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Nota – Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di AnconaToday
ANCONA – Da Andrea Raschia, ex sindacalista con il ruolo di segretario della Funzione pubblica Cgil Ancona e Marche, riceviamo e pubblichiamo: «AnconaToday dà notizia di un interessante confronto “Sguardi sulle Marche”, presente il segretario nazionale Cisl col Magnifico Rettore Gregori, ormai ai saluti. Sguardo a tinte fosche, a giudicare dai dati squadernati. Non proprio primizie, a dire il vero: più occupati, ma più poveri. Più laureati ma più fughe all’estero. Crollano gli stipendi e si moltiplicano i precari. “Eppure l’occupazione cresce” ci si meraviglia… Evidentemente si fa fatica a comprendere quanto avviene. E non certo da oggi. Perché i salari vivono questa situazione? Perché qualcuno dovrà pur pagarlo il conto, no? Nelle Marche salari ancor più bassi, così come i redditi, sotto la media nazionale. E i lavoratori in condizione di povertà assoluta più numerosi rispetto al resto del Paese. Per non dire del dato demografico. Una tragedia: in dieci anni spariti 65mila residenti, praticamente una città come Fano. È in questo quadro che i marchigiani saranno chiamati presto alle urne. Il Presidente Acquaroli, in grave imbarazzo, si immagina, firmerà a breve il decreto per convocare i comizi elettorali. Quadro che dovrebbe far riflettere, seriamente, e soprattutto consigliare le energie sane a dare un colpo d’ala per reagire con determinazione, rigore e concretezza. Invece: “Il vero tema è la produttività”, si limita ad affermare il Rettore Gregori. Da buon padrone di casa non intende disturbare l’ospite/manovratore. Fa eco il segretario Cisl per ribadire la proposta di “patto sociale che lega salari a produttività”. Con questi chiari di luna peggio che andar di notte. Colpisce la completa assenza di un’analisi di contesto.
Casualmente ho sotto gli occhi un saggio assai datato. Walter Cerfeda, presidente Ires Cgil Marche, un lustro fa osservava: «la crisi delle Marche è il portato di classi dirigenti non in grado di leggere per tempo i fattori di cambiamento, esponendo la nostra gente a duri colpi. Il disastro delle zone interne dopo l’evento del sisma presenta il conto di enormi ritardi sull’emergenza. Oltre all’assordante silenzio sulla prospettiva. I ritardi generano malessere e sfiducia crescenti, ma sono i silenzi che rischiano di provocare danni ancor più gravi e drammatici. In primo luogo, abbandono e rassegnazione: in quelle terre sarà davvero possibile avere un domani produttivo e sociale? L’abbandono progressivo di un territorio, già fragile, prenota un futuro prossimo di dissesti idrogeologici dalle conseguenze incalcolabili. Si può far fronte? Sì. Si sta facendo abbastanza? No». Poi era toccato al prof. Mauro Gallegati esprimere un punto di vista sulla natura della crisi, in particolare sui limiti del modello di sviluppo marchigiano, con le possibili prospettive e traiettorie. Lo sforzo di intellettuali di questo calibro avrebbe dovuto spingere a misurarsi con l’urgenza di approcci diversi e sollecitare la politica regionale e nazionale a prendere in esame i necessari cambiamenti di paradigma. Invece? Nulla è cambiato, solo allo sfruttamento del lavoro non si pone mai fine. Tutta colpa della produttività. Recita il leitmotiv…
L’Istat certifica livelli bassi di disoccupazione. Dato positivo che si scontra però con la produttività del lavoro in calo a fronte di un significativo aumento delle ore lavorate. Paradosso, secondo alcuni istituti, legato alla significativa dei salari reali. Circostanza che ha reso il lavoro più conveniente rispetto ad altri fattori di produzione (energia salita vertiginosamente), spingendo le imprese ad assumere contribuendo all’incremento dell’occupazione. Mentre la flessione della produttività è attribuibile a fattori di natura ciclica, in particolare all’effetto di sostituzione degli input di produzione (lavoro senza investimenti). Calo di produttività che determina un circolo vizioso per la dinamica salariale, destinato ad affossarsi sempre più. In Italia, e nelle Marche.
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Fenomeno recente? È dall’inizio degli anni ’90 che i salari sono pressoché esclusi dagli incrementi di produttività e a malapena hanno recuperato sull’aumento dei prezzi. Domanda: se la bassa produttività pesa sui salari, l’effetto sui profitti? Sorpresa: nel frattempo i profitti hanno aumentato la loro quota sul reddito di oltre dieci punti. È evidente che siamo tutti condizionati da un modello di sviluppo, quel neoliberismo che ha profondamente inciso nel complesso delle relazioni umane, oltre che nell’economia, nella società, nel sentire comune. Tanto è vero che tutto continua come prima, più di prima. Senza il benché minimo tentativo di una riflessione critica. Guai a contraddire il pensiero unico. Un luogo comune pesa come un macigno sulla vita di persone inconsapevoli. Vittime del mantra: produttività è benessere. La ricerca del benessere non è il fine, l’obiettivo del sistema, tutt’altro che orientato verso la soddisfazione umana. No. Al contrario è il sistema stesso. Quello che arricchisce pochi, impoverisce molti, avvelena tutti e ci accompagna verso la distruzione. Siamo prigionieri del modello di sviluppo: consumismo sfrenato, sostenuto da un’economia di rapina che depreda le risorse del pianeta, a scapito dell’intera umanità. Si produce e si spreca. Per il mercato innanzitutto. Si muore di eccessi ed abbondanza, mentre moltitudini vivono carestie, ridotti alla fame e alla sete. “Dobbiamo imboccare una direzione consapevole e democratica, non autoritaria, non repressiva, dei processi economici e sociali con il fine di uno sviluppo equilibrato, della giustizia sociale e di una crescita del livello culturale di tutta l’umanità”. Ecco qual è il compito oggi per una moderna sinistra: sviluppare e adeguare un pensiero nuovo, per contrastare la vera rivoluzione attuata in questi anni dal Neoliberismo. Usciamo dall’angolo ove siamo accucciati, subalterni, da troppo tempo. Ecco la vera innovazione.
www.anconatoday.it è stato pubblicato il 2025-07-11 12:24:00 da

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