Repliche di Gianni Melilla ad Anna Finocchiaro

Repliche di Gianni Melilla ad Anna Finocchiaro




Risposta Finocchiaro a Interrogazione Melilla su interventi per un adeguato stanziamento di risorse a favore dei comuni dell’Appenino centrale colpiti dagli eventi sismici e dalla recente ondata di maltempo e iniziative di competenza volte a verificare eventuali responsabilità con riferimento alla disattivazione delle utenze elettriche (Melilla – SI-SEL)

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  1. Signora Ministra, al di là della sua cortesia non posso dichiarare la
    mia soddisfazione. Le misure annunciate sono insufficienti; ci si affida
    ancora troppo alla generosità del sistema della Protezione civile e del
    volontariato. Invece, occorre ripensare alle scelte sbagliate assunte
    negli ultimi anni, come quella di togliere risorse ai comuni e alle
    province. I «piani neve» delle province non possono essere gestiti con
    un personale più che dimezzato e con spazzaneve e turbine del tutto insufficienti. Sono
    stati lasciati soli migliaia di sindaci e di consiglieri comunali, la
    vera ossatura democratica dell'Italia dopo la scomparsa dei partiti,
    soprattutto nei piccoli comuni di montagna e di alta collina
    dell'Appennino, e qualche sciacallo in tv o sui grandi giornali se la
    prende con qualche povero sindaco accusandolo anche dei ritardi nei
    soccorsi. Vanno pagate subito le spese straordinarie che i comuni hanno
    assunto nell'emergenza.

      Non sono stati invece disturbati, in questi anni, i nuovi padroni
    dell'ENEL, che hanno pensato ai loro profitti piuttosto che al
    miglioramento del servizio elettrico. La gloriosa ENEL con la
    nazionalizzazione degli anni Sessanta portò la luce nelle più sperdute
    frazioni. Allora le riforme erano riforme, perché miglioravano la vita
    dei cittadini; oggi l'ENEL, privatizzata e divisa tra Terna ed ENEL, sta
    distruggendo quel grande patrimonio produttivo, occupazionale e
    sociale. Per giorni e giorni 200 mila cittadini – e ancora adesso alcune
    migliaia – sono stati senza luce, riscaldamento ed acqua calda e c’è
    chi è morto di freddo, di ipotermia e di avvelenamento per l'ossido di
    carbonio. Sono morti per andare a prendere il combustibile per i gruppi
    elettrogeni. Dunque, voglio portare in quest'Aula il grido di dolore del
    popolo dell'Appennino.