ROMA «Passalacqua ha colpito con l’intento di uccidere». Lo mettono nero su bianco i giudici della Cassazione, prima sezione penale, scrivendo così la parola “fine” per una parte dell’aggressione di Crotone dell’agosto 2022, quella che riguarda Nicolò Passalacqua, che ha pestato Davide Ferrerio – all’epoca 22enne – lasciandolo privo di sensi in mezzo alla strada: da allora, il giovane tifoso del Bologna giace su un letto d’ospedale in coma irreversibile.
Passalacqua è stato condannato nel marzo scorso a 12 anni e 8 mesi per tentato omicidio (qui la notizia), condanna diventata definitiva con la sentenza della Cassazione che ha rigettato il ricorso della difesa del giovane.
Fallisce il tentativo dei legali di Passalacqua di riqualificare il reato da tentato omicidio a lesioni gravissime. Uno solo il colpo dell’aggressore alla vittima, la tesi difensiva, Davide finì in coma a seguito dell’impatto col terreno e a causa della fragilità delle sue ossa (il ragazzo bolognese sarebbe affetto da osteogenesi imperfetta). Una tesi rigettata dalla Corte, la violenza di quell’unico pugno, la condotta prima dell’aggressione, le ammissioni di Passalacqua subito dopo (“ero accecato dall’ira” raccontò agli inquirenti). Tutto conduce ad un’unica conclusione: voleva uccidere Davide.
C’è quasi riuscito, il ragazzo bolognese in vacanza a Crotone, che Passalacqua scambiò per un corteggiatore della sua ragazza, è in coma irreversibile da quasi tre anni. Il suo aggressore resterà in carcere per 12 anni e otto mesi. “La minima risposta – secondo i difensori dei Ferrerio – che la giustizia doveva alla famiglia del ragazzo”.
«Il dolore della famiglia è un dolore infinito – le parole dell’avvocato dei Ferrerio, Gabriele Bordoni, pubblicate dal Resto del Carlino –. Tutto questo la dice lunga sulla gravità del gesto commesso». Scrive la Cassazione nelle motivazioni riguardo Passalacqua che «il dolo omicidiario emerge con chiarezza sia nella fase esecutiva dell’aggressione, sia in quella immediatamente successiva». Passalacqua ha inseguito Davide, l’ha afferrato per i vestiti, l’ha fatto voltare, gli ha dato una forte ginocchiata nello sterno per «neutralizzare qualsiasi possibilità di reazione» e poi l’ha colpito «con un pugno così violento da determinare lo sfondamento dello zigomo e da far stramazzare al suolo la vittima esanime». Si mette poi in luce «il carattere professionale dell’aggressione», oltre ai messaggi tra l’imputato e la minore (figlia di Anna Perugino, presunta “mandante” della spedizione punitiva a sua volta condannata), «nonché le dichiarazioni» rese da Passalacqua nel corso del suo esame, che ha detto di aver agito così perché era «accecato dall’ira». Tutti elementi che dimostrano che «l’imputato era determinato anche a provocare la morte della vittima, non semplicemente a percuoterlo e lederlo».
«Una sentenza che farà scuola – spiega l’avvocato Bordoni –, perché puntualizza quella che è la differenza fra il dolo alternativo e il dolo eventuale rispetto al delitto tentato, mettendo in chiaro, e questo è fondamentale, che anche un solo pugno violento può essere ritenuto idoneo e univocamente diretto a cagionare la morte. La Cassazione scrive che è dimostrato in modo evidente che lui ha colpito per uccidere». Ora, tocca agli altri due coimputati, Anna Perugino e Andrej Gaju, si attende il passaggio in Cassazione. «Ma questa sentenza su Passalacqua – sottolinea Bordoni – fa ora ben sperare per quello che potrebbe essere l’esito per Perugino e Gaju», cioè la donna considerata ‘la mente’ della spedizione punitiva e il compagno di lei. Invece, per il quinto uomo, Alessandro Curto (colui che indicò Davide ai suoi carnefici quel giorno, causando così lo scambio di persona), assolto in Cassazione, il procedimento ora è radicato alla procura di Crotone per l’ipotesi di lesioni colpose gravissime.
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