Gli addetti ai lavori la definiscono un dendrimero anfifilico, il nome specifico è AD1B ed è una molecola molto ramificata, sintetizzata dai ricercatori di uno studio internazionale – coordinato dal centro interdisciplinare di nanonscienze di Marsiglia – che vede in campo anche l’Università di Trieste. Ha un obiettivo preciso.
Gli obiettivi
“Questa molecola è stata progettata e poi studiata per essere una molecola specifica contro una serie di batteri gram negativi” spiega Sabrina Pricl, docente di ingegneria chimica all’Università di Trieste.
AdB1 si è dimostrata efficace anche contro batteri resistenti come l’Escherichia coli e l’Acinetobacter baumannii.
L’eredità della ricerca in campo oncologico
La storia di questa molecola inizia quasi vent’anni fa dagli studi in campo oncologico. Poi, i ricercatori hanno pensato che le molecole di questo tipo potessero essere riprogettate e programmate perché si auto-organizzassero contro i batteri.
Per verificare che davvero riuscisse a distruggere l’involucro batterico, hanno prima utilizzato super computer per fare simulazioni del comportamento della molecola e poi hanno testato l’attività battericida sia su colture batteriche che su modelli animali. E la loro intuizione è stata confermata. Quindi è stata valutata anche la sicurezza. Al momento, negli esperimenti preclinici, non sono stati evidenziati danni o effetti collaterali ai tessuti o agli organi.
L’antibioticoresistenza
E’ uno studio preclinico, ma apre nuove possibilità farmacologiche per contrastare l’antibiotico resistenza che, ogni anno – secondo i dati del centro europeo per le malattie infettive ECDC – uccide 35 mila persone in europa, 11 mila delle quali soltanto in Italia.
Servizio di Elena Cestino
montaggio di Benedetto Mallevadore
intervista a Sabrina Pricl, ingegneria chimica, Università di Trieste
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