La globalizzazione porta dannosi organismi alieni. E si evidenzia anche come concorrenza sleale. In sintesi è la visione di Gianluca Boeri, presidente Coldiretti Liguria, costretto a fare i conti con un settore “assediato” da batteri, insetti e coleotteri vari arrivati dall’Asia su strade commerciali a distruggere la nostra agricoltura.
I nemici dei contadini nostrani sono anche troppi e giunti in Europa proprio grazie alla globalizzazione: dalla famigerata Xylella che uccide gli ulivi, alla cimice asiatica alla popillia japonica, terrore del settore forestale e vivaistico soprattutto nel lombardo-veneto.
Spesso con rari e difficoltosi strumenti di difesa. “Contro la cimice asiatica, ad esempio – spiega Boeri – con difficoltà si è riuscito a trovare un antagonista nella vespa samurai, il nemico naturale della cimice”. Un’arma che presenta indubbi vantaggi.
“Coldiretti ha promosso il lancio di due ulteriori suoi antagonisti indigeni – continua Gianluca Boeri – Un intervento che accelera i tempi della difesa e soprattutto perché non richiede procedure burocratiche di permessi”.
Non sempre esiste una difesa. “Il problema legato alla popillia japonica al momento non ha soluzioni – prosegue il presidente Coldiretti – mentre l’attacco al punteruolo rosso che ha devastato le nostre palme sta funzionando solo con prodotti chimici sostenibili”.
La falla che contribuisce a produrre danni nel settore risiede strutturalmente nelle procedure commerciali, soprattutto nell’import e, in particolare nel settore florovivaistico. “Quando una merce italiana viene esportata – precisa Boeri – è sottoposta a controlli rigorosi ma troppo spesso così non succede per quella importata, nel paese d’origine non è controllata con i nostri stessi parametri sempre più rigidi e improntati alla sostenibilità”.
Insomma, in questo caso, il paese extra-europeo si trova in una indebita condizione di vantaggio. “Le procedure di import/export – contesta il presidente – dovrebbero fondarsi sulla assoluta reciprocità, con i medesimi parametri produttivi e gli stessi controlli. Altrimenti si verificherebbe, come spesso avviene, una situazione di concorrenza sleale”.
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