Non dare al carnefice una platea

Non dare al carnefice una platea



PALERMO – Giovanni Brusca, l’assassino, il mafioso. Brusca, il coautore di un libro in cui parla della sua vita, del suo percorso violento, dell’orrore della mafia, iniziato a San Giuseppe Jato. Giunge la notizia dell’uscita di “Uno così: Giovanni Brusca si racconta”, libro in cui il boia di Cosa Nostra dialoga con don Marcello Cozzi sulla sua vicenda criminale e umana. Sui fatti e sulle scelte che l’hanno reso un sanguinario carnefice.

Intorno al libro è nato un caso proprio a San Giuseppe Jato, dove il sindaco Giuseppe Siviglia ha annunciato, dopo avere sentito proprio don Marcello Cozzi, la presentazione del libro di Brusca. A cui si è opposta con un comunicato l’Udc, chiedendo l’intervento delle commissioni nazionale e regionale antimafia. Ma è probabile che sia appena l’inizio della polemica.

La nota di Udc

Il partito non accetta che a San Giuseppe Jato si presenti un libro in cui è proprio Brusca a prendere parola. Come si legge nel comunicato, firmato da vice segretario regionale e coordinatore provinciale dell’Udc Salvino Caputo e Paolo Franzella: “Permettere la presentazione del libro di Giovanni Brusca non soltanto è una scelta incomprensibile e inopportuna, ma rappresenta una offesa alla memoria delle centinaia di vittime uccise per volere de boss di San Giuseppe Jato e in particolare della famiglia di Giuseppe Di Matteo”.

“Consentire al carnefice Brusca – prosegue l’Udc – di avere una platea pubblica per manifestare il proprio pensiero criminale e comunque per esternare motivazioni e pentimenti proprio nel comune di nascita e dove ha compiuto efferati omicidi, con il paradosso di una iniziativa pubblica, significa suscitare reazioni, rabbia e incredulità”.

I vertici dell’Udc chiedono l’intervento delle commissioni antimafia “per stigmatizzare la incomprensibile decisione della “amministrazione comunale di San Giuseppe Jato”.

“Invitiamo il sindaco – si legge ancora nella nota – a ripensare alla decisione e di impegnarsi a porre in essere iniziative culturali e sociali finalizzate a promuovere ulteriormente la cultura antimafia che oramai è patrimonio del comune e del territorio”.

“Nel caso il Comune dovesse consentire la presentazione del libro – conclude la nota Udc – abbiamo deciso di recarci al Giardino della memoria per deporre una corona di fiori e di organizzare un presidio davanti il luogo della presentazione per impedire la incomprensibile iniziativa”.

La posizione del sindaco

La nota dell’Udc arriva, dunque, come reazione all’annuncio del sindaco di San Giuseppe Jato Giuseppe Siviglia di voler presentare il libro insieme al suo autore don Cozzi: “Don Cozzi ha chiesto la mia opinione – ha detto Siviglia – secondo me si pone un problema di moralità e per questo è necessario presentarlo nel Comune dove ha vissuto l’uomo che il 23 maggio 1992 premette il telecomando che fece saltare in aria il giudice Falcone, la moglie e gli uomini della scorta”

“Non potevo esimermi dall’invitare don Cozzi – ha continuato Siviglia – decideremo insieme la data nei prossimi giorni. Ritengo che sia giusto presentarlo da noi per scuotere le coscienze della cosiddetta zona grigia, affinché anche queste persone passino dalla parte della legalità e collaborino con le Istituzioni”.

“Bisogna educare le nuove generazioni alla legalità – ha concluso Siviglia – e mi auguro che presentandolo anche a San Giuseppe Jato possa cambiare qualcosa”.

Il libro e Giovanni Brusca

Uscito il 20 settembre per le edizioni San Paolo, “Uno così” riporta sulla quarta di copertina: “Senza chiedere troppo facilmente di dimenticare le sue terribili responsabilità, Giovanni Brusca dialoga con don Cozzi e racconta il suo percorso. In questo dialogo con un sacerdote abituato a confrontarsi con tragedie e ingiustizie e con faticosi percorsi di riconciliazione, si espone al giudizio del lettore, ma soprattutto si mette nelle mani di un mistero di misericordia più grande di lui”.

Nel libro Brusca mette in fila tutto il suo excursus criminale, raccontando del ritiro della scuola in quinta elementare voluto dal padre “per seguire le pecore”, all’affiliazione a 19 anni: “Credo di essere stato il più giovane affiliato dentro Cosa nostra”.

Il libro – come scritto – è stato realizzato grazie a una serie di conversazioni con don Marcello Cozzi, sacerdote e autore di diversi libri sulla criminalità organizzata. È presidente della Fondazione nazionale antiusura “Interesse uomo”, è stato vicepresidente della Federazione italiana delle associazioni antiracket e antiusura e vicepresidente di Libera, ed è impegnato nell’accompagnamento ai pentiti di mafia e testimoni di giustizia.

Nel libro Brusca riflette su tutti gli anni passato con la mafia: i 300 omicidi, la tortura e lo scioglimento nell’acido del piccolo Giuseppe Di Matteo. Episodio di cui ha detto: “Mi sono chiesto tante volte cosa significa chiedere perdono per la morte del piccolo Di Matteo. Non lo so. Mi accusano spesso di non mostrare esternamente il mio pentimento, ma io so che per un omicidio come questo non c’è perdono”.

Arrestato nel 1996, Brusca ha iniziato a collaborare con la giustizia nel 2000 ed è libero dal 2021, dopo avere scontato una pena di 25 anni.


L’articolo “Non dare al carnefice una platea”
livesicilia.it è stato pubblicato il 2024-09-29 19:08:31 da Antonio Giordano


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