L’AQUILA – Arriva dalla Cassazione un provvedimento che va incontro alle tesi e alle strategie difensive nell’inchiesta della procura della repubblica dell’Aquila su una presunta turbativa d’asta riguardante un appalto, mai affidato, per l’acquisto di apparecchiature mediche destinate a un presidio chirurgico di dell’Asl aquilana. Il provvedimento riguarda il professore Alessandro Ricci, direttore del reparto di neurochirurgia, eccellenza dell’ospedale San Salvatore, nome finora mai emerso nell’inchiesta condotta dai carabinieri anche perché in posizione defilata: i giudici di Cassazione hanno annullato, senza rinvio, il provvedimento di sequestro del cellulare del medico dal quale la Procura puntava ad estrarre delle chat allo scopo di individuare prove a carico.
L’avvocato Roberto Madama, legale del noto e stimato neurochirurgo, si è detto molto soddisfatto del provvedimento a favore del suo assistito e ha aggiunto che si aspettava questo esito dopo il suo ricorso precisando che nella chat non si sarebbe comunque trovato nulla di compromettente.
Nella vicenda sono già indagati, con sospetti tutti da accertare e con posizioni diverse, il primario del reparto di chirurgia vascolare dell’ospedale San Salvatore dell’Aquila, Gennaro Bafile, 59enne luminare della materia, noto anche a livello internazionale, e i due funzionari dell’azienda sanitaria della provincia dell’Aquila: si tratta di Michela D’Amico, dimessasi da assessore comunale a Castel di Sangro (L’Aquila), per la quale non sembrano più esserci indizi dopo la revoca a ottobre scorso della misura interdittiva da parte del Tribunale del riesame con motivazioni molto chiare, e Carlo Fruttaldo, originario di Sora (Frosinone) che ha avuto “il solo ruolo di mero estensore del bando” come ha dichiarato il suo legale.
Nonostante i tre siano tornati a lavorare, le misure interdittive, comunque poco afflittive, sono in scadenza.
Indagato anche il dirigente Paolo Spaziani, capo del dipartimento amministrativo, in quanto cofirmatario del bando senza mai aver avuto interdizioni.
“La motivazione del decreto di sequestro emesso dal pm in data 21 maggio 2023”, si legge nelle ragioni della Cassazione, “non contiene alcuna indicazione dei dati da ricercare, dei criteri per effettuare la ricerca, dell’ambito temporale della loro selezione, né adduce alcuna ragione per la quale il sequestro dell’utenza cellulare del ricorrente dovesse essere generalizzato e onnicomprensivo. Una selezione, peraltro estremamente approssimativa, dei dati da apprendere è, invero, stata operata dal Pubblico Ministero solo all’atto dell’incarico conferito al proprio consulente informatico, ma la stessa è solo successiva ed esterna al decreto di sequestro, che costituisce il titolo per giustificare il vincolo reale”.
“La generalizzata acquisizione dei dati telematici rinvenibili nell’utenza cellulare del Ricci esorbita, pertanto, le limitate verifiche necessarie per accertare eventuali rapporti di natura illecita con soggetti privati e il personale amministrativo in relazione alla gara predetta, tanto da fare assumere al vincolo cautelare reale carattere sproporzionato volto a ricercare notítiae críminis diverse e ulteriori rispetto a quelle per le quali si procede”.
“L’accoglimento del ricorso esonera dal delibare le ulteriori censure proposte dal ricorrente e impone l’annullamento senza rinvio dell’ordinanza impugnata e del decreto di sequestro emesso dal Pubblico Ministero in data 21 maggio 2023. All’annullamento senza rinvio dell’ordinanza impugnata, nonché del decreto di sequestro probatorio, consegue la restituzione al ricorrente dei beni acquisiti, ivi compresa la copia integrale del contenuto dei supporti informatici”.
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