Sconto di pena per 2 dei 4 foggiani; e condanne confermate per gli altri 2 imputati dell’inchiesta sull’omicidio di Francesco Traiano, 38 anni, titolare del bar-tabaccheria “Gocce di caffè” di via Guido Dorso accoltellato a un occhio il 17 settembre 2020 durante una rapina che fruttò 100 euro, deceduto il 9 ottobre dopo 22 giorni di coma. La corte d’assise d’appello di Bari nel processo-quater, celebrato soltanto per rideterminare le pene essendo ormai definitiva la responsabilità degli imputati, ha inflitto ieri pomeriggio complessivi 77 anni di carcere. Il procuratore generale Carmelo Rizzo e i legali di parte civile (Gianluca Ursitti, Raul Pellegrini, Maria Brena, Gianluigi Prencipe, Giulio Scapato e Mario Aiezza costituitisi per familiari della vittima, Comune di Foggia, Camera di commercio, Regione Puglia e associazione “Giovanni Panunzio”) nell’udienza dello scorso 25 novembre chiesero la conferma delle condanne; la difesa sollecitava riduzioni.
I 4 condannati – Antonio Bernardo, ventisettenne, colpevole di omicidio volontario, rapina, ricettazione e incendio dell’auto usata per il colpo, si è visto confermare la condanna a 30 anni: è difeso dall’avv. Carlo Mari. Pena ridotta da 25 a 20 anni al ventiquattrenne Antonio Pio Tufo, colpevole di omicidio, rapina e ricettazione dell’auto: è difeso dall’avv. Ettore Censano. Come 20 anni rispetto ai 27 anni del precedente giudizio, sono stati comminati al coetaneo Christian Consalvo, colpevole di concorso in omicidio e rapina: è assistito dall’avv. Paolo D’Ambrosio e dal prof. Franco Coppi. Pena confermata, 7 anni, infine a Simone Pio Amorico, venticinquenne, estraneo all’omicidio, colpevole di rapina per aver partecipato alla progettazione del colpo senza prendervi parte e di concorso nell’incendio dell’auto: lo difende l’avv. Carlo Alberto Mari. I difensori ricorreranno in Cassazione contro il verdetto-quater. L’inchiesta conta un quinto imputato, colui che materialmente accoltellò Traiano: era minorenne all’epoca del delitto e sconta 16 anni per omicidio, rapina, furto dell’auto e spaccio. I 5 foggiani furono arrestati il 25 febbraio 2021 dalla squadra mobile: sono tutti detenuti in carcere, con il solo Amorico ai domiciliari. La riduzione di pena per Tufo e Consalvo si spiega con la concessione delle attenuanti generiche prevalenti, e non equivalenti come per i coimputati, rispetto all’aggravante del nesso teleologico: aver cioè ucciso per portare a termine la rapina.
I processi hanno accertato che Consalvo e il minore rubarono la sera del 16 settembre 2020 la “Fiat Punto”, usata l’indomani per la sanguinosa rapina: Consalvo fu assolto dal furto per mancanza di querela del derubato. Alle 14.10 del 17 settembre 2020 la “Punto” guidata da Consalvo con a bordo Bernardo, Tufo e il minore si fermò davanti al bar-tabaccheria; Consalvo rimase al volante; gli altri 3 a volto coperto fecero irruzione; Tufo si fermò sulla soglia e scagliò un posacenere contro i 2 dipendenti del bar; il minore armato di coltello e Bernardo aggredirono Traiano dietro il bancone. Il ragazzo lo accoltellò all’occhio; lui e Bernardo colpirono con calci la vittima anche quand’era a terra esanime; rapinarono 100 euro in contanti e biglietti del “gratta e vinci”; quindi la fuga in l’auto; il colpo durò meno di un minuto. La “Fiat Punto” fu abbandonata in campagna; Amorico con la propria auto riportò in città il minore e Consalvo; e la sera tornò in campagna con Bernardo per bruciare la macchina.
Il processo-quater – Il 21 maggio 2024 la Cassazione confermò e rese definitiva la responsabilità dei 4 maggiorenni sancita il 13 settembre 2023 dalla corte d’assise d’appello di Bari; e ordinò la celebrazione di un nuovo processo d’appello unicamente per un’eventuale riduzione delle pene su questi presupposti: valutare il bilanciamento tra circostanze attenuanti e aggravanti; verificare se gli imputati sapessero che il quinto complice era minorenne, quindi la sussistenza dell’aggravante d’aver commesso il reato con un minore; infine vagliare per il solo Consalvo, l’autista, se sussista il concorso anomalo in omicidio, ossia reato diverso da quello voluto. Secondo la Cassazione, Bernardo e Tufo sapevano che il minore era armato perché uscì dall’auto impugnando il coltello, quindi per entrambi si deve parlare di concorso in omicidio volontario e non concorso anomalo, perché gli sviluppi tragici della rapina erano prevedibili; anche Consalvo vide il coltello in mano al minore, ma rimase alla guida dell’auto: andava verificato nel nuovo processo se anche lui poteva dedurre il possibile esito tragico della rapina, che segna la differenza tra omicidio e concorso anomalo. La sentenza di ieri pur se si dovranno attendere le motivazioni, dice che anche per i giudici del processo-quater Consalvo è responsabile di concorso in omicidio volontario e non anomalo; la corte gli ha comunque ridotto la pena da 27 a 20 anni per il riconoscimento delle attenuanti generiche.
www.lagazzettadelmezzogiorno.it è stato pubblicato il 2025-01-14 13:15:52 da
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