Ponte: imputato Mit, pochi soldi e pochi uomini per i controlli – Notizie

Ponte: imputato Mit, pochi soldi e pochi uomini per i controlli – Notizie


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Pochi soldi e pochi uomini per fare
i controlli che comunque spettavano alle Unità ispettive
territoriali. E’ quanto detto, in sintesi, da Mauro Coletta, già
direttore alla vigilanza del Mit, il secondo imputato che ha
deciso di farsi interrogare nel corso del processo per il crollo
del ponte Morandi (14 agosto 2018, 43 vittime). Coletta è stato
per 17 anni direttore generale alla Direzione vigilanza sui
concessionari autostradali al ministero dei Trasporti.

   
“In certi momenti a coordinare i controllori era un
ragioniere. Il monitoraggio sulle grandi opere spettava agli
uffici territoriali, io facevo solo le circolari” ha affermato.

   
Negli uffici centrali i report trimestrali hanno iniziato a
controllarli “dopo il crollo. Prima, che io sappia, no. E non so
– ha detto Coletta – se qualcuno li abbia mai chiesti”.

   
Le Unità ispettive territoriali “attraversavano l’autostrada
e segnalavano le anomalie. Potevano anche chiedere la
documentazione alle concessionarie se avessero voluto
approfondire certi aspetti”. Il problema di fondo, secondo il
dirigente pubblico, era la mancanza di personale anche se in
pochi anni si è poi passati da 65 a 150 operatori. “I contratti
erano spesso a tempo determinato. E negli uffici periferici
c’erano pochissime persone. Questi all’inizio erano due poi sono
diventati quattro”.

   
Da Roma però nessuno controllava le Unità territoriali. Ma
dall’ufficio di Genova, nel corso delle indagini e
dell’audizione dei testimoni è emerso che in realtà le Uit
avevano ben pochi compiti: bagni pubblici e verde, per esempio.

   

   

Riproduzione riservata © Copyright ANSA

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