«Lo sport non significa solo cosa ottieni ma come lo raggiungi»



«L’episodio del 29 settembre accaduto sul campo della Besurica – durante la partita di calcio tra Besurica e Audax Calcio Libertas nella terza giornata “Allievi interprovinciali under 16” – dovrebbe far riflettere tutti sulle caratteristiche della nostra società contemporanea, la funzione dello sport, la missione delle società sportive, il controllo e indirizzo delle Amministrazioni pubbliche. Il calcio è sport popolare per definizione ed è normale che presenti al suo interno uno spaccato sociale, con tutte le sue criticità». Inizia così la riflessione dell’assessore allo Sport, Mario Dadati a seguito della rissa tra alcuni giocatori giovanissimi e del ferimento di due 15enni.

«Che il mondo giovanile sia fragile è un dato di fatto, che la gestione della frustrazione sia di difficile attuazione è una certezza, che la violenza (di ogni tipo) sia la risposta più facile e immediata è purtroppo di fronte ai nostri occhi quotidianamente. Come disinnescare questo meccanismo? Come farsi portatori di valori attraverso la pratica sportiva? Come gestire con equilibrio le vittorie e le sconfitte?».

«L’azione più importante sarebbe quella di pensare al risultato come conseguenza di una serie di comportamenti e non come unico obiettivo della prestazione. Come a scuola bisognerebbe dare maggiore importanza al percorso fatto dallo studente (ognuno dei quali è diverso da tutti gli altri) e meno al risultato delle verifiche, così nello sport l’allenatore dovrebbe valutare la prestazione dei propri atleti (di conseguenza della squadra) attraverso il comportamento in campo e non al risultato conseguito. E nel termine “comportamento” comprendiamo aspetti tecnici, tattici, strategici, fisici, atletici, cognitivi, attitudinali».

«Dovrebbe passare il messaggio culturale che lo sport non significa solo cosa ottieni ma come lo raggiungi. Bisognerebbe osservare atteggiamento e comportamento dei giocatori in campo, ma anche in tribuna, negli spogliatoi, in casa, nel tempo libero, a scuola. Perché tutti possono essere giocatori ma non tutti possono essere buoni sportivi».

«Quante società sportive sono consapevoli della loro funzione sociale? Quante società sportive antepongono gli aspetti valoriali a quelli agonistici? Quante società si comportano coerentemente rispetto ai valori identitari? Quante società si impegnano quotidianamente per condividere i propri valori con tutte le persone coinvolte (giocatori, allenatori, dirigenti, accompagnatori, genitori, volontari eccetera)?».

«Il carico di responsabilità in capo alle società e alle associazioni sportive è sicuramente pesante ma è arrivato il tempo di definire le priorità. Ed episodi come questo ne sono la prova. Chi pensa di poter proseguire il proprio progetto sportivo abdicando alla funzione educativa dello sport e senza farsi carico della grande responsabilità che riveste nella tenuta della società attuale, commette un grave errore che provocherà ripercussioni sulla vita futura di tutti noi».

«Questa Amministrazione crede fermamente nell’importanza del gioco e dell’agonismo, sostiene le società sportive con contributi e messa a disposizione di impianti. L’assessorato allo Sport ha iniziato la propria attività redigendo la “Carta dei Valori”, chiedendo alle società aderenti di adottare una serie di comportamenti coerenti con i valori dello sport».

«Ha avviato il “Tavolo dello Sport”, luogo di riflessione e approfondimento, con l’obiettivo di ideare strategie mirate ad affrontare le criticità evidenziate, insieme ai rappresentanti di Federazioni, Coni, Cip, Asl, Medici Pediatri e Ufficio Scolastico. Ha reso disponibile la “Mappatura di Sport e Disabilità” per mettere a disposizione tramite un unico documento tutte le possibilità di movimento e socialità per i disabili».

«E’ evidente che risorse e impianti comunali dovranno avere destinazione prioritaria alle realtà che condivideranno la visione che identifica lo sport come strumento educativo, attivando azioni che abbiano nella formazione dell’individuo il loro obiettivo prioritario. L’esclusione dei protagonisti di fatti incresciosi dalla vita societaria dovrebbe essere intesa come ultima e drastica soluzione, attivando invece azioni quotidiane di prevenzione, che condividano con le persone coinvolte valori e obiettivi della società sportiva, identificando così i pilastri di un gruppo che dovrebbe distinguersi per comportamenti virtuosi».


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www.ilpiacenza.it è stato pubblicato il 2024-09-30 17:37:54 da


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