Quindici giorni dopo l’incendio, ecco a che punto sono i lavori e l’analisi delle conseguenze non solo sul piano economico
CATANIA – I sigilli a quegli 80 metri quadrati ridotti in cenere, di una stanzina subaffittata per un rent a car, saranno recisi domani, dai consulenti della Procura che accederanno al celebre Terminal A, colpito dall’incendio del 16 luglio. È lì, tra le scartoffie da firmare, che si annida la “fiammata” sospetta che ha messo in ginocchio, con una reazione a catena ricca di strascichi, la Sicilia intera.
Le ripercussioni
Non si contano le ripercussioni anche ai piani alti del mondo politico, dove, almeno per il momento, il numero uno di Forza Italia Antonio Tajani, a Palermo per il vertice con Renato Schifani, ha fatto ammainare le forche che reclamavano lo scalpo del manager Nico Torrisi.
Ma la partita, quella politica e quella economica, si incrociano a ridosso del mese più caldo dell’anno per il turismo, agosto, quando il ritorno alla normalità dovrebbe essere certezza. Ma nessuno è pronto a metterci la firma, su una data certa di riapertura del terminal incenerito (in fondo all’articolo leggi perché).
L’incendio a Catania e il caso Fiumicino
Il 7 maggio del 2015 un condizionatore portatile innesca l’incendio che, in 4 minuti, riduce in cenere l’aeroporto di Fiumicino. Ma l’aerea interessata a Catania, dall’incendio innescato dal cortocircuito di una stampante, è meno di un decimo: 80 metri quadrati contro, appunto, mille. A Fiumicino sono stati necessari 11 mesi per tornare alla piena funzionalità, un lavoro firmato dalla Belfor Italia, che è stata subito arruolata per rimettere in sesto le aree danneggiate.
A Fontanarossa, oltre alla stanza incenerita, ci sono gli ambienti contaminati dal fumo, che ha investito tutta la zona arrivi, motivo per cui, ciò che si teme, per ufficializzare la data di riapertura, è la morsa dei controlli e della burocrazia.
L’odissea dei voli dirottati
Dopo l’incendio del terminal A di Catania, è iniziata l’odissea per i passeggeri in arrivo e in partenza, da quello che ha assunto, ormai da anni, il ruolo di scalo internazionale, superando le 10milioni di presenze annue. Ben 600 mila sono (dato in aggiornamento), i mancati arrivi a Catania, molti dei quali sono stati dirottati nel girone infernale che lega, tra deviazioni e rallentamenti, la città dell’Elefante con gli aeroporti di Palermo e Trapani, oltre che con il “gemello” di Comiso, gestito dalla stessa società, la Sac.
In totale l’Spa controllata dalla super Camera di Commercio, insieme all’assessorato regionale guidato da Alessandro Aricò, mobilita 500 autobus, ai quali si aggiungono i tassisti “regolari” e quelli abusivi.
Il primo cittadino Enrico Trantino ha lanciato l’allarme, avventurandosi anche in una data di riapertura, il 7 agosto, che non trova conferme ai piani alti del management aeroportuale.
Numeri che scottano
I numeri sono in continuo aggiornamento. Si parla di 600 mila presenze in meno a Catania, una batosta senza precedenti. E ancora, 40milioni di euro di danni, al giorno, per l’indotto, secondo i vertici di Assoesercenti. “A essere coinvolti – spiega il presidente regionale Salvo Politino – sono soprattutto le imprese del trasporto, ncc, bus, taxi, la filiera turistica in generale, con particolare riferimento a hotel, b&b, bar, ristoranti, agenzie di viaggio. Il danno riguarda non solo gli arrivi ma anche le partenze.
Il fronte palermitano
Quasi 7 mila passeggeri al giorno, dopo l’incendio del terminal etneo, sono stati dirottati al Falcone Borsellino di Palermo. Il 25 luglio, 44 gradi, in piena emergenza incendi, migliaia di viaggiatori transitano da sale che diventano sovraffollate. La tensione sale alle stelle il 19 luglio, quando l’aeroporto di Palermo è costretto a bloccare gli arrivi da Catania in vista del weekend. “Accetteremo venti voli ex Catania per domani, giovedì 20 luglio, e nessuno da venerdì a domenica”. Parole dell’accountable manager e direttore generale di Gesap, la società di gestione dell’aeroporto internazionale Falcone Borsellino di Palermo, Natale Chieppa.
“L’infrastruttura sta reggendo – aggiunge Chieppa – ma per un aeroporto come Palermo che ha già di suo una crescita del 15% di traffico, il rischio è compromettere la qualità dei servizi”. Arrivano i raffrescatori, si accumulano i bagagli da consegnare e il manager Vito Riggio lancia le nuove regole per l’accesso alle sale imbarco.
Cosa è stato fatto a Catania
Dopo la chiusura del terminal A, a causa dell’incendio, l’aeroporto di Catania ha riportato in vita il terminal C, affiancato da una tensostruttura che ha consentito, progressivamente, di far aumentare il numero di voli giornalieri, raggiungendo la quota del 50% del normale il 28 luglio.
Ad oggi sono in funzione tre tensostrutture e sta per entrare in funzione un nuovo “piccolo terminal”, allestito dall’Aeronautica militare: lo scopo è fare transitare da Catania 14 voli l’ora. E raggiungere, entro il 2 agosto, l’80% del totale, alleggerendo la pressione sugli aeroporti di Trapani e Palermo. Lo scalo di Comiso è stato rianimato, con 6 mila passeggeri al giorno provenienti da Catania.
Quando riaprirà l’aeroporto di Catania
La Belfor Italia ultimerà i lavori sul termina A – secondo quanto risulta a LiveSicilia – il 2 agosto. Ma saranno necessari i controlli di Asp, Enac, Stresal e Arpa. Quattro enti che dovranno verificare le condizioni di sicurezza, la salubrità degli ambienti, il rispetto di tutte le normative. Verifiche che avverranno con, all’interno, lo stanzino dell’innesco, sequestrato dai magistrati. Dal 2 agosto, l’aeroporto di Catania potrebbe tornare alla piena funzionalità, ma c’è l’incognita degli enti preposti alle autorizzazioni. Motivo per cui, anche la data del 7 agosto, annunciata dal sindaco Trantino, potrebbe non essere quella definitiva. È una corsa contro il tempo, bisogna volare verso la riapertura, per poi consentire il regolamento di conti nella politica che, al dire il vero, non si è mai fermato.
livesicilia.it è stato pubblicato il 2023-07-30 04:58:00 da Antonio Condorelli
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