Ci sono diversi elementi che non tornano agli investigatori in merito alla morte di Maria Cristina Pugliese, trovata morta nel bagno della propria abitazione nel tardo pomeriggio della scorsa domenica, 1 dicembre, a Caldiero, in provincia di Verona.
Il primo a essere stato iscritto nel registro degli indagati dalla Procura risulta essere il compagno Marco Cristofori: è stato proprio lui a a dare l’allarme ai carabinieri dopo aver trovato il corpo senza vita della 27enne, nata a Marina di Gioiosa Jonica ma da 24 anni residente in Veneto.
Secondo la versione data da Cristofori, 40 anni, la fidanzata, madre di una bambina di cinque anni, avrebbe usato il tubo flessibile della doccia per impiccarsi. Ma la famiglia respinge categoricamente l’ipotesi che Maria Cristina Pugliese abbia voluto togliersi la vita.
L’abitazione, una porzione di villette a schiera, è finita sotto sequestro mentre il corpo di Cristina Pugliese è stato trasferito all’istituto di medicina legale di Borgo Roma a Verona. Saranno gli esiti dell’autopsia a dire che cosa esattamente sia successo.
La coppia era andata a convivere nella casa dell’uomo dalla scorsa estate ed era stata sentita discutere recentemente da alcuni vicini. Ci sarebbero alcuni dettagli all’interno dell’appartamento che non combaciano con la versione del suicidio fornita dall’uomo.
La famiglia della ragazza non crede alla versione data dal compagno e si è affidata ad un legale: “Mia figlia non può essersi ammazzata. L’hanno trovata in bagno con il tubo della doccia avvolto attorno al collo, ma lei non l’avrebbe mai fatta una cosa del genere”, ha affermato la madre.
La cronaca locale riporta anche le parole del fratello di Maria Cristina. Nel suo racconto trapelano i buchi che gli investigatori stanno cercando di colmare: “Domenica mattina”, ha raccontato Rocco Pugliese “ho ricevuto un messaggio di Marco Cristofori, il compagno di mia sorella che io non avevo mai voluto conoscere: mi chiedeva se l’avevo vista. Mi è sembrato strano, non ci frequentavamo. Cristina di solito passava a trovarmi in officina qualche mattina, mai con Marco”.
Maria Cristina svolgeva due lavori, come commessa alla Lidl di Arcole, in un paese dell’est veronese e saltuariamente come barista proprio a Caldiero. Sembra che l’amore con Marco fosse nato proprio al bancone del bar.
“Marco quella mattina aveva mandato un messaggio anche all’ex compagno di Cristina, altrettanto inusuale – continua il racconto del fratello della vittima – Così ho cominciato a preoccuparmi davvero. Ho cercato di contattarla varie volte durante la giornata e poi alla sera, dopo che non mi rispondeva più nessuno, nemmeno Marco, con papà siamo andati a cercarla a casa, a Caldiero”.
A quel punto la scoperta della tragedia: “Ci siamo trovati davanti ai lampeggianti, ai militari. Non ci lasciavano entrare”. Rocco, riporta sempre l’Arena, chiedeva informazioni a chi usciva dall’abitazione e un pezzo alla volta si è fatto un’idea. “Abbiamo saputo che c’era stata una lite davanti al bowling del paese quel sabato sera. Che la borsetta di Cristina è rimasta nell’auto di Marco. Che in casa c’era un tavolino rotto. E poi, mi domando, come ha fatto a strangolarsi da sola con il tubo della doccia? È impossibile. Oltretutto, davvero, lei un gesto simile non l’avrebbe mai compiuto”.
www.rainews.it è stato pubblicato il 2024-12-04 14:03:00 da
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