Roma, 26 aprile 2025 – Roma si stringe oggi in un abbraccio universale attorno a Papa Francesco. In una Piazza San Pietro gremita, oltre 200 mila persone partecipano ai funerali del pontefice argentino, il “Papa degli ultimi”, il “Papa della pace”.
Sin dalle prime luci dell’alba, fedeli provenienti da ogni angolo del mondo hanno raggiunto la Basilica vaticana, passando i varchi di sicurezza disposti lungo via della Conciliazione e oltre, fino a piazza Pia e Castel Sant’Angelo.
Un’immensa folla raccolta nel silenzio, interrotto solo dalla preghiera e dal suono delle campane. Le immagini della cerimonia scorrevano su quattro maxischermi lungo via della Conciliazione, due in piazza Pia e altri attorno a Castel Sant’Angelo, permettendo a tutti di seguire ogni momento dell’ultimo viaggio terreno di Jorge Mario Bergoglio.
La messa esequiale è presieduta dal decano del Collegio cardinalizio, il cardinale Giovanni Battista Re, affiancato da 980 concelebranti tra cardinali, vescovi e sacerdoti. Duecento ministri della Comunione e oltre quattromila presbiteri hanno contribuito a rendere ancora più solenne l’addio a Francesco. Ai piedi dell’altare, la bara semplice in legno di cipresso, sormontata dal libro dei Vangeli, simbolo della fede che ha guidato il suo pontificato.
Un funerale di Stato, ma anche di popolo
A Roma sono arrivate 160 delegazioni ufficiali da tutto il mondo. Il protocollo, già sperimentato nei funerali di Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI, è stato rigorosamente rispettato: in prima fila i sovrani cattolici, come re Felipe VI di Spagna con la regina Letizia, il re del Belgio Filippo con la regina Mathilde, Alberto II di Monaco e il Gran Maestro dell’Ordine di Malta, John Timothy Dunlap.
Subito dopo, i regnanti non cattolici, tra cui re Carlo XVI Gustavo di Svezia, il principe William del Regno Unito e il principe ereditario di Norvegia Haakon.
Secondo l’ordine alfabetico francese, hanno preso posto anche i presidenti della Germania Frank Walter Steinmeier, dell’Austria Alexander Van der Bellen, dell’Albania Bajram Begaj e dell’Angola João Manuel Gonçalves Lourenço.
L’Italia è rappresentata ai massimi livelli istituzionali: presenti il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, accompagnato dalla figlia Laura, la premier Giorgia Meloni, i presidenti di Senato e Camera, Ignazio La Russa e Lorenzo Fontana, il ministro degli Esteri Antonio Tajani, il sottosegretario Alfredo Mantovano e il presidente della Corte costituzionale Giovanni Amoroso.
Dall’Argentina, terra natale di Bergoglio, una delegazione di dieci persone guidata dal presidente Javier Milei, dalla sorella Karina Milei e dal ministro degli Esteri Gerardo Werthein.
Tra i partecipanti anche figure internazionali di rilievo come Donald Trump, ex presidente degli Stati Uniti, in rappresentanza del suo paese, e numerose personalità del mondo religioso, diplomatico e culturale.
La traslazione e la sepoltura
Dopo la solenne celebrazione eucaristica, il feretro di Papa Francesco è stato portato all’interno della Basilica di Santa Maria Maggiore, a cui era profondamente legato, per un ultimo, breve momento di raccoglimento.
Secondo il desiderio espresso personalmente da Bergoglio, la sua tumulazione avverrà in una tomba semplice, situata tra la Cappella Paolina e la Cappella Sforza. Una scelta che rispecchia perfettamente lo stile di tutta la sua vita e del suo pontificato: sobrietà, essenzialità, prossimità ai più deboli.
Un’eredità incancellabile
Il pontificato di Francesco sarà ricordato per la sua instancabile azione per la pace, per i poveri, per la fratellanza tra i popoli. Con il suo stile diretto, il suo linguaggio semplice e la sua capacità di entrare nei cuori, ha cambiato profondamente il volto della Chiesa cattolica e il suo rapporto con il mondo contemporaneo.
L’ultimo saluto di oggi a San Pietro non è stato solo l’omaggio a un Papa, ma a un uomo che ha saputo farsi fratello universale.
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