La Transumanza che esiste e resiste, che fa bene agli animali e alla natura, ma anche a cultura e turismo. Storia, dati e sperimentazioni che ruotano intorno al valore della Transumanza saranno al centro dell’intervento del docente universitario Fabio Pilla, nel corso del convegno Tratturo Magno di sabato 9 novembre a Chieti: “La pratica non è pregiata solo perché conserva tradizioni identitarie, ma contrasta anche l’erosione, preservando l’ambiente”.
Sabato nella sala della Camera di Commercio di Chieti si parlerà di Tratturi e Transumanza, di benessere degli animali e dei vantaggi che l’attività del pascolo può portare all’ambiente. Tematiche che torneranno di assoluta attualità in occasione del Premio letterario Tratturo Magno, giunto alla sua quarta edizione, e che saranno quindi discusse nella tavola rotonda in programma nella città teatina, storico snodo del cammino dei pastori. “La Transumanza è un fenomeno che, oggi, sembra quasi scomparso. In realtà c’è ed è ancora vivo in molti posti del mondo, a partire dall’Italia”, evidenzia il professor Pilla, docente presso il Dipartimento Agricoltura Ambiente e Alimenti dell’Università degli Studi del Molise. E l’Abruzzo, naturalmente, ne offre diversi esempi, seppur non siano più quelli di un tempo.
“Oggigiorno la transumanza potrebbe e dovrebbe essere rivalutata, soprattutto alla luce delle tematiche ambientali e della crescente sensibilità nei confronti della natura e dei cambiamenti climatici. Del resto, allevare animali in modalità estensiva, facendoli pascolare, non solo permette di conservare preziose e millenarie tradizioni identitarie, ma fornisce anche grandi servizi di carattere ambientale: in quanto il pascolo conserva il paesaggio e contrasta l’erosione“.
Quando si parla di transumanza, quindi, si devono considerare tutti i vantaggi che comporta l’attività del pascolo per il territorio. Ad incominciare dal valore ambientale e paesaggistico, legato principalmente alla conservazione dei Tratturi: le vie verdi percorse da greggi e pastori che non possono essere preservate senza il pascolo. “Partendo da questi aspetti, si può sviluppare il discorso legato alla promozione turistica di questi percorsi“, aggiunge Pilla.
Soffermandoci sull’aspetto ambientale, perché la transumanza può essere utile nel contrastare l’erosione? Spiega il professor Pilla: “Innanzitutto permette di mantenere il paesaggio rurale vero e proprio, tra praterie di collina e montagna. Se abbandoniamo il territorio a sé stesso, la natura di questi posti sarà invece invasa dal bosco. L’autentico paesaggio antico, caratteristico della transumanza, vedeva il bosco inframezzato dalle praterie: queste praterie si formano proprio grazie agli erbivori che pascolano. Anticamente, c’era la fauna del Pleistocene, in seguito rimpiazzata dagli animali domestici anche di grossa taglia. Il pascolo conserva anidride carbonica, contrastando il cambiamento climatico in modo analogo a quanto fa il bosco, ma è meno soggetto agli incendi. Inoltre, la pratica della transumanza contrasta i fenomeni erosivi mantenendo l’integrità del suolo anche in montagna. L’attività pastorale in montagna, l’unica davvero possibile, contribuisce anche a mantenere la presenza dell’uomo“.
RISORSE – “Spostarsi dove ci sono i pascoli in base alle stagioni – quindi in estate in montagna e in inverno in pianura – rappresenta un’utilizzazione razionale ed ecosostenibile delle risorse naturali. Una pratica, quindi, che può tornare ad avere una sua importanza anche economica. La transumanza fatta con i metodi innovativi a cui si può ricorrere oggi si dovrebbe rivalutare proprio come sistema di produzione, in quanto usa le risorse del territorio in modo razionale, nel momento in cui queste risorse sono disponibili”.
Conclude il professor Pilla, “Va considerato anche che per gli animali la transumanza è un’eterna primavera, perché vogliono stare in giuro a pascolare. Se sommiamo, dunque, fattori positivi caratteristici della Transumanza, quali la sua importanza nel conservare l’identità culturale dei luoghi, nel conservare il paesaggio e nel contrastare fenomeni come l’erosione, possiamo dunque affermare che la transumanza è una pratica che andrebbe favorita e non soltanto evocata. Si tende a parlare molto di turismo partendo dalla riscoperta dei tratturi, ma senza transumanza non c’è alcuno sviluppo turistico possibile in tal senso ed oggi i pastori scarseggiano. Bisognerebbe, quindi, ripartire dall’inizio: cioè dalla rivalutazione e dalla riproposizione della pratica agricolo-pastorale, in primis, e poi sviluppare tutto il resto“.
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