migranti al cimitero, la Scuola di Pace al sindaco “Ha guardato queste persone negli occhi?” – Sanremonews.it

migranti al cimitero, la Scuola di Pace al sindaco “Ha guardato queste persone negli occhi?” – Sanremonews.it

migranti al cimitero, la Scuola di Pace al sindaco “Ha guardato queste persone negli occhi?” – Sanremonews.it



“Abbiamo letto, con grande disappunto, che lei ha assunto delle guardie armate allo scopo di rendere più sicuro il cimitero di Ventimiglia, impedendo l’accesso, con l’uso della forza, a delle persone che un’unica colpa hanno: essere nate nel posto sbagliato, al momento sbagliato. E che per questo, sono partite, in cerca di quello giusto in cui poter vivere dignitosamente, al pari di noi”.

Inizia così la lettera ‘aperta’ della Scuola di Pace al Sindaco, Flavio Di Muro. “Si sono trovati a Ventimiglia – prosegue – chiedendo aiuto, comprensione e solidarietà. Invece noi… ‘Perché non state a abitazione vostra, ve lo diciamo per il vostro bene, non vedete che fine fate in mare, abbiamo già i nostri problemi, noi, che mica veniamo da voi a farceli risolvere, toglietevi dai piedi altrimenti…’. Detto fatto, è arrivato lei signor sindaco, che, con questo provvedimento costoso e inefficace, pensa di garantire maggiore sicurezza a coloro che l’hanno votata. E alle persone, che, scacciate dalla città, dai vivi, hanno trovato ristoro tra i decessi, lei, in qualità di primo cittadino, con precisi doveri istituzionali e costituzionali nei confronti degli stranieri, tutti, cosa pensa di offrire, in alternativa al cimitero?”

“Ha guardato queste persone negli occhi prima di adottare un tale provvedimento? Ha provato a vivere la loro disperazione, per le atrocità che hanno subito prima di approdare da noi, ma, soprattutto per il vedersi rifiutati e colpevolizzati da chi avrebbe la possibilità di offrire loro una migliore prospettiva di vita, arricchendosi, a sua volta, di nuova umanità? In qualità di primo cittadino, ha offerto e doverosamente garantito, a questi poveri, disperati esseri umani, una degna sistemazione, in cui rifocillarsi, riposare, soddisfare le primarie necessità, recuperare le energie necessarie per riprendere il faticoso e impervio cammino della speranza?”

“Una cosa è certa – termina la lettera – non è con la forza che convinceremo i migranti, che nessuna prospettiva hanno, ad andarsene. No, loro continueranno a vagare per la città, in cerca di un riparo, un nascondiglio, un po’di umana comprensione. Perché, chi è sfuggito a guerre, carestie e non ha nulla più, nulla ha da perdere, e al nulla si aggrappa… e quel nulla siamo noi, la nostra società, egoista, indifferente, che ha tutto quello che loro non hanno, ai quali, prima o poi, di sicuro, dovrà restituire il maltolto. Perciò, noi la preghiamo di riflettere attentamente su questa sua scelta disumana, e la invitiamo a tornare indietro, offrendole il nostro contributo a cercare insieme, noi che siamo i primi, un modo onesto per aiutare gli ultimi a essere beati”.





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