Dopo la giunta e la commissione, ora anche il consiglio regionale ha detto “sì”: dal 1° settembre Alisa diventerà ‘Liguria Salute’.
La Liguria dice così addio all’azienda di governance della sanità regionale voluta dall’amministrazione di Giovanni Toti nel 2016, poi diventata con il passare degli anni l’emblema di quel ‘carrozzone’ sanitario criticato da più parti da Sarzana a Ventimiglia.
Il Disegno di Legge 69 è passato con i voti favorevoli della maggioranza e il “no” delle opposizioni dopo una intera giornata di discussione in aula tra le critiche delle minoranze che, come più volte emerso durante la campagna elettorale per le regionali, avevano richiesto la chiusura di Alisa e non la sua trasformazione.
Per contro, l’amministrazione regionale del presidente Marco Bucci ha parlato di un risparmio di circa sette milioni di euro, fondi che saranno poi reinvestiti nel sistema sanitario regionale.
Attualmente, lo ricordiamo, Alisa costa alla regione 12 milioni di euro all’anno: 7 milioni per il personale dipendente, circa 800 mila euro per la direzione strategica, quasi 4 milioni per i costi di funzionamento.
Stando a quanto dichiarato dai vertici della sanità regionale, ‘Liguria Salute’ costerà poco meno di 5 milioni di euro: 2,3 per il personale, la direzione strategica vedrà un’unica figura, e i costi di funzionamento passeranno da 4 a 2 milioni di euro.
La sua governance sarà composta da un direttore generale, scelto dall’amministrazione regionale dall’elenco degli idonei, e dal collegio sindacale. Le altre figure non ci saranno più.
Dure le critiche da parte delle opposizioni, con il Partito Democratico che, per voce del consigliere Enrico Ioculano, ha parlato di “fallimento delle politiche sanitarie del centrodestra” e di Alisa come il “simbolo di questo fallimento”.
“La giunta Bucci ha scelto la scorciatoia più facile – ha aggiunto il consigliere del Pd – ritoccare Alisa, crearne un surrogato, senza avere il coraggio di mettere mano al sistema nel suo insieme. Hanno cambiato la forma, ma non la sostanza: hanno creato un nuovo contenitore, evitando di affrontare i nodi strutturali: la distribuzione delle responsabilità, il ruolo delle ASL, la vera programmazione dei servizi”.
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