Il ‘caso Galvagno’ e la Sicilia che va cambiata

Il ‘caso Galvagno’ e la Sicilia che va cambiata


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Mentre ci avviciniamo all’anniversario del sacrificio di Paolo Borsellino e della sua scorta – un martirio consapevole, nel nome del coraggio e della libertà, come quello di Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, degli agenti in servizio per la tutela e tanti altri – viene addosso l’immagine di una Sicilia che ha ancora bisogno di essere liberata da se stessa.

Da anni, ormai, con il dettaglio di nuovi particolari, la cronaca mostra gli inquietanti riflessi di una terra in attesa della sua redenzione incompiuta, incatenata a vecchi riti, nonostante gli eroismi e l’impegno.

Anche nelle parole, nelle voci, negli atteggiamenti dello sviluppo narrativo intorno all’inchiesta per corruzione che chiama in causa il presidente dell’Ars, Gaetano Galvagno, emerge il riflesso di qualcosa, oltre gli eventuali profili penali, su cui ragionare.

L’appartenenza, il filo conduttore

L’appartenenza sembra essere il filo conduttore di una storia di relazioni, privilegi, e favori. Non sappiamo – sempre va ribadito – quale sarà l’epilogo giudiziario. Non tutto, però, può limitarsi al puntuale resoconto delle accuse, delle difese e delle indagini. Ci sono mondi in azione e ci appartengono.

La stessa seduta dell’Ars di martedì scorso ha offerto la rappresentazione di un dibattito ‘surreale’, soprattutto modulato in punta di diritto, con labilissimi accenni al cuore morale della questione. Si è palesato una sorta di spirito, salvo alcune eccezioni, orientato alla protezione e all’auto conservazione. Né sono mancate risibili frecciatine alla stampa.

Come se l’unico elemento essenziale fosse asserragliarsi, codice di procedura alla mano, ribadendo il dogma dell’inviolabilità, sovrapponendo la dignità dell’istituzione e l’interesse alla salvaguardia dei suoi componenti.

Onnipotenti e servi della gleba

Troppo spesso, da tempo, spunta la penombra di una Sicilia di onnipotenti e servi della gleba. I primi fanno e disfano. Tengono stretti i fili della rete cucita a presidio di un potere. Dispongono di mezzi e occasioni. Orientano il corso delle cose. Si percepiscono quasi invulnerabili, fino a prova contraria.

I secondi, invece, vanno avanti con zappa e sudore, cercando di aggrapparsi a ogni opportunità rinvenibile nella tavola degli onnipotenti. Sono i professionisti della briciola. Sanno di avere un destino legato ai signori e ai loro capricci. Accettano l’effimero corso di un servaggio, perché: finché dura, come si sa, è fortuna…

E noi – in questa terra tutta da cambiare – ripensiamo, con affettuosa gratitudine, al sorriso dolce-ironico del dottore Borsellino, nell’approssimarsi dell’anniversario della strage di via D’Amelio.

A Paolo Borsellino pensiamo che visse e morì ‘per il fresco profumo della libertà’. Ma quanto sembra lontana la Sicilia che sognava.

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livesicilia.it è stato pubblicato il 2025-07-06 06:00:00 da Roberto Puglisi


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