La donna era risultata vincitrice di un bando di concorso per il ruolo di istruttore direttore tecnico al Comune di Monte Argentario.
La professionista, madre di un bimbo di tre mesi, aveva chiesto poi un permesso per potersi prendere cura del figlio, mentre il marito era impegnato ad assistere il padre gravemente malato.
Tanto è bastato per essere licenziata di tronco.
Oggi si può mettere la parola fine sulla vicenda visto quanto deciso dal tribunale di Grosseto e confermata in appello a Firenze: l’architetta è stata discriminata.
La conferma in appello della sentenza di qualche giorno fa del Comune di Monte Argentario con la vittoria dell’architetta discriminata, ha riportato il caso alla ribalta mediatica.
Il gruppo di opposizione in consiglio comunale di “Per l’Argentario”, va all’ attacco. «La Corte d’Appello di Firenze – dicono gli esponenti di Per l’Argentario – ha confermato la sentenza di 1° grado condannando il Comune ad un risarcimento complessivo di 34.000 più 4000 mila euro di spesa legali. Al di là del fatto increscioso, va fatta una seria riflessione sulle politiche d’inclusione di questo Comune. Intanto noi, con molta forza diciamo che la somma in questione di oltre 38.000 euro non deve essere a carico dei cittadini».
«Nell’ultima seduta del consiglio comunale – dice il capogruppo Marco Nieto – abbiamo voluto che si inserisse all’ordine del giorno proprio questa vicenda, per ribadire con fermezza il diritto al lavoro per le donne che non devono essere discriminate per aver chiesto il congedo parentale, e anche per riaffermare che a pagare dovrà essere chi ha sbagliato e non i cittadini».
www.maremmaoggi.net è stato pubblicato il 2025-04-16 17:57:33 da Vittorio Patanè
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