C’è qualcosa di Piacenza nella Veneranda Biblioteca Ambrosiana di Milano: si tratta di una lettera databile al 1494 e scritta di pugno da Leonardo da Vinci. È anche questo un fatto di cronaca storica della quale abbiamo voluto capirci qualcosa in più, infatti nel famoso Codice Atlantico leonardesco spicca anche questa lettera in “bozza”. È indirizzata alla “Fabbriceria” del duomo di Piacenza, cioè a quel gruppo di sacerdoti che facevano parte del Capitolo della Cattedrale che ne gestivano la parte economica e materiale dell’edificio sacro. Da quel che gli studiosi hanno potuto nel tempo ipotizzare, praticamente in quel fine ’400 si pensava qui a Piacenza di rifare il portone centrale del Duomo e quindi alcuni maestri artisti del tempo, presentarono i loro progetti.
Purtroppo di tutto questo accadimento rimane solo questa lettera scritta di pugno, ma mai inviata a Piacenza, da Leonardo. Tra l’altro, come nello stile leonardesco, è scritta al contrario. Nella prima, riga si legge: “Piacenzia è terra di passo come Fiorenza” cioè è punto di arrivo e passaggio nodale di strade, come Firenze. Scrive Leonardo ai preti che hanno la custodia ed il potere decisionale sull’opera del nuovo portone da realizzare, di non essere troppo di fretta nell’affidamento del lavoro, ma di ponderare bene. Si legge infatti “Guardate, Signori Fabbriceri, che la troppa celerità del volere voi con tanta prestezza dare ispeditione alla locatione di tanta magna opera, quanto io sento che per voi s’è ordinata, non sia cagione che quello che per onore di Dio e delli omini si fa non torni in sì gran disonore de’ vostri iuditi e della vostra città”.
Insomma era meglio valutare bene non solo i costi, ma anche che il maestro cui ricadeva l’onere di fare il portone di bronzo, ne fosse ben capace. Immaginiamo quindi che il grandioso portone di bronzo avrebbe riportato scene della vita della Madonna, cui la cattedrale è dedicata, e di Santa Giustina martire, le cui reliquie giacciono in cripta. Dalle ricerche condotte ad oggi da studiosi, sappiamo che mai la lettera venne “rifatta” in bella copia e spedita ai Fabbriceri del duomo di Piacenza, ed anzi forse Leonardo con quello scritto stava solo “sponsorizzando” un altro artista suo amico. Ma tant’è e l’originale è rimasta nel carteggio di Leonardo da Vinci, certo sarebbe stato un vanto indiscutibile un portone in bronzo realizzato da tale mano.
Una cosa anche noi possiamo ipotizzarla, e non sarà neanche tanto lontana dal vero: difatti mai nessun portone in bronzo venne appaltato dal Capitolo del Duomo, probabilmente per via anche del costo. Risultava infatti più economico realizzarne uno nuovo, sempre in legno, che d’altra parte si sarebbe potuto avere per poca spesa, dato che la Mensa Vescovile era proprietaria di vasti boschi nel piacentino. Ci resta almeno questo “vanto” e cioè di saper esser stati, in quel 1494, nei pensieri artistici di quel grande genio che fu Leonardo.
LA LETTERA
www.ilpiacenza.it è stato pubblicato il 2024-11-17 06:00:00 da
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