Separazione delle carriere e test attitudinali, continua lo scontro con la magistratura

Separazione delle carriere e test attitudinali, continua lo scontro con la magistratura



Volgendo lo sguardo indietro ad almeno trent’anni a questa parte, chiedendosi se mai ci sia stato, nella politica italiana, un qualche periodo privo di forti tensioni tra politica e magistratura, la fase attuale sembra non essere da meno e smentisce l’ipotesi. Ad accendere l’ultima miccia è stato il tema dei migranti, con le misure messe in campo dal governo Meloni per contrastare le posizioni assunte dai giudici, in particolare il Tribunale della Capitale, che ha determinato il rientro in Italia di 12 migranti trasferiti nei centri costruiti da Roma, freschi d’inaugurazione in Albania.

A pesare, e già da un po’, sono vicende processuali già aperte – su tutte, il caso Open Arms, con il procedimento di Palermo che arriva alle battute finali e la richiesta del carcere per l’attuale vicepremier, Matteo Salvini. Il leader leghista anche oggi parla di “crescente tensione tra politica e toghe, quotidianamente alimentata dagli interventi della Anm”, chiedendo al sindacato delle toghe di “abbassare i toni”.

Mercoledì era il termine ultimo per presentare gli emendamenti in commissione Affari Costituzionali alla Camera: ne sono arrivati 262, nella quasi totalità dalle opposizioni. Nessun emendamento da Fratelli d’Italia e Forza Italia mentre ne arrivano un paio dalla Lega, che sembrano avere non molto a che fare con la separazione delle carriere e molto con le recenti polemiche legate al centro migranti in Albania, perché vi si chiede “un primato del diritto italiano su quello europeo”.
 

L’accelerazione della riforma sulla separazione delle carriere

Con una polemica aperta ormai quotidiana, all’orizzonte si palesano alcune norme in via di approvazione, alla Camera e al Senato, che puntano a ridisegnare assetti e prerogative del potere giudiziario e della magistratura. Le riforme abbozzate da governo e maggioranza vanno avanti, negli iter previsti e calendarizzati con l’obiettivo di arrivare in aula nel mese di dicembre.

Al primo posto, tra gli interventi del legislatore, da più parti sbandierato come il più urgente e auspicato, (la “madre di tutte le riforme”, avrebbe forse detto il Cavaliere), quello sulla separazione delle carriere in magistratura: una norma che cambia la Costituzione, già approvata dal consiglio dei Ministri lo scorso maggio. Il testo, attualmente in Commissione Giustizia alla Camera, presieduta da Ciro Maschio (FdI), potrebbe ora subire un’accelerazione, come ha di recente fatto sapere il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani. “Cercheremo di portare in Aula entro Natale la prima lettura” ha detto l’esponente FdI, a sottolineare l’urgenza dell’approvazione, con il placet della premier.

La legge potrebbe poi passare in Senato entro l’estate, opposizione permettendo. Ma i tempi saranno quelli delle leggi di revisione della Costituzione, adottate da Camera e Senato con due successive deliberazioni, con un intervallo non minore di tre mesi, e un via libera definitivo, a maggioranza assoluta, dei componenti di ciascuna Camera.

Il testo sulla separazione delle carriere

Il disegno di legge, in materia di ordinamento giurisdizionale e di istituzione della Corte disciplinare, si snoda in otto articoli. Esso prevede innanzitutto che i magistrati debbano optare tra carriera giudicante e carriera requirente. L’articolo 2 interviene infatti sull’articolo 102 della Carta, ed è il fulcro della riforma, prevedendo “distinte carriere dei magistrati giudicanti e requirenti”.

Sulla questione, tuttavia, è intervenuta la prima presidente della Corte di cassazione, Margherita Cassano, in audizione davanti alla Commissione Affari costituzionali della Camera. I passaggi tra le due funzioni non sono così frequenti, ha sottolineato: “Nell’arco di cinque anni, è dello 0,83% la percentuale dei pubblici ministeri con funzioni requirenti passati a funzioni giudicanti; e dello 0,21% la percentuale dei giudici divenuti pm”.

 

Due Consigli superiori della magistratura

Modifiche anche al Consiglio superiore della magistratura, che si sdoppia in Csm giudicante e Csm requirente, entrambi presieduti dal capo dello Stato, prevedendo poi che sia il sorteggio a decidere per la componente togata dell’organo costituzionale. Nello stesso testo si istituisce l’Alta Corte disciplinare, che avrà il compito di esprimersi sugli illeciti dei magistrati.

Una riforma che, stravolgendo l’attuale assetto costituzionale e l’equilibrio tra i poteri dello Stato, sottrae spazi di indipendenza alla giurisdizione, riducendo le garanzie e i diritti di libertà per i cittadini” ha replicato l’Associazione nazionale magistrati. “La separazione delle carriere – si legge in un documento del comitato direttivo centrale, approvato il 15 giugno scorso – non risponde ad alcuna esigenza di miglioramento del servizio giustizia, ma determina l’isolamento del pubblico ministero, mortificandone la funzione di garanzia e abbandonandolo ad una logica securitaria, nonché ponendo le premesse per il concreto rischio del suo assoggettamento al potere esecutivo”.

 

Alla Camera il ddl sulle intercettazioni

Altra norma in discussione, già approvata in Senato e ora alla Camera, è quella sulle intercettazioni, il ddl Zanettin. Esso contiene misure che prevedono paletti sia per la durata delle stesse (il centrodestra propone il tetto di 45 giorni per le registrazioni) sia per la loro pubblicità (la norma chiede il divieto di pubblicazione integrale delle ordinanze che contengono le intercettazioni), una ipotesi che ha spinto le opposizioni a definire questa legge un “bavaglio” contro i giornalisti.

Le altre norme in preparazione: danni erariali e test attitudinali

Sul fronte del riassetto della giustizia, ancora, sono molte le misure previste dalla maggioranza. A impattare sulla carriera e sull’attività del magistrato, anche la previsione del danno erariale nei confronti di colui che fosse ritenuto colpevole di ingiusta detenzione, quando lo Stato è condannato a risarcire la persona che l’ha subita. Altro braccio di ferro è quello sui test attitudinali: il 26 marzo scorso, il Consiglio dei ministri ha approvato una modifica al concorso per l’accesso in magistratura, introducendo i test a partire dal 2026. Il decreto legislativo prevede che dopo la prova scritta si svolgano test sul modello di quelli utilizzati per gli agenti di polizia, pensando a una procedura gestita dal Csm, che nominerà alcuni docenti universitari in materie psicologiche per la loro elaborazione.

I test, infine, saranno la base per un successivo colloquio psico-attitudinale, che si terrà durante la prova orale e sarà gestito dal presidente della commissione esaminatrice, che alla fine esprimerà il giudizio finale sul complesso delle prove. Quanto è bastato, anche in questo caso, a far divampare le polemiche, con l’Anm che è insorta parlando di norma che tende a delegittimare il potere giudiziario, lasciando spazio alla suggestione che i magistrati abbiano bisogno di un “controllo psichico”.

Da segnalare anche il ddl sull’istituzione della Giornata nazionale in memoria delle vittime di errori giudiziari, presentato dalla Lega in Senato. Infine il potere legislativo pensa a impedire l’utilizzo della intelligenza artificiale nella scrittura di atti e sentenze giudiziarie, questo nel ddl 1146 (Disposizioni e delega al governo in materia di intelligenza artificiale).


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www.rainews.it è stato pubblicato il 2024-10-24 22:56:00 da


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