Un cittadino di Messina, Giuseppe Todaro, ha voluto denunciare pubblicamente “un caso di malagiustizia” vissuto personalmente nel corso degli anni. Con una lettera pubblica inviata “Alla cortese attenzione della Redazione“, Todaro ha raccontato quanto gli è capitato. “Vi scrivo per portare alla luce un grave caso di malagiustizia di cui sono stato vittima e che ritengo debba essere reso pubblico“.
“Nel 1993 – si legge nel testo inviato da Todaro – ho citato in giudizio un costruttore e due sue società per grave inadempimento contrattuale, poiché il costruttore aveva completato un edificio di sei appartamenti, vendendolo, mentre lasciava incompleto quello che mi spettava. Dopo un lungo iter processuale, nel 2000, il giudice di primo grado del tribunale di Messina riconobbe l’inadempimento, ma nei gradi di giudizio successivi la responsabilità fu attribuita solo al costruttore, che nel frattempo si era liberato di ogni bene. Il contenzioso ha lasciato un condominio su un fondo intercluso, con una servitù pedonale gravante su terreno di mia proprietà, causandomi enormi disagi da oltre 20 anni“.
“Nel 2016 con l’autorizzazione del Comune e della Provincia, ho spostato la servitù pedonale al limite esterno del mio terreno di un paio di metri, rendendola autonoma e migliorativa, separando i due ingressi e mettendo in sicurezza la mia proprietà su cui ho installato un cancello automatico. Tutti i lavori sono stati eseguiti a mie spese. Inizialmente i condomini hanno accettato di buon grado la modifica, tanto che si dotarono di motocicli e transitavano quotidianamente sulla servitù nonostante fosse loro vietato, consentendone l’uso anche ad estranei al condominio. Per motivi di sicurezza, essendo il proprietario del terreno su cui ricadeva la servitù e responsabile verso terzi, sono stato costretto ad affiggere un cartello di divieto. Un anno dopo l’amministratrice del condomino, nonché legale dello stesso, mi citava in giudizio per aver spogliato i condomini, con violenza della loro servitù sia pedonale che con motoveicoli e chiedeva la demolizione delle opere, il ripristino dello stato dei luoghi e l’eliminazione del cartello di divieto. Nonostante l’opera fosse abbondantemente migliorativa e la servitù non costituita, il giudice del tribunale di Messina ordinava la reintegra della servitù dello stato dei luoghi“.
“Con successivo ricorso il condominio chiedeva che fossero determinate le modalità di attuazione della ordinanza e la nomina di un tecnico, ma in sede di dibattimento manifestai al giudice attraverso il mio legale di fiducia la volontà di ripristinare lo stato dei luoghi, cosa che feci nella stessa giornata, il 27 settembre del 2018. Il legale del condominio non si riteneva soddisfatto ed il giudice pertanto ha nominato un CTU architetto, il quale dopo aver visionato i luoghi e la documentazione rimetteva il mandato e veniva sostituito. Anche il nuovo architetto si imbatteva nelle difficoltà ad eseguire l’ordinanza e dopo numerosi sopralluoghi, proponeva soluzioni alternative, talvolta contraddittorie, ma tutte diverse da quanto riportato nell’ordinanza del giudice. Il giudice, in data 12 novembre 2020, lo invitava a adoperarsi per la immediata attuazione dell’ordinanza o in alternativa comunicare eventuali cause impeditive tali da legittimare la sua eventuale sostituzione“.
“L’architetto, trascorsi ben cinque anni, si adopera a trovare soluzione alternativa optando per la sostituzione del cancello esistente con uno a due ante, soluzione avallata dal giudice e di cui non si conoscono i dettagli della messa in opera e la garanzia dell’incolumità e la sicurezza delle parti. Tale ultima decisione del giudice, è stata proceduralmente contestata più volte perché in violazione dell’art. 131 c.p.c. in quanto non rispetta il ripristino dello stato dei luoghi e quanto disposto nell’ordinanza del 2019, e sempre rigettata dallo stesso giudice. Tra l’altro risulto anche impedito ad iniziare un giudizio per spostare definitivamente la servitù fino a quando non si concluderà questa fase che è paralizzata. Ciclicamente, trascorsi alcuni mesi, mi ritrovo ormai imbattuto in esecuzioni, alla presenza dell’ufficiale giudiziario del CTU e della forza pubblica, per abbattere il cancello di mia proprietà. Nel corso delle ultime due esecuzioni sono stato costretto ad aggrapparmi al cancello ed oppormi in maniera civile a questa esecuzione, che ritengo errata visto anche il lungo lasso di tempo intercorso”.
“Sono esausto perché tale situazione mi ha provocato un elevato stress psicologico, ed un notevole dispendio economico. Credo sia inaccettabile che in un paese democratico come il nostro possano verificarsi tali ingiustizie. Confido nella vostra sensibilità e nel vostro impegno per dare visibilità a questa ingiustizia, per sensibilizzare l’opinione pubblica e le autorità competenti affinché vengano prese misure per prevenire futuri errori. Resto a disposizione per fornire ulteriori dettagli e documentazione a supporto di quanto dichiarato.
Cordiali Saluti,
Messina 10 settembre 2024
Giuseppe Todaro“.
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www.strettoweb.com è stato pubblicato il 2024-09-10 22:49:46 da Ilaria Calabrò
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