Il prossimo 7 ottobre segnerà il primo anniversario del massacro compiuto da Hamas contro civili innocenti e del conseguente attacco di Israele nella Striscia di Gaza. In vista della “ricorrenza”, si stanno moltiplicando le iniziative legate, soprattutto in senso contrario, alla guerra in Medio Oriente. Che troppo spesso, però, travalicano i confini della decenza e, talvolta, anche quelli della legalità.
Verso il 7 ottobre
Il non minus ultra è stata, scrive La Repubblica, l’esposizione, durante il corteo meneghino dello scorso 28 settembre, di deliranti cartelli contro presunti “agenti sionisti”. Dal Ministro della Difesa Guido Crosetto al Presidente di Stellantis John Elkann, dall’editore Francesco Giubilei all’ex numero uno della Comunità Ebraica di Roma Riccardo Pacifici. Nonché la senatrice a vita Liliana Segre, la cui presenza nelle liste di proscrizione dei cosiddetti pro-Pal dovrebbe far riflettere quei partiti che tradizionalmente li “coccolano”.
Questi ultimi, en passant, sono gli stessi che frignavano contro il ddl Sicurezza varato dall’esecutivo del Premier Giorgia Meloni, giudicandolo repressivo di ogni «protesta pacifica». Espressione tuttavia non applicabile alle manifestazioni di facinorosi filo-terroristi dove qualche “cattivo maestro”, come riporta Il Giornale, invita a marchiare le case dei «sionisti». E a tornare in piazza il sabato successivo, in una sorta di vergognosa celebrazione del 7 ottobre, malgrado il divieto della Questura capitolina.
Non esiste il diritto all’antisemitismo
«È inquietante che nelle città più importanti d’Italia si possa liberamente inneggiare al terrore e ai massacri». Questo, come rileva l’ANSA, il monito di Noemi Di Segni, vertice dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane. E l’omologo della Comunità ebraica di Milano Walker Meghnagi, aggiunge l’Adnkronos, ha rincarato la dose, avvertendo che «siamo a un passo dalla caccia all’ebreo».
Inevitabile allora che scattassero, come riferisce Il Riformista, le sacrosante denunce per propaganda e istigazione a delinquere per motivi di discriminazione razziale, etnica e religiosa. A cui alcuni hanno pensato male di reagire tirando in ballo la libertà di espressione, che però in questo caso non c’entra niente. Essa infatti, come RomaIT ha già spiegato, non può essere assoluta, perché altrimenti bisognerebbe tollerare anche insulti e minacce.
Giova quindi lanciare un “avviso ai dimostranti” che non si limitano alla critica (legittima), bensì vomitano odio contro Tel Aviv col pretesto della solidarietà al popolo palestinese. Il diritto all’antisemitismo, semplicemente, non esiste.
L’articolo non esiste il diritto all’antisemitismo
www.romait.it è stato pubblicato il 2024-10-02 08:00:00 da Mirko Ciminiello
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