Omicidio Ladisi a Santeramo: la Cassazione annulla la condanna, si va per la terza volta in appello


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SANTERAMO – Condanna annullata, processo da rifare. Ancora una volta. Non si chiude la vicenda giudiziaria per l’omicidio dell’81enne Santa Ladisi, uccisa nel suo appartamento di Santeramo in Colle il 21 gennaio 2010. Nel tardo pomeriggio di venerdì la Quinta sezione della Corte di Cassazione ha annullato con rinvio la condanna a 18 anni di reclusione inflitta un anno fa alla 62enne Anna Maria Natale, imputata per l’omicidio volontario dell’anziana signora che lei accudiva.

Una diversa sezione della corte d’Assise d’Appello di Bari dovrà riesaminare il caso. Ad assistere l’imputata, gli avvocati Leonardo Bozzi e Valerio Spigarelli. Un percorso giudiziario tortuoso, con tre sentenze di merito (una di assoluzione in primo grado e due di condanna in appello) e due di legittimità.

Stando alle indagini dei carabinieri, coordinate dal pm Marcello Quercia, Natale avrebbe aggredito con violenza e poi soffocato la vittima. Presunti dissidi legati a motivi economici tra la badante e l’anziana sarebbero alla base dell’aggressione. Per sviare le indagini sarebbe stata anche simulata una rapina con la complicità di un’altra badante, la 60enne Giovanna Ranella, accusata di ricettazione e favoreggiamento, assistita dall’avvocato Daniela castelluzzo, e ormai fuori dal processo per via della prescrizione. Natale, sempre stando alla ricostruzione degli inquirenti, avrebbe rubato quattro anelli e un bracciale in oro indossati dalla vittima e li avrebbe consegnati a Ranella perché li nascondesse.

Il cadavere della signora Ladisi – ricordiamo – fu ritrovato intorno alle 9 del mattino nella cucina-soggiorno della sua abitazione di in via Sonnino 25. La vittima aveva ancora la testa incappucciata nella busta di plastica, sigillata al collo con il nastro adesivo. In primo grado, a settembre 2017, i giudici della Corte di Assise assolsero entrambe le imputate, Natale «per non aver commesso il fatto», mentre l’altra badante con la formula «perché il fatto non sussiste» sia dall’accusa di ricettazione sia di favoreggiamento (quest’ultima nel frattempo prescritta). In appello, a novembre 2019, il verdetto fu ribaltato dalla corte d’Assise d’appello: Natale fu una condanna a 21 anni di reclusione e l’altra badante, a due anni per la sola ricettazione (pena sospesa).

Ma la Cassazione, ad ottobre 2021 ha annullato con rinvio quella sentenza. Arriviamo così all’appello bis con altri giudici d’appello baresi che hanno confermato la responsabilità di Natale, riducendo lievemente la pena inflitta da 21 a 18 anni di reclusione (concedendo le attenuanti generiche prevalenti). Applicando le nuove regole previste dalla riforma Cartabia, la Corte aveva inoltre dichiarato improcedibile l’altro reato contestato a Natale, il furto dei gioielli (riqualificato rispetto alla iniziale contestazione di rapina), per difetto di querela. La prescrizione, poi, cancellò la ricettazione contestata alla coimputata Ranella. I giudici all’epoca confermarono anche la condanna della 61enne al risarcimento dei danni (da quantificare in altra sede) a favore delle parti civili costituite, i familiari dell’anziana vittima, assistiti dall’avvocato Vitangelo Laterza. Un verdetto, quest’ultimo, cancellato dalla Cassazione che ha disposto un nuovo giudizio d’appello, il terzo.




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www.lagazzettadelmezzogiorno.it è stato pubblicato il 2024-09-29 11:45:14 da

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