Tre infermiere aggrediate in Psichiatria: «La paziente ci sfidava»

«Siete solo in tre stanotte?». E’ il guanto di sfida lanciato da una donna, ricoverata nel reparto di Diagnosi e cura, che aggredì poi tre infermiere, venendo fermata solo dall’arrivo della polizia.

In Tribunale, la vicenda della notte fra il 14 e 15 agosto del 2021, che vede imputata per resistenza e lesioni una donna di 42 anni, è stata raccontata dalle stesse vittime davanti al giudice Anna Freschi, al pubblico ministero Sara Macchetta e al difensore, l’avvocato Wally Salvagnini. La prima udienza ha visto testimoniare i morti di quella che oggi sembra, purtroppo, una consuetudine: aggredire il personale sanitario se si ritiene di aver subito un torto.

Quella notte la donna, fin da subito – secondo le tre infermiere che hanno testimoniato – aveva un atteggiamento provocatorio. Il reparto è delicato, ma lei – che in passato aveva avuto problemi con l’alcol – cercava di infastidire una paziente che stava dormendo. Il personale sanitario intervenì, ma notò che la paziente a letto si era agitata. Si decise così una terapia e le infermiere entrarono nella stanza chiudendo la porta. Un medico era in attesa fuori. La donna andò in escandescenze e cominciò a tempestare la porta di pugni e calci, poi si aggrappò alla maniglia della porta riuscendo a staccarla. Le infermiere uscirono cercando di calmarla, ma lei, secondo le tre testimonianze tutte molto simili, si avventò su di loro. Cercò di prendere dalle mani di una di loro una scatola con medicinali e siringhe. L’infermiera tirò a sé la scatola, ma la donna la afferrò per i capelli e la gettò a terra, continuando a colpirla. E i pugni raggiunsero anche un’altra sanitaria. Le tre decisero di allontanarsi e si chiusero nella guardiola. Ma la paziente non si fermava e se la prese con gli arredi, le tende e altri oggetti che trovava nel reparto rompendo anche un citofono. Intanto, il medico aveva avvertito il 113 e una pattuglia raggiunse l’ospedale. Alla vista degli agenti, la donna cambiò atteggiamento mostrandosi calma, accomodante e remissiva, come se fosse “un angelo” hanno raccontato le infermiere.