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“È un film sulla morte. Io, Dustin
Hoffman e nostra figlia arriviamo a Lucca e ce la ritroviamo
davanti come un vero personaggio. È una storia folle. Ma
d’altronde, stiamo parlando di Peter Greenaway”.
Così al Taormina Film Festival Helen Hunt, attrice, regista e
sceneggiatrice americana e Premio alla Carriera di questa 71/a
edizione del festival, racconta del film che finito di girare in
Italia e ancora senza titolo (si è parlato di ‘Lucca Mortis’). E
ancora l’attrice vincitrice di un Premio Oscar, quattro Golden
Globe e quattro Emmy Awards e con una carriera che attraversa
oltre quattro decenni dice di ‘Qualcosa è cambiato’ di James L.
Brooks che le è valso nel 1988 la statuetta come miglior attrice
protagonista:
“È una storia d’amore tra tre persone. Brooks diceva che il vero
tema del film fosse un paradosso: qualsiasi cosa farai per stare
al sicuro ti porterà prima o poi in prigione. Così ognuno dei
personaggi deve lasciare andare le cose che li angosciano. Il
mio deve lasciare andare le preoccupazioni riguardo al figlio,
quello di Jack deve smettere di preoccuparsi se sta pestando o
meno le crepe del pavimento, Greg Kinnear deve lasciare andare
la sua bellezza, tutti elementi abbastanza unici per una
commedia”. E sempre di questo film: “Sapevo che lavorare con
Jack Nicholson sarebbe stato folle e imprevedibile. – aggiunge
in riferimento al co-protagonista – Sono cresciuta come lui
studiando recitazione quindi ci facevamo le stesse domande,
avevamo bisogno delle stesse cose, parlavamo della storia dei
personaggi allo stesso modo. Per me è stato come lavorare con un
amico del corso di recitazione, non con Jack Nicholson. Era come
quando sei a uno spettacolo e un animale sale sul palco e non
sai bene quello che farà? Quell’animale è Jack, un animale
folle che ti sorprenderà”.
Figlia di un produttore e di una fotografa e anche nipote di un
regista, Helen Hunt è nata destinata all’arte: “Mi sono sentita
comunque libera di scegliere questa lavoro perché lo volevo.
Nessuno mi hanno spinto a fare l’attrice, ma quando ho deciso di
diventarlo, mi hanno aiutato – sottolinea -. Sono cresciuta in
mezzo ad artisti, illustratori e gente di teatro una vera
fortuna in tutti i sensi”.
Quanto pesa invecchiare per un’attrice?
“Non si può fare nulla, il tempo passa e bisogna accettarlo.
Alla fine é una cosa che si può e si deve accettare. Certo per
noi attrici diventa allora una questione di scrittura se lavori
o meno. Una buona sceneggiatura fa la differenza per i giovani
come per gli anziani, per i bianchi i neri e i marroni. La
soluzione per me è supportare gli scrittori”.
E per quanto riguarda le registe donne, “bisognerebbe dare alle
registe i grandi film dei franchise. – afferma – Se sei un
giovane regista americano e il tuo film va al Sundance e ha
successo, l’anno dopo ti verrà proposto un grande film. Se sei
una donna, dopo un film di successo, dovrai comunque cercare per
farne un altro. E ancora un’altre differenza: Quando dirigi il
pilot di un episodio, sei pagato per tutti gli episodi che
verranno a seguire. Ma le donne non dirigono mai pilot, ma
episodi qua e là”.
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www.ansa.it è stato pubblicato il 2025-06-13 17:03:45 da
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