La premier a Gedda: “Non credo che il rinvio a giudizio sia motivo di dimissione, nessuna lezione dalle opposizioni”
26 Gennaio 2025
Il rinvio a giudizio per Daniela Santanchè è stato deciso dal tribunale di Milano venerdì 17 gennaio. Più di una settimana dopo, da Gedda, prima di salire a bordo della nave scuola Amerigo Vespucci, Giorgia Meloni dice la sua su quello che sarà, o dovrebbe essere, il futuro prossimo della ministra del Turismo. La premier intende sin da subito “sgomberare il campo” dalle troppe ricostruzioni lette: “Non c’è nessun braccio di ferro, non c’è preoccupazione, non c’è un imbarazzo che addirittura mi porterebbe a non presentarmi in Cdm, a spostare la data della mia visita in Arabia saudita per non incontrare il ministro Santanchè. C’è una riflessione che deve tenere conto del quadro generale, in un clima assolutamente sereno. Io non credo che un semplice rinvio a giudizio sia esso stesso motivo di dimissione. Penso anche che il ministro Santanchè stia lavorando ottimamente”, esordisce. La vicenda, però, non è chiusa ed è la stessa leader di FdI ad ammettere che una riflessione è in corso e che lei per prima non ha “le idee chiare” sul da farsi. “La valutazione che va fatta”, spiega, è quanto il rinvio a giudizio, il processo e tutto quello che ne seguirà “possa impattare sul lavoro di ministro” di Santanchè. “È questa la valutazione che va fatta con il ministro Santanchè e che anzi forse deve fare soprattutto lei ed è quello su cui io attualmente non ho le idee chiare”, è la sottolineatura di Meloni che dice di voler incontrare la titolare del Turismo nei prossimi giorni e di non averlo fatto perché “non era una priorità rispetto alle cose delle quali mi sto occupando”.
“Opposizioni garantiste con la sinistra, giustizialiste con la destra”
“Sicuramente parlerò con Daniela“, dice allora, prima di passare ad altro, non dimenticando, però, di replicare a suo modo al “can-can” delle opposizioni: “Essere garantisti con la sinistra e giustizialisti con la destra anche no – attacca – Io ho Giuseppe Conte che mi dice che devo far dimettere un ministro che non è mai stato condannato quando ha un vicepresidente del partito condannato in via definitiva, ho Elly Schlein che invoca le dimissioni di Santanchè ma non chiede quelle del vicepresidente della provincia di Salerno agli arresti domiciliari per corruzione. Ecco, diciamo che le lezioni da questi pulpiti anche no…”, taglia corto.
“Su Almasri non ho deciso io”
Meloni utilizza l’incontro con i giornalisti a Gedda anche per rispondere sul caso Almasri. Da giorni le opposizioni chiedono la sua presenza in Parlamento per spiegare la scarcerazione e il ritorno a casa, su volo di Stato, del generale libico accusato di crimini di guerra e contro l’umanità. “Non parliamo di un trafficante di uomini“, dice chiaro subito, ribadendo che la sua liberazione “non è stata una scelta del Governo” ma una disposizione della Corte di Appello di Roma. “Quello che il Governo sceglie di fare, invece, di fronte a un soggetto pericoloso per la nostra sicurezza è espellerlo immediatamente dal territorio nazionale”, rivendica, sottolineando come l’utilizzo di un volo di Stato sia “una prassi consolidata” quando si tratta “di rimpatriare soggetti pericolosi”. Quanto alla richiesta di spiegazioni arrivata a Roma dalla Cpi, Meloni replica a muso duro: “La Corte chiede chiarimenti, manderemo i chiarimenti, ma ne chiederemo a nostra volta perché credo che anche la Cpi deve chiarire perché la procura ci ha messo mesi a spiccare questo mandato di arresto e che sia stato spiccato quando aveva già attraversato due o tre nazioni europee e aveva lasciato la Germania per venire verso l’Italia. Speriamo che su questo che tutte le altre forze politiche vogliano darci una mano”, aggiunge. La premier sale poi sulla Vespucci e saluta l’equipaggio: “L’Italia è come questa nave, se ognuno non fa la propria parte al proprio posto non si può più navigare. E non si può navigare quando il mare è tempestoso“, dice, lanciando un appello che sembra essere rivolto sì ai suoi, ma anche alle opposizioni.
Conte: “Ecco l’amichettismo di Meloni”
Gli avversari, però, non mollano la presa: “Ecco l’amichettismo di Meloni“, tuona dal Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte che accusa la premier di essersi ormai integrata “nel sistema dei privilegi di casta”. Parla invece di “bugie offensive” su Almasri Angelo Bonelli, che accusa la leader FdI di “difendere l’indifendibile” sul caso Santanchè. Si schiera dalla parte della ministra senza se e senza ma, invece, Matteo Salvini: “Ribadisco che in Italia si è colpevoli se condannati, non se indagati, sospettati, rinviati a giudizio o sputtanati. Per quel che mi riguarda dovrebbe continuare a fare il suo lavoro“.
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www.lapresse.it è stato pubblicato il 2025-01-26 07:24:10 da LaPresse
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