Discariche, ecco la mappa dell’illegalità nella provincia di Bari

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La cultura dell’ambiente? Sembra distante anni luce.

Quello che vedono gli occhi, per il momento, sono soltanto pittoreschi scorci di territorio pugliese trasformarti in discariche a cielo aperto. Il più delle volte si tratta di aree rurali ubicate in prossimità di Bari dove cittadini poco sensibili alle tematiche di tutela dell’ambiente depositano di tutto e di più. Così succede che campagne alla periferia del capoluogo, dei Comuni dell’area metropolitana barese e ai margini di alcune strade rurali Proseguono ad essere trasformate in discariche di rifiuti «speciali»: elettrodomestici, materiale di risulta dei cantieri edili, pneumatici, fusti metallici, vecchi mobili e quant’altro di ingombrante non serve più nelle case viene incivilmente abbandonato rendendo brutti così tanti luoghi che invece dovrebbero essere il regno incontrastato della natura e il trionfo del bello dei nostri paesaggi.

La scoperta di questi «immondezzai» è stata compiuta dai volontari del gruppo di lavoro per la prevenzione dei fenomeni a danno dell’ambiente di «Gens Nova» in collaborazione con quelli del nucleo di Bari dell’«Anuu» (Migratoristi italiani OdV) che, durante i normali servizi di vigilanza del territorio di competenza, si sono trovati dinanzi diverse discariche abusive (per esempio in strada «Marina Vecchia», «S.Giorgio Martire», sulla complanare Est di via Gentile, alla periferia di Noicattaro, in prossimità di via Fanelli, nell’area Parco Lama Balice, lungo la Sp 54, lungo la strada vicinale Dei contrabbandieri a Triggiano o sulla strada Rafaschieri a Bari, sulla strada Pantaleo o alla periferia di Casamassima, sulla strada delle Reni a Capurso o Sp. 84 vicino Adelfia, lungo la stradella Santa Maria a Bari sulla strada Santo Stefano a Triggiano, giusto per fare qualche esempio) in alcune delle quali non sono mancati rifiuti cosiddetti pericolosi (tettoie in eternit, taniche di oli, pneumatici, scarti di vernice, ecc), da smaltire invece in apposite discariche. A seguito delle loro segnalazioni alle autorità competenti, è pur vero, in molti casi si è provveduto alla rimozione dei rifiuti e alla bonifica dei suoli ma, col tempo, le stesse aree sono tornate a ricoprirsi di cataste di altri rifiuti.

L’interrogativo sorge spontaneo: perché tutto questo? Inciviltà, maleducazione, ignoranza? Un po’ di tutto questo, sicuramente. La disinformazione, per esempio: sono in pochi a sapere, infatti, che per disfarsi dei rifiuti ingombranti basta recarsi nell’isola ecologica più vicina dove è possibile depositare gli «ingombranti» di cui ci si vuol disfare. Il tutto gratuitamente. Più semplice di così.

«Gens Nova» e «Anuu», sulla base delle segnalazioni effettuate, ha provveduto a stilare la terza mappatura dei siti che presentano situazioni di inquinamento e di bruciatura di rifiuti nell’area metropolitana di Bari, attività iniziata nel luglio 2020 e, che oggi annovera già 188 aree monitorate e censite.

«Nell’ultima mappatura inviata al Ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica per il tramite della Prefettura di Bari – ha commentato l’avv. Antonio La Scala, presidente nazionale di “Gens Nova” – abbiamo rilevato che negli ultimi 66 siti censiti, in 14 era stata operata un’attività di pulizia, mentre in 5 casi vi è stata reiterazione del gettito di rifiuti, il resto dei siti è stato di recente scoperta».

«L’amara conclusione – aggiunge La Scala – è che la partita che si sta giocando vede l’ambiente soccombere verso l’avversario, quest’ultimo formato da una pluralità di soggetti: delinquenti, incivili, e furbetti del fuoco. Nonostante, infatti. continuiamo a segnalare da anni questo degrado e nonostante il Ministero competente si sia sempre attivato, nulla o quasi avviene livello locale».

Potenziare i controlli per esempio con l’installazione di fototrappole nei punti del territorio più sensibili al fenomeno degli abbandoni di rifiuti potrebbe essere una soluzione per arginare il fenomeno di «discarica selvaggia».

«L’auspicio è un serio potenziamento delle risorse a tutela dell’ambiente e, considerata la vastità del territorio della Città Metropolitana di Bari – conclude l’avv. La Scala – riteniamo sia utile ricostituire presidi di vigilanza, quali Guardie Volontarie Venatorie ed Ecologiche, che potrebbero di fatto essere un occhio vigile sul territorio a favore delle autorità preposte, e sicuramente un valido deterrente per chi consuma reati a danno del patrimonio ambientale. Diversamente la mattanza continuerà inesorabile, precostituendo nelle menti di certi soggetti che il territorio sia a loro uso e consumo».



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www.lagazzettadelmezzogiorno.it è stato pubblicato il 2024-04-16 08:00:03 da

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