A frenare l’iter il cortocircuito sullo stipendio dei ministri e la difficoltà a districarsi in un fascicolo con numerosissime riformulazioni
18 Dicembre 2024
Il cortocircuito sullo stipendio dei ministri e la difficoltà a districarsi in un fascicolo con numerosissime riformulazioni: non basta la maratona notturna a districare la matassa con micro e macro modifiche alla manovra. Salta l’obiettivo di dare il mandato al relatore prima dell’intervento alla Camera di Giorgia Meloni, e slitta la capigruppo chiamata a fissare l’arrivo in Aula del testo. E’ proprio la premier, dicendosi d’accordo con il ministro Guido Crosetto, a chiedere di sottrarre la manovra dalle polemiche dentro e fuori il Parlamento, e ritirare l’emendamento che equiparava gli stipendi dei ministri non parlamentari a quelli dei colleghi eletti. Resta ma in 24 ore cambia più volte. L’ultima stesura prevede che i ministri e i sottosegretari non parlamentari e non residenti a Roma abbiano diritto al rimborso delle spese di trasferta “da e per il domicilio o la residenza”, fissando un fondo di 500mila euro a decorrere dal 2025.
Cambi e modifiche
Cambia anche la norma ribattezzata anti-Renzi, che prima escludeva dalla stretta i membri del governo, poi di fatto. Sciolti i nodi politici, solo a sera si entra nel vivo delle votazioni sugli emendamenti dei relatori, che recepiscono le modifiche concordate dai leader della maggioranza. Tra le proteste delle opposizioni, che contestano il metodo dei ‘mini-maxi emendamenti’ e l’assenza di relazioni tecniche, in particolare sulle tabelle sulle coperture. “Abbiamo ricevuto informazioni insufficienti dal punto di vista delle coperture”, dice la deputata dem Cecilia Guerra, “siamo stati frullati in un’altalena con una manovra scritta, riscritta e contraddetta”. “Fate ostruzionismo a voi stessi”, sbotta Marco Grimaldi (Avs).
Via libera all’Ires premiale
Arriva il via libera all’Ires premiale, lo sconto di 4 punti per le imprese che investo e assumono. La versione approvata integra una proposta di FdI che richiede una quota di investimenti anche nel 2023. L’agevolazione fiscale andrà alle aziende che accantonano una quota non inferiore all’80% degli utili dell’esercizio in corso al 31 dicembre 2024, e di questi un ammontare non inferiore al 30% e comunque, “non inferiore al 24%” degli utili dell’esercizio in corso al 31 dicembre 2023, sia destinata a investimenti relativi all’acquisto, anche mediante contratti di locazione finanziaria, di beni strumentali. Gli investimenti non devono, in ogni caso, essere inferiori a euro 20mila. Le aziende dovranno anche aumentare gli occupati a tempo indeterminato di almeno l’1% e non devono aver fatto ricorso alla cassa integrazione nell’esercizio in corso al 31 dicembre 2024 o in quello successivo. Entra nella manovra, con parere favorevole del governo, anche la proroga fino a 20 anni (e non più 40 anni) delle concessioni, le eventuali maggiori entrate saranno destinate a un fondo taglia-bollette. E ancora, c’è l’ok all’utilizzo della previdenza integrativa per raggiungere un assegno pari ad almeno 3 volte la pensione sociale e uscire anticipatamente dal lavoro.
Esulta il sottosegretario Claudio Durigon: “Per la prima volta nella previdenza italiana si potranno cumulare la previdenza obbligatoria e quella complementare per raggiungere un assegno pensionistico pari a tre volte il minimo, riuscendo ad anticipare la pensione a 64 anni”. C’è l’ok anche al bonus per la rottamazione degli elettrodomestici, fino al 30% del costo ed entro un massimo di 100 euro (200 con Isee inferiore a 25mila euro). Viene aumentata di 400 milioni la dotazione che sarà destinata settore automotive. E ancora, passo indietro sulla web tax, che verrà applicata solo ai giganti del web, con ricavi sopra i 750 milioni di euro, inserita nella manovra per evitare le sanzioni americane. Per il viceministro Maurizio Leo, “con l’amministrazione Trump potremmo dialogare”. L’opposizione punta a investire il tesoretto con la stabilizzazione di 300 precari del Cnr, con il via libera a un emendamento di Avs, riformulato dai relatori, che prevede “un contributo di 9 milioni di euro per il 2025, 12,5 milioni per l’anno 2026 e di 10,5 milioni di euro a decorrere dall’anno 2027, per l’assunzione di ricercatori, tecnologi, tecnici e amministrativi”. “È un piccolo segnale, lo sappiamo bene, perché i precari al Cnr sono migliaia e dovevano essere stabilizzati da tempo. Ma questo risultato dimostra che se c’è la volontà politica si può fare”, rivendicano Angelo Bonelli, Giuseppe Conte, Nicola Fratoianni ed Elly Schlein. Via libera anche a un fondo per il sostegno alla salute psicologica nelle scuole: 10 milioni di euro nel 2025 e 18,5 milioni dal 2026.
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www.lapresse.it è stato pubblicato il 2024-12-18 07:22:33 da LaPresse
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