Le bollette dell’acqua al centro della sfida. O almeno quella che, tra centinaia di abitanti di Pieve di Teco, “vittime” di esagerati canoni emessi da Rivieracqua, e l’amministrazione comunale, si è trasformata in una contesa.
Tra coloro, e ci sono più di 180 firme, che chiedono una assemblea pubblica per discutere sull’argomento e il sindaco ritenuto autore del diniego. Le motivazioni della protesta sono concrete e indiscutibili: Rivieracqua ha emesso richieste di pagamenti che, in tanti casi, superano ampiamente la soglia dei mille euro. Una protesta, quindi, oltremodo giustificata e che ha coinvolto anche le località della costa e che, a Pieve di Teco, è unanime e diffusa tanto da creare uno spontaneo Comitato. “Fino alla metà del 2022 eravamo autonomi – precisa Renzo Brunengo, uno dei portacolori della protesta – grazie a bacini della Valle Arroscia che hanno anche bassissimi costi di gestione mentre attualmente paghiamo tariffe doppie, come quella applicate sulla costa, mentre la legge istitutiva degli ambiti territoriali consigliava ma non imponeva l’adesione ai consorzi”. E, di fronte a situazioni finanziariamente insostenibili per tantissime famiglie, al sindaco Enrico Pira vengono addebitati indifferenza e contrarietà a concedere la sede per l’assemblea pubblica. “Abbiamo più di 180 firme – sottolinea ancora Brunengo – e, giorni addietro, c’erano 250 persone che chiedevano di accedere al consiglio: adesso stiamo attendendo di poter assistere a uno specifico consiglio comunale”.
Una ricostruzione che il sindaco, non ritiene aderente alla realtà di quanto avvenuto in questi ultimi giorni. “Mi è giunta la prima richiesta da singoli cittadini – racconta Enrico Pira – E io ho risposto a ciascuno dei 60 mittenti mentre stavo organizzando l’incontro dei 60 richiedenti con la vicecommissaria ATO e il tecnico per martedì 18 giugno alle 18,30”. Sembrava, quindi, che la questione potesse chiarirsi.
“Il giorno fissato – prosegue il sindaco – dispongo il Maresciallo dei carabinieri alle 18 per il controllo dell’ingresso a quei 60 richiedenti”. Un controllo che scatena gli animi. “Non viene accettato il permesso di accesso ai soli 60 richiedenti – spiega Pira – L’ex consigliere Walter Ferrari grida alla militarizzazione del Comune, tutti vanno via e di conseguenza anche la rappresentante dell’ATO e il tecnico”. Fase inconcludente, quindi, ma non l’atto finale. “Mi viene consegnato un quaderno con tante firme di richiesta per un’assemblea pubblica – prosegue il racconto – da organizzare dopo il parere del Tar sull’applicazione della retroattività delle tariffe che è proprio in questi giorni”. Allora il sindaco concede la sala consiliare con accesso ai 60 richiedenti ma il Comitato avverte della partecipazione di un numero superiore di partecipanti.
“Allora assegno lo Sferisterio come sede di quella assemblea – sottolinea il sindaco – ma chiedo una manleva che sollevi l’amministrazione comunale da responsabilità per eventuali danni. A questo punto attendiamo il corso degli eventi”.
Comunque un lungo e tortuoso iter per spiegare e giustificare il malcontento generale che, comunque, il sindaco deve addebitare a situazioni del passato. “Al contrario di quanto si pensa – tiene a precisare Pira – le comunità con oltre 1.000 abitanti come Pieve di Teco erano costrette ad aderire ai consorzi e la delibera del 5 maggio 2022 emessa dalla maggioranza di cui faceva parte Ferrari, era per l’adesione a Rivieracqua, adesione che era stata ritardata rischiando il commissariamento”.
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