Omicidio Trotta a Vieste, in aula la lettera di perdono del collaboratore Gianluigi Troiano

Omicidio Trotta a Vieste, in aula la lettera di perdono del collaboratore Gianluigi Troiano



Omicidio Trotta a Vieste, in aula la lettera di perdono del collaboratore Gianluigi Troiano

Ancora una lettera, vergata a mano dal collaboratore di giustizia Gianluigi Troiano, imputato insieme al sanseverese Angelo Bonsanto (libero per questa causa), nel processo per l’omicidio di Omar Trotta, 31enne viestano, assassinato il 27 luglio di otto anni fa, nel suo ristorante a Vieste, davanti alla compagna e alla figlioletta di pochi mesi.

Il processo è in corso dinanzi alla Corte d’Assise di Foggia (presidente Mario Talani) e vede imputati Troiano, ex braccio destro di Marco Raduano, nel ruolo di ‘basista’, e il sanseverese Angelo Bonsanto, ritenuto uno dei killer. Una ricostruzione resa e confermata da più collaboratori di giustizia, tra cui gli stessi Radauno e Troiano (continua  a leggere).

Nell’ultima missiva, fatta pervenire questa mattina in aula, Troiano si rivolge alla vedova Trotta e alla figlia per chiedere pubblicamente perdono: “Non ci sono parole per farmi perdonare e chiederti scusa, per quello che ho fatto sia a te che alla tua piccola, a tutta la comunità di Vieste e alla famiglia di Omar”, si legge in un passaggio.

“Non sono due righe che possono riparare i danni da me fatti. Ho chiesto scusa a Gesù Cristo per tutto il male che ho fatto e me ne pento amaramente. Sono fiducioso nella giustizia e voglio pagare per tutti gli errori fatti in questi ultimi 15 anni e spero che un giorno, non tanto lontano, potrete perdonarmi”, aggiunge.

La lettera è stata mostrata alle parti – pubblica accusa (pm Ettore Cardinali della DDA di Bari), patroni di parte civile (avv.ti Gildo Russo e Michele Fusillo) e della difesa di Bonsanto (avv. Luigi Marinelli) – e successivamente acquisita nel fascicolo dibattimentale. Nella passata udienza, in particolare, nella ricostruzione fatta da Troiano della pianificazione e della esecuzione dell’agguato, era emersa la consapevolezza dell’imputato della presenza nel ristorante della compagna e della figlioletta della vittima designata. E in particolare che quest’ultima fosse seduta al tavolo proprio accanto all’obiettivo da colpire. 

Il processo è poi proseguito come da programma: benché fosse previsto l’ascolto di cinque testi (uno dei quali assente), le parti hanno deciso di comune accordo di acquisire una serie di documenti e verbali sui temi oggetto del processo. Per un solo teste, la difesa di Angelo Bonsanto (avvocato Luigi Marinelli) ha proceduto ad esame diretto. A rispondere alle domande un ufficiale dell’Arma, definito dal legale la “memoria storica” delle ultime operazioni messe a segno sul territorio.

Il teste ha fornito un elenco puntuale delle indagini e operazioni che hanno visto Angelo Bonsanto attenzionato, indagato o addirittura condannato.  Alcuni casi hanno messo in evidenza legami dell’imputato con soggetti vicini al clan Moretti, una delle tre decisive ‘batterie’ della Società. Sempre nel corso di queste indagini è emerso, in più di una occasione, che Bonsanto avesse disponibilità di più utenze telefoniche (in un blitz in cui fu coinvolto furono sequestrati 90 cellulari per uso ‘punto punto’, ovvero utilizzati per comunicazioni dedicate).

Il processo proseguirà con l’ascolto di altri investigatori e in particolare gli uomini del Ros che si sono avvicendati nel corso delle indagini. Il fatto di sangue, lo ricordiamo, si inserisce nella guerra di mafia, in corso a Vieste, dal gennaio 2015, per il controllo dei traffici di droga, e che, in una manciata di anni, ha registrato una decina di vittime, tutte giovanissime.

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www.foggiatoday.it è stato pubblicato il 2025-05-16 15:28:00 da


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