Alle battute finali il processo in corso dinanzi alla Corte d’Assise di Foggia (presidente Mario Talani), a carico di Giuseppe Rendina, 47enne di Trinitapoli accusato del duplice omicidio di Gerardo e Pasquale Davide Cirillo, padre e figlio di 58 e 27 anni, assassinati nei campi tra Cerignola e Manfredonia.
Oltre al duplice omicidio volontario, la pubblica accusa contesta l’aggravante della premeditazione che porta al massimo della pena. Ed è proprio la condanna all’ergastolo quella chiesta dal pm Alessio Marangelli (qui la sua requisitoria) e rinnovata dal patrono di parte civile, l’avvocato Michele Pierno, nell’ultima udienza celebrata venerdì 27 settembre. Per il legale non ci sarebbero dubbi sulla premeditazione del delitto da parte dell’imputato, che avrebbe pianificato l’eliminazione dei due soci mosso da un movente di natura economica.
Alla base del fatto di sangue, vi sarebbe un debito di 20mila contratto con i morti, che ne pretendevano la restituzione immediata. Il fatto è avvenuto il 31 luglio di due anni fa: i cadaveri delle vittime furono ritrovati il giorno seguente, nascosti sotto teli agricoli e coperti da tubi per l’irrigazione. Il cerchio si era stretto attorno a Rendina il 3 agosto, quando lo stesso fu prelevato nella sua abitazione di Trinitapoli e arrestato (le immagini video).
L’uomo è imputato anche in un secondo procedimento, sempre per omicidio: quello di Giuseppe Ciociola, l’agricoltore 59enne ucciso nel marzo 2022, in un casolare di campagna in località Alma Dannata, a Zapponeta. Rendina, attualmente detenuto in carcere, ha confessato il duplice omicidio dei Cirillo (“Li ho uccisi perchè mi sono visto senza scampo”), ma non quello dell’agricoltore di Zapponeta. Il processo proseguirà a ottobre, con la discussione della difesa (avvocato Francesco Paolo Ferragonio) e la sentenza è prevista entro la fine dell’anno.
LA CONFESSIONE | “Mi prestarono soldi con un tasso mensile del 15 %”, aveva spiegato l’imputato in aula, rispondendo alle domande delle parti. “Quella mattina ero andato in campagna con Gerardo che mi ha minacciato di morte: ‘Sono un uomo pericoloso’, mi disse. So che aveva dato una pistola al figlio Davide, che portava sempre nel marsupio. Non lo lasciava mai nemmeno per andare in bagno”.
“Quel giorno, Davide non voleva lasciarmi andare perché il padre lo obbligò a farmi pagare. Ma non avevo i soldi. Io sapevo che in campagna c’era una pistola nascosta all’ingresso, tra due sacchi. L’ho presa e ho sparato d’istinto a Davide, che rimase ferito. Dopo un quarto d’ora circa è arrivato Gerardo, che mi ha inseguito e minacciato chiedendo del figlio. Nel frattempo, Davide – ferito e insanguinato – è uscito dalla rimessa degli attrezzi e ho sparato a Gerardo che è caduto a terra. Poi ho rincorso Davide, si è girato e gli ho sparato. Infine ho preso dei tubicini vicino alla strada e ho coperto i corpi. Per questa situazione – ha concluso l’uomo – ho perso la mia famiglia. Era meglio se mi facevo sparare io”.
La sequenza dei fatti trova puntuale rispondenza in una intercettazione ambientale, ordinata nell’ambito delle indagini per l’omicidio Ciociola, captata proprio durante l’esecuzione dei Cirillo. Nel file, depositato negli atti di indagine, si sentirebbero sia gli spari che le parole di una delle vittime (“Giuseppe non dico niente a nessuno”) e poi il rumore di oggetti pesanti trascinati al suolo, forse proprio i corpi delle vittime, chiusi in due grossi sacchi e occultati sotto cumuli di tubi irrigui.
Leggi tutto l’articolo Duplice omicidio Cirillo, in aula la discussione delle parti civili
www.foggiatoday.it è stato pubblicato il 2024-09-29 13:25:00 da
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