GROSSETO. Era in giro per la sua proprietà nelle campagne che fiancheggiano la strada provinciale Castiglionese, verso l’isola Clodia. Un gambero rosso, di grandi dimensioni.
C’è sempre da fare in campagna tra un lavoretto e l’altro. E quando il proprietario della casa sta per tornare nella rimessa a riporre gli attrezzi e girato l’angolo si trova lui davanti, in assetto decisamente d’attacco.
Il grosso gambero rosso mostra le chele, pronto a mordere pur di difendersi; sulle prime non sa nemmeno di preciso cosa fare, tranne che scattargli una foto. Poi decide di recuperarlo con un secchio e un bastone fino a ributtarlo nel piccolo corso d’acqua che scorre al di là della strada e che sfocia poi verso la Diaccia Botrona.
Si tratta del più conosciuto gambero killer della Louisiana il cui nome scientifico è Procambarus clarkii, un altro animale importato dall’America esattamente come il granchio blu. Purtroppo la sua presenza risale già al 2012, quindi più di vent’anni fa; l’animale è quindi oramai insediato nei fossi e nei fiumi di tutto il centro e sud Italia dove ha trovato un habitat favorevole alla riproduzione. A quanto pare sono animali originari del sud America e sono stati volutamente importati per un tentativo di commercializzazione a scopo alimentare. In Italia arrivò in Toscana dalla Louisiana in seguito all’interesse di un’azienda di Massarosa, vicino al Lago di Massaciuccoli sebbene non l’idea pare che non sia stata vincente.
Quello che merita invece chiarire è che la storia che voleva il granchio blu arrivato con con le stive delle navi da carico, non è affatto vera. Questi animali, che poi sono evidentemente sfuggiti al controllo di coloro che li hanno fatti arrivare da noi, sono quindi la conseguenza di un ricercato e consapevole business oltretutto sembra mai decollato, ma che purtroppo ne ha provocato la presenza con le conseguenze che da essa derivano, come per esempio il mettere a rischio la biodiversità acquatica arrecando danni agli argini perché scava tane profonde fino ad 1,5 metri.
Non solo, a detta di alcuni esperti naturalisti assisteremo ad ulteriore calo di alcune specie anfibie, come rane, rospi, raganelle, ma anche di libellule, perché i gamberi della Louisiana si nutrono anche di larve e di uova, bloccando, di fatto, il ciclo della riproduzione”.
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