territorio comunale e soprattutto puntando alla rigenerazione sociale. Terza priorità, è una Bari più verde, più sostenibile che possa in qualche modo ricucire anche il proprio rapporto con il mare. All’interno di questa nuova proiezione verso il mare c’è il progetto di Costa sud, un parco marino lineare che si estende dove oggi c’è solo degrado per 6 chilometri. Quel tipo di rigenerazione urbana e sociale sarà quella che ci traghetterà verso il futuro, sia in termini di proiezione della città verso l’esterno, sia in termini di proiezione dell’orgoglio comunitario che oggi noi abbiamo come baresi. Quarto punto è il miglioramento della mobilità, la mobilità è democrazia, perché se tu non consenti a un cittadino che vive oggi in un quartiere che è lontano dal centro di muoversi liberamente utilizzando il trasporto pubblico o forme alternative al mezzo privato, significa che gli stai impedendo la vita democratica e gli stai impedendo di fruire a pieno della città. Quinta priorità è la conciliazione dei tempi casa-lavoro. Abbiamo investito una parte consistente delle risorse per realizzare asili nido, per consentire alle giovani coppie, alle donne, di poter conciliare la maternità e le esigenze familiari e domestiche con la propria professione: Passeremo da 350 posti negli asili nido a 1.400 entro il 2026. Infine la legalità per me non è una priorità, è un prerequisito».

LAFORGIA: «Non vorrei che si dimenticasse – per la mia intrinseca natura, qualcuno dice che sono elitario, qualcuno dice radical chic – un’occasione straordinaria: forse nessuna città del mondo ha una quantità di teatri concentrata in un breve spazio come Bari. Possiamo diventare la città della conoscenza. Aggiungo anche un passaggio sul decentramento: bisogna consentire ai cittadini che vivono in periferia di poter governare, di avere i fondi e le competenze per poter decidere sulla loro vita quotidiana. Ci sono esempi eccellenti come il Don Bosco al Redentore, che sta cambiando buona parte di quel pezzo della città, sta realizzando un grande cinema-teatro».

MAZZA: Concludiamo con una domanda che vi riguarda: continuerete a lavorare insieme per Bari, a prescindere dall’esito delle primarie unitari che siano?

LECCESE: «Certo».

LAFORGIA: «Sicuramente sì».

MAZZA: «Laforgia e Leccese sarà un ticket spendibile anche il 9 giugno?»

LAFORGIA: «Noi non siamo due persone che vivono da sole o che stanno in questa competizione perché rappresentano se stesse. Rappresentiamo forze, movimenti, associazioni, persone: continueremo a rimanere insieme, penso che sia importante stare insieme per Bari, per la Puglia, per l’intero Paese».



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www.lagazzettadelmezzogiorno.it è stato pubblicato il 2024-03-03 13:01:32 da


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