LECCE – «Ho visto spesso in televisione le partite del Lecce, compresa quella di sabato sul terreno della Juventus. I giallorossi hanno iniziato malissimo il match, ma poi hanno avuto il merito di restare in partita sino alla fine, riaprendola in extremis. Perdere per 2-1 contro i bianconeri ci sta ma, da come vedo le cose dall’esterno, mi sembra che alla formazione salentina faccia difetto quella rabbia agonistica che spinge, a volte, oltre i propri limiti. Baschirotto e compagni dimostrano attaccamento alla maglia, dedizione alla causa e massimo impegno. Sudano sempre la casacca che indossano. Ma nel calcio, quando si affrontano avversari superiori dal punto di vista tecnico o quando si attraversano dei periodi di difficoltà, occorre metterci qualcosa di più in termini di “garra”, come sono soliti definirla gli argentini. Tutto ciò era fondamentale ai miei tempi, ma ritengo che valga pure oggi, nonostante il nostro sport sia cambiato di parecchio».
A parlare è Stefano Di Chiara, che ha militato nel Lecce dall’annata 1983/1984 a quella 1986/1987, contribuendo alla prima storica promozione in A, torneo nel quale si è poi cimentato, sempre in giallorosso. L’ex difensore ha lavorato nel Como come allenatore, da febbraio ad ottobre 2009, guidando la squadra alla promozione in Lega Pro Prima divisione, salvo terminare anzitempo l’avventura nella stagione seguente. Pertanto, è un doppio ex dei salentini e dei lariani, che si sfideranno sabato, alle 15, al «Via del Mare».
«In A, il Lecce ha dovuto sempre soffrire – prosegue Stefano Di Chiara, che in giallorosso ha avuto quale compagno di team il fratello minore Alberto -. Quindi non si tratta di una novità. I tifosi lo sanno. Il mio auspicio è che alla fine del campionato, si possa fare festa per una permanenza che sarebbe storica. Per riuscirci, però, negli ultimi sei match, servirà maggiore furore agonistico. Quello stesso che mi sembra animi il centravanti Krstovic che, non a caso, è il vero uomo simbolo dell’organico. In un collettivo occorrono dei leader tecnici, ma anche dei leader caratteriali, che sono quelli che suonano la carica, che trascinano i compagni, che vanno dall’avversario a muso duro quando si tratta di difendere gli altri. Contro il Como, se il parametro che deciderà la sfida sarà la cifra tecnica, allora saranno dolori, in quanto i lariani vantano qualità di primo piano. È per questo che bisognerà spostare la gara su binari del tutto differenti, quelli del temperamento».
Il più «anziano» dei fratelli Di Chiara, vorrebbe qualcosa di più anche dal trainer Marco Giampaolo: «Probabilmente sono legato ad un calcio che non c’è più, ma il mio prototipo di allenatore resta Fascetti oppure Mazzone. Non mi riferisco agli aspetti tattici, che si evolvono. Penso a come erano bravi a caricare ciascun singolo giocatore. Lo facevano durante la settimana, nello spogliatoio, durante ogni incontro. Al Lecce attuale servirebbe una dose di cattiveria agonistica trasmessa anche dalla panchina».
Mentre i giallorossi sono reduci dalla sconfitta patita allo «Stadium», contro la Juventus, il Como viene dal successo interno per 1-0 contro il Torino: «Battendo i granata i lariani oramai si sono messi del tutto al sicuro. Mi auguro che si presentino nel Salento un tantino appagati. Fabregas è un trainer bravo e preparato, che ha a disposizione un gruppo di spessore tecnico. La società è ricchissima e la piazza è di quelle tranquille, che permettono di lavorare bene. Ma al Lecce queste valutazioni non devono interessare. Per salvarsi, in certi match bisogna fare capire ai rivali di essere pronti a tutto pur di conquistare tre punti che sono vitali. D’altro canto, il numero delle partite da disputare diminuisce e di opportunità per mettere fieno in cascina non ce ne sono tante».
Stefano Di Chiara si aspetta un Via del Mare incandescente: «I tifosi salentini non si sono mai tirati indietro. Nelle sfide casalinghe sugli spalti si sono assiepati sempre almeno 25.000 spettatori (per sabato, in vendita sono stati messi i biglietti relativi ai posti a ridotta visibilità perché gli altri sono esauriti, ndc). In trasferta, i giallorossi hanno potuto contare ovunque su un settore ospiti stracolmo. Chi ama il Lecce chiede di vivere una giornata memorabile, nella quale riassaporare il gusto del successo dopo nove turni di astinenza. Non ho alcun dubbio circa il fatto che lo stadio sarà una bolgia. Il resto dovranno farlo i calciatori che scenderanno in campo, dal primo minuto come a gara in corso, mettendoci ardore, spirito indomito».
www.lagazzettadelmezzogiorno.it è stato pubblicato il 2025-04-16 13:07:19 da
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